Scommesse, Tar Lazio conferma il ‘no’ all’autorizzazione per un CTD di Roma: “Per aprire è necessaria la concessione statale”

Una nuova sentenza del Tar del Lazio ribadisce la centralità del sistema concessorio statale nella regolamentazione del gioco legale in Italia. I giudici amministrativi hanno infatti respinto il ricorso di un gestore romano che aveva impugnato il diniego della Questura di Roma alla richiesta di autorizzazione per aprire un punto di raccolta scommesse.

Alla base del rifiuto da parte della Questura, notificato a gennaio, ci sono due elementi ritenuti essenziali: l’assenza di una concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e la mancata agibilità dell’immobile indicato per l’attività.

Il ricorrente ha provato a sostenere che l’attuale normativa nazionale contrasterebbe con i principi comunitari, citando anche precedenti giurisprudenziali europei. Secondo la sua versione, la struttura non avrebbe gestito direttamente le scommesse, ma avrebbe solo fornito un servizio di trasmissione dati a clienti italiani, attraverso una rete di operatori terzi autonomi, noti nel settore come “CTD”.

Tuttavia, il Tribunale amministrativo ha ritenuto infondate queste argomentazioni. Nell’ordinanza si sottolinea che, in mancanza di una concessione pubblica da parte dello Stato, l’attività di intermediazione nel settore delle scommesse non può essere autorizzata. Non solo: viene evidenziato come la disciplina italiana, lungi dall’essere in contrasto con il diritto europeo, abbia lo scopo di garantire la legalità nel comparto e prevenire fenomeni di infiltrazione criminale. lp/AGIMEG