“Nell’Unione europea il gioco è considerato un servizio liberamente offerto sul mercato. L’Unione europea non ha mai accolto, finora, la richiesta italiana di assoggettare le attività di gioco a un regime concessorio e, quindi, a una regolamentazione pubblica. Ergo, in Italia ci sono due settori di gioco, uno quello regolamentato dallo Stato, e che agisce su concessione, e un secondo settore che è quello da cui, tra l’altro, nascono tanti dei problemi anche di allarme sociale, non soltanto sanitario, ma anche sociale, che si è molto sviluppato negli ultimi anni e che è un settore di gioco che si muove liberamente sulla base del principio di libertà di stabilimento”. Sono le parole dell’on. Causi (PD), nel corso del suo intervento ieri in Aula alla Camera durante l’approvazione definitiva della Legge di Stabilità, avvenuta in tarda serata. Causi richiama le norme in materia di gioco, contenute nella manovra finanziaria, con particolare riferimento alla “sanatoria” per i CTD. “Lo Stato italiano continua a fare questa battaglia nei confronti di questa che abbiamo sempre chiamato « l’area grigia » del mercato del gioco anche quando qui approvammo la riforma, la delega fiscale, nei confronti di questo settore che non è illegale, perché è sbagliato dire che questo è illegale, poi c’è anche il gioco illegale e clandestino, ma qui stiamo parlando di operatori che vendono questi servizi sulla base di un principio di libertà di stabilimento che finora la giurisprudenza comunitaria ha sempre preservato anche contro le obiezioni dello Stato italiano. Lo Stato italiano continua a fare questa battaglia, perché noi pensiamo che a livello europeo il gioco vada tolto dai servizi liberamente offribili sul mercato e messo, invece, su una piattaforma di regolamentazione pubblica e, tra l’altro, negli ultimi tempi alcune preoccupazioni, anche in Germania, anche in altri Paesi, si stanno diffondendo e, quindi, questa è una battaglia che oggi, nei prossimi mesi, possiamo vincere, diversamente dal passato. Ma appunto per questo non capisco le colleghe e i colleghi che si dichiarano contrari al tentativo che si fa, in questa legge di stabilità, di dire a questi operatori di gioco, che non sono illegali, ma che non sono neanche regolamentati: entra nel regime della regolamentazione; entrando nel regime della regolamentazione, non solo dovranno essere collegati al totalizzatore nazionale, non solo dovranno assumere tutti quanti i vincoli che oggi non hanno, per esempio riguardanti il tipo di offerte di gioco da offrire, ma contribuiranno, anche di più di quanto oggi contribuiscano, al pubblico erario, perché oggi versano solo l’IVA ma non sono assoggettati al PREU. Naturalmente – ha proseguito il deputato PD – questi operatori potranno anche rifiutarsi di farlo, questa è una battaglia, se li prendi dentro e li metti sotto un regime concessorio hai un elemento in più di regolamentazione; quindi, non capisco davvero la polemica nei confronti di questo tentativo che non è detto che abbia successo. Invece, penso che noi dovremmo, tutti, augurarci che abbia successo, in modo da ridurre in modo drastico le aree di gioco non regolamentato – non illegale, attenzione, ma non regolamentato – le quali poi, con l’attuazione della delega fiscale, potranno essere assoggettate a tutte le nuove regolamentazioni a partire dal piano regolatore comunale dell’offerta di gioco e dall’autorizzazione unica. Naturalmente noi potremo fare l’autorizzazione unica e il piano regolatore comunale solo nei confronti di un settore che accetta la regolamentazione, un po’ per vincolo comunitario, su quello dobbiamo portare avanti la battaglia, e un po’ perché, con una politica di bastone e carota, lo metti dentro ad una ipotesi di regolamentazione”, ha concluso Causi. im/AGIMEG