Esclusiva intervista a Paola Bausano: “Fondamentale sentire proprie le aziende per le quali si lavora”

“Chiamare la donna il sesso debole è una calunnia; è un’ingiustizia dell’uomo nei confronti della donna”. Così scriveva nel libro “Antiche come le montagne” Mahatma Gandhi. Un pensiero quanto mai attuale visto che anche oggi le donne devono faticare, rispetto agli uomini, per aprirsi un varco nel mondo lavorativo ma lo stanno facendo con sempre più efficacia e continuità. Una fatica però ancora più pesante se l’ambito lavorativo ha netti connotati maschili come nel caso del gaming. Ma questo non ha spaventato Paola Bausano, una delle pochissime manager donna nel settore del gioco legale. Paola, che mi onora della sua amicizia da molti anni, è stata capace di entrare nel mondo del gioco con una determinazione rara, una voglia di capire per poi cambiare e migliorare le cose. Una donna capace di scelte coraggiose, spesso controcorrente ma ripagata dalla storia. Un caso emblematico fu quello del cosiddetto “Bando Monti” che nel 2012 metteva a disposizione 2.000 diritti per agenzie ippiche e sportive. All’epoca tutti i principali operatori giudicavano una follia acquistare troppi diritti ma Paola Bausano, che ricopriva il ruolo di Chief Operating Officer di Eurobet, ne fece comprare alla società ben 500 (il 25% del totale). Un’operazione controcorrente (per dare un’idea della situazione in quel momento, la Snai si aggiudicò 278 diritti, Lottomatica 270 e Sisal 255), da molti giudicata fuori luogo e fuori tempo. Ed invece proprio il tempo diede ragione a Paola, permettendo ad Eurobet risultati economici eccezionali ed un posizionamento di primo piano tra gli operatori di scommesse in Italia. Oggi, dopo vent’anni dalla sua entrata nel mondo del gaming, Paola Bausano ha lasciato la posizione operativa in Gamenet mantenendo comunque con l’azienda un ruolo di consulente. Un donna che ha tanto da raccontare e che in questa intervista rivive un percorso personale e professionale che sicuramente non si fermerà qui.

Che la tua vita fosse indirizzata verso la ricerca della perfezione, del lato migliore, era un’indicazione che arrivava già dalla tua laurea con 110 e lode in Scienze Politiche. Ma ti saresti mai aspettata di entrare in un mondo così particolare come quello del gaming e di fare la carriera che hai fatto?

A dire la verità il mio obiettivo, appena terminati gli studi, era quello di andare a lavorare all’estero ed intraprendere la carriera diplomatica. Poi ho capito che per andare in Inghilterra, che era il mio sogno, non era necessario puntare solo su una carriera di questo tipo e quindi a 25 anni mi sono trasferita a Londra e per caso ho intrapreso il mio percorso lavorativo nel settore del gaming. Un percorso che dopo 10 anni mi avrebbe riportato in Italia.

Sei una sorta di mosca bianca nel mondo dei manager legati alle aziende di gioco. Hai infatti sempre avuto delle lunghe relazioni con le aziende per le quali hai lavorato. Setti anni in Coral, altrettanti in Eurobet, oltre 5 in Goldbet. Una fedeltà che fa parte del tuo dna lavorativo oppure una necessità legata al tempo per vedere realizzate le tue idee?

Quello che può essere allo stesso tempo un limite od un pregio è quello di sentire mie le aziende per le quali lavoro e per questo ci dedico tutta me stessa. Sicuramente i cambiamenti sono prima o poi necessari, anche perché aiutano a scoprire eventuali errori che magari prima non erano percepiti proprio per il coinvolgimento aziendale. Insomma non è giusto secondo me cambiare troppo rapidamente ma nemmeno fossilizzarsi perché si rischia di perdere la giusta apertura mentale verso persone e rapporti nuovi.

E rimanendo in tema di fedeltà, ho constatato personalmente come molti titolari di agenzie vedano in te un punto di riferimento imprescindibile. In un settore dove cambiare bandiera è all’ordine del giorno questa è l’ennesima prova che il mondo di Paola Bausano va controcorrente?

Con Goldbet nel 2015 è iniziata una storia particolare perché già c’era una rete che ho portato verso la Sanatoria, in una operazione allo stesso tempo molto complicata ma altrettanto entusiasmante. Si trattava di una rete esistente che però viaggiava a fari spenti. Avergli dato la possibilità di sanare la propria posizione, di realizzare la propria attività alla luce del sole, aver fatto compagne di marketing sul brand, costruito un sito, sviluppato una app, sono state tutte operazioni molto apprezzate dalla rete, che ha riconosciuto il mio impegno in tal senso. Tra l’altro lo sviluppo di questi progetti ha fatto si che anche altre agenzie non Goldbet puntassero sulle capacità del nostro team. Tutti questi sviluppi hanno anche permesso alla rete di unirsi e formare un gruppo solido e fedele. Insomma un amore per il marchio che è difficile trovare in altre realtà.

Rimaniamo nel tecnico. Come sarà l’agenzia delle scommesse nel medio e lungo termine?

Da qualche anno tutte le agenzie si sono più automatizzate. Le agenzie sono quindi già nel futuro. Quello che non è arrivato è un travaso come quello capitato in Inghilterra. Qualche anno fa hanno cominciato a chiudere le agenzie per spingere gli utenti verso il gioco online. In Italia questo non è accaduto perché le agenzie sono ancora un luogo di ritrovo dove condividere la propria passione sportiva. Veniamo da lungo periodo di lockdown dove tutto questo non è stato possibile. Adesso che le agenzie hanno riaperto il movimento ha ripreso a marciare. Agli italiani piace entrare in sala per una scommessa, perché anche la semplice condivisione con gli altri della giocata o degli esiti delle partite, sono un motivo di soddisfazione. E mi fa piacere ricordare che la passione per le scommesse sportive permette, a regime, interazioni tra persone di età differenti, cosa difficilmente riscontrabile in altri settori.

Donne & Gioco non era, in passato, un accoppiamento felice nelle intenzioni. Oggi il ruolo manageriale della donna si è evoluto ma a parte qualche raro esempio non è ancora equiparabile, almeno numericamente, a quello degli uomini. Insomma essere donna ti ha agevolato o danneggiato?

Mi ha agevolato perché ho avuto sempre, anche con amministratori degli altri competitors, un rapporto di grande simpatia e stima reciproca forse dovuto proprio al fatto di essere l’unica donna presente in certi tavoli. Questa unicità mi ha sempre permesso di avere spazio e di essere ascoltata.

Tante persone ti devono ringraziare per quello che sono oggi. Ma tu chi devi ringraziare per quella che sei oggi?

Devo dire prima di tutto grazie, per l’opportunità che ho avuto nel 2006 di gestire tutta la start up di Eurobet in Italia, all’amministratore delegato dell’epoca Domenico Giovando. Ha sempre creduto in me, ed io ho cercato di ripagare la sua fiducia con il massimo impegno. E poi devo ringraziare gli allora shareholders della Goldbet per avermi dato, nel 2015, le chiavi dell’azienda e dunque l’opportunità di portare avanti un progetto che ha permesso all’azienda di essere quello che è oggi.

ff/AGIMEG