Fiasco (Oss. gioco d’azzardo Min. Salute): “Il gioco, oltre a far andare in fumo tanti miliardi di euro, divora il tempo sociale”. Mira (Avvenire): “Società di gioco fanno pubblicità indiretta nonostante il Decreto Dignità”

“I numeri sono semplici e terribili: si giocano attualmente 160 miliardi di euro in un anno e va considerato che nel 2000 se ne giocavano 10. Inoltre, dietro questi 160 miliardi di euro c’è il tempo sociale divorato dal gioco. Quindi, ora siamo in grado di dire che 140 milioni di giornate lavorative che, insieme a questo denaro, sono andate in fumo. Ciò significa che il tempo per tutto il resto si assottiglia”. E’ quanto ha detto Maurizio Fiasco, membro dell’Osservatorio sul gioco del Ministero della Salute, ospite del programma “Siamo Noi” in onda su TV 2000, insieme a Toni Mira, giornalista di Avvenire.

“Che tutto resti così fa comodo a una costruzione finanziaria che detta le leggi nel nostro Paese. Un’apertura del genere non esiste in nessun altro Stato europeo. In Italia ci sono 65.000 punti di distribuzione e l’online registra un flusso di denaro di 90 miliardi di euro. Tutto questo si traduce con un ricavato misero per lo Stato, anche in ottica dei problemi futuri e presenti sia a livello sanitario che economico, poiché i soldi spesi nel gioco non possono essere immessi poi in altri settori”.

Tra la tombola e il bingo ci sono grandi differenze: nella tombola c’è un’esperienza di grande socialità, mentre nel bingo c’è il silenzio tombale perché le estrazioni sono velocissime e, soprattutto c’è il business plan che le partite si devono chiudere in 6 minuti. Dunque, è evidente che non c’è la possibilità di socializzare, ma ciò fa parte dell’architettura che consente di avere il margine al gestore. Però così si entra nel tunnel dove la frequenza è la matrice della dipendenza”.

“Nel 2012 un illuminato ministro della Salute, Renato Balduzzi, concepì una vera e propria strada per uscire dalla situazione: piano nazionale ministeriale, obbligo di tutte le regioni delle programmazione, offerta generalizzata dei servizi e inclusione nei livelli essenziali di assistenza di questa patologia che fino ad allora non era riconosciuta. Nel corso degli anni si è costruita un’offerta con le condizioni ridotte, ma adesso sta scendendo la mannaia. Viene soppresso l’Osservatorio a beneficio di non si sa che cosa. Non ci sono piani nazionali verso le dipendenze, non solo verso l’azzardo ma anche per quanto riguarda le droghe e il tabagismo. Ciò è dovuto – ha concluso Fiasco – al fatto che il sistema industriale, in cui il gioco d’azzardo è un esempio, non trova più ostacoli dal punto di vista istituzionale”.

Ha preso poi la parola Toni Mira che ha affermato: “Il Decreto Dignità ha imposto il divieto di pubblicità per il gioco, ma attraverso i siti di pseudoinformazione queste società riescono a fare pubblicità in modo indiretto. Poi c’è chi continua implacabilmente a fare pubblicità esplicita, rendendo inevitabili alcune multe nel mondo dei social da parte dell’Autorità Garante delle Comunicazioni”.

Avvenire

“Negli ultimi anni il gettito erariale ondeggia tra i 10 e gli 11 miliardi di euro. La domanda vera è però quanto ci costa a livello sanitario ma non solo. Va ricordato che una grossa fetta del gioco legale finisce in mano alle mafie e per contrastare questo fenomeno vengono spesi soldi per finanziare i controlli delle forze dell’ordine. Inoltre, va considerato che la spesa principale è il tempo utilizzato per giocare, piuttosto che fare altre cose che sono molto più produttive. Qualcuno ha provato a fare dei calcoli in merito: le spese dello Stato sono superiori di circa 5 volte di quanto incassa. Dunque, è un discorso che anche sotto questo punto di vista non regge”.

“In un momento di difficoltà economica del nostro Paese, chi possiede una grande capacità economica può condizionare le scelte politiche. Trovo incredibile che alcuni grandi concessionari del gioco, finanzino la ricerca sociale o addirittura la ricerca sanitaria, finanziando gli ambulatori che dovrebbero contrastare il gioco d’azzardo patologico. Inoltre, finanziano anche iniziative di tipo culturale. Questi concessionari – conclude Mira -, avendo capacità economiche enormi, hanno la possibilità di condizionare le scelte. Sono sicuro che presto usciranno grandi ricerche sociali che diranno che l’azzardo non fa male“. ac/AGIMEG