Scommesse, Whittaker (StanleyBet): “Chiedo a Magistro e al Mef un tavolo di confronto per superare lo scoglio della gara del 2016”

Il CEO di Stanleybet John Whittaker commenta le risposte date da Magistro. La Stanleybet trasmetterà oggi all’Espresso il suo diritto di rettifica con le stesse modalità e alle medesime condizioni di spazio e importanza. Whittaker propone un tavolo di concertazione e analisi per superare lo scoglio del 2016. Le domande sono le stesse dell’intervista dell’Espresso, così come le risposte di Magistro, a cui segue, per ciascuna risposta, il commento di Whittaker.

 

D: Quando avete scoperto il fenomeno delle ricevitorie fantasma? E come è cambiato?

M: “Il fenomeno si insinua in Italia già a partire dal 2000, ma assume dimensioni rilevanti nell’ultimo quinquennio, sfruttando la pretesa illegittimità comunitaria della normativa d’allora. Ora le norme sono state allineate ai principi europei e la nuova gara del 2012 ha dato a tutti la possibilità di operare come regolari concessionari dello Stato. Ciononostante, molti hanno continuato ad operare senza concessione perché economicamente più conveniente”.

W: Non “pretesa illegittimità comunitaria della normativa”, come dice Magistro, ma piena “Illegittimità” conclamata e confermata da ben due sentenze della Corte di Giustizia: la Gambelli e la Placanica che hanno giudicato la prima gara sulle scommesse in Italia, quella del 1999, contraria al diritto comunitario. Un’illegittimità che ha caratterizzato anche la seconda gara indetta in Italia, quella del 2006, come confermato, ancora una volta, dalla Corte di Giustizia con la sentenza Costa-Cifone. Sulla nuova gara del 2012, quella che, secondo Magistro, sarebbe “allineata ai principi europei”, le massime Corti Italiane, cioè il Consiglio di Stato e la Suprema Corte di Cassazione, ma anche altre numerose autorità giudiziarie di merito, hanno trasmesso gli atti alla Corte di Giustizia, con quesiti pregiudiziali che ne stigmatizzano il carattere discriminatorio e ne mettono fortemente in dubbio la regolarità. In attesa della nuova sentenza della Corte Europea, i Tribunali del riesame e di merito di quasi tutta Italia già confermano il carattere discriminatorio di tale nuova gara verso decine di operatori comunitari. Magistro conosce bene la realtà giudiziaria ed è per me una sorpresa che il Direttore voglia tacere su tutto ciò ed affermare semplicemente che questa gara avrebbe dato a tutti la “possibilità di operare”. Se, come tutti ci auguriamo, Magistro aspira a continuare a essere un grande “servitore” dello Stato, non può tacere la verità.

D: E come fanno?

M: «È molto semplice. Operatori dotati di una licenza come pubblici esercizi, tipicamente Internet point, accettano scommesse collegandosi ad un bookmaker, spesso estero, il tutto in assenza di concessione ed autorizzazione italiana. Ovviamente, così facendo, non applicano alle scommesse l’imposta prevista in Italia. Questo consente loro di offrire quote migliori rispetto a quelle praticate dai concessionari autorizzati. Rimanendo al di fuori dei circuito controllato dallo Stato, per molti è anche facile evadere le imposte sui redditi”

W: Descrizione incompleta. Tace sul fatto che, quantomeno i CTD Stanleybet, richiedono sempre e comunque la licenza di polizia. Tace sul fatto che sulle scommesse raccolte si pagano le imposte al Paese che ha concesso l’autorizzazione o la licenza o il bookmakers permit. Dimentica che le autorità italiane hanno impedito alla Stanleybet, in violazione del diritto comunitario, l’accesso al sistema concessorio. Tutto ciò è confermato dalle sentenze Placanica e Costa-Cifone della Corte di Giustizia. Del tutto arbitraria l’affermazione circa l’evasione delle imposte sul reddito. La Stanleybet opera in 10 Paesi europei e, ove opera con reti di agenti diretti, autorizzati dallo Stato, a nessuno viene in mente di insultare gli agenti accusandoli di non pagare le tasse sul reddito, sequestrarli, perquisirli o altro. L’anomalia invece e’ proprio del sistema italiano, l’unico in Europa in cui si pretende ci sia un totalizzatore nazionale. Necessario, questo sì, per i giochi a totalizzatore, ma del tutto inutile per le scommesse. Un vero e proprio spreco di denaro pubblico. Infatti non ce n’è traccia in nessun altro Paese, né in Europa né nel mondo. E’ vero che permette un maggior controllo, ma a che prezzo? Burocrazia infernale, scarsa fiducia nei cittadini e ingente spreco di denaro pubblico.

D: La replica degli operatori è che loro sono nella legalità come stabilito dalla Corte europea, e che svolgono una normale attività di intermediazione. Come risponde?

M: “Come ha ribadito di recente il Consiglio di Stato, l’offerta di scommesse in Italia ha come presupposto necessario la licenza della Questura e la concessione. Ciò in quanto si tratta di un comparto molto delicato, sia per i profili di ordine pubblico, sia per questioni relative alla fede pubblica e alla tutela dei minori. Gli operatori in questione. in realtà, accettano le scommesse, incassano le giocate e pagano le vincite, offrendo anche altri servizi di gioco, in assenza della licenza e della concessione”

W: La Stanleybet, in ossequio alla decisione della Cassazione a Sezioni unite del 2004, chiede sempre la licenza di polizia. Che però non viene mai rilasciata per la mancanza di una concessione che la Stanleybet non ha potuto conseguire per il rifiuto dello Stato Italiano di bandire gare a condizioni di parità con gli operatori nazionali da sempre tutelati e protetti, come hanno ribadito la Corte di Giustizia e la Corte di Cassazione. La Stanleybet ha sempre voluto partecipare alle gare e diventare un concessionario nazionale. La corrispondenza con i Monopoli e i tentativi della Stanleybet di partecipare, ad esempio, alle gare Bersani è storia ampiamente narrata e perfettamente documentata nella sentenza Costa-Cifone. In sintesi: violando il diritto ci negano la concessione. Siccome non abbiamo la concessione, ci negano la licenza di polizia.

D: Come si può reprimere il fenomeno?

M: “C’è un solo modo: effettuare controlli capillari. E’ quello che stiamo facendo insieme alle forze di Polizia e, in particolare, alla Guardia di Finanza. Nel 2013 sono stati effettuati circa 2 mila interventi. Purtroppo, trattandosi di attività che richiedono investimenti modesti, alla chiusura di un centro segue spesso la riapertura sotto altro nome di copertura. È già in programma una intensificazione dei controlli specifici, così come di quelli volti a contrastare l’evasione delle imposte sui redditi”.

W: Chiederemo presto a Magistro, nei modi dovuti, di farci comprendere cosa intende per ‘intensificazione’ dei controlli. Se l’obiettivo fosse la chiusura dei centri Stanleybet, Magistro deve avere bene in mente che sequestrare nuovamente un centro già dissequestrato o già assolto potrebbe significare ledere o calpestare un giudicato dell’autorità di merito o delle alti Corte Italiane ed Europee. Si rischia, tra l’altro, di compromettere altri principi di diritto e di costringerci ad avviare nuove azioni persino contro i funzionari delle Pubbliche Amministrazioni che hanno violato il diritto dell’Unione, così come prevede la Corte UE. Pieno appoggio, invece, a qualsiasi azione volta a contrastare l’evasione delle imposte sui redditi, se dovute.

D: Quante tasse in più entrerebbero se tutte le scommesse fossero legali?

M: “Si può stimare che il fenomeno sottragga all’Erario una cifra intorno ai 500 milioni di euro all’anno, considerando, oltre alla evasione dell’imposta sulle scommesse, anche le imposte sui redditi non pagate dalla filiera che va dagli operatori nazionali ai bookmaker esteri, spesso allocati in Paradisi fiscali”.

W: Non sono in grado di commentare cifre del genere. Devo però precisare che, se si tratta, come la Stanleybet, di bookmaker a cui, in violazione del diritto comunitario, è stato impedito l’accesso al sistema concessorio, le imposte sono dovute al Paese ove il bookmaker è autorizzato, non al Paese che ha impedito, in ogni modo possibile, lo svolgimento dell’attività. Come ben sa il dott. Magistro, l’attività dei centri è solo di trasmissione dei dati alla Stanleybet, mentre il contratto di scommessa si organizza e si conclude nel Paese di rilascio dell’autorizzazione. Nessuna evasione e nessuna posizione occulta da parte di Stanleybet, anzi… ricerca della legalità e della legittimazione: ne sarebbe conseguenza il pagamento in Italia delle tasse dovute come qualsiasi altro operatore legittimo.

D: C’è bisogno di una legge ad hoc?

M: “La recente legge di delega per la riforma fiscale si occupa anche dei giochi, prevedendo una complessiva revisione della normativa vigente. Stante la rilevanza del fenomeno, sono certo che in sede di attuazione si troverà la soluzione più idonea per debellarlo una volta per tutte”.

W: Voglio ricordare a Magistro, e certamente glielo ricorderà anche il nostro ufficio legale, che è un alto funzionario dello Stato Italiano e che anche lui, come tale, ai sensi della giurisprudenza europea, pienamente applicabile in Italia, è tenuto alla disapplicazione di qualsiasi norma di diritto interno che confligge con il diritto comunitario. Se la legge delega cercherà di debellare un fenomeno che trae origine dal carattere discriminatorio delle 3 gare che hanno costruito il sistema concessorio, allora anche tale legge dovrà essere disapplicata dai tribunali italiani. In tal caso però, non cambia nulla. Lo Stato continua a fare leggi che si concentrano solo sul contenzioso legale/fiscale contro i CTD? La Stanleybet ne chiederà e otterrà, anche per la parte fiscale, la disapplicazione. Vogliamo continuare così? In tal caso i CTD continueranno ad operare, legittimamente, anche dopo il 2016 e il problema non e’ risolto. Questo non lo vuole nessuno. Faccio a Magistro una proposta, da inoltrare al Ministero. Propongo ufficialmente che si apra un tavolo di analisi e approfondimento, nell’ambito dei lavori per la legge delega, tra il Ministero dell’Economia (AAMS), i sindacati dei concessionari e i più autorevoli operatori non concessionari: Stanleybet e Goldbet, che già ad oggi hanno avuto un pieno riconoscimento, confermato dalla Suprema Corte di Cassazione, delle discriminazioni subite, mi sembrano candidati adeguati. Se mi è consentito, auspico a Magistro di diventare parte della soluzione e non di rimanere, puntando al contenzioso, parte del problema. Questo lo dico e lo chiedo per la risoluzione definitiva di tutte le problematiche, di tutti i contenziosi, di tutte le pretese fiscali, per una valanga di nuovi posti di lavoro, per un paese competitivo e adeguato a far parte dell’Europa Unita. lp/AGIMEG