“Quello che sta succedendo in Italia mi pare che per l’ennesima volta metta in discussione il sistema concessorio. Noi come aziende ci impegniamo ad adempiere ai nostri obblighi, ma anche le istituzioni devono rispettare i propri”. Lo ha detto Laura Campopiano, business development di Snaitech, intervenendo alla tavola rotonda “L’Italia dei giochi: dal federalismo al proibizionismo” in corso all’Università di Salerno. “Mi conforta sentire che il sottosegretario Baretta sia fermamente convinto della validità del sistema concessorio ma bisogna tenere conto che le imprese per operare in modo sano devono essere in grado di programmare i propri investimenti. Cosa impossibile se non si conoscono le regole che saranno valide sul territorio”. Campopiano ha poi fatto un cenno alle dimensioni del settore economico: “Se parliamo solo delle concessioni delle scommesse, che sono in regime di proroga tecnica, parliamo di 5.600 negozi attivi sul territorio e oltre 7mila corner. L’ultima gara, quella del 2012, ha raccolto oltre 70 milioni di euro. E le aziende devono anche effettuare investimenti importanti per adeguarsi alla cultura digitale che si è diffusa, e che impone di utilizzare i mezzi tecnologici più avanzati”. gpm/AGIMEG
Giochi, Campopiano (Snaitech): “Operatori illegali si danno regole omogenee, ben più facili di quelle che seguono i concessionari legali”
dai nostri inviati – “Crediamo che non ci siano giocatori patologici ma individui patologici. Al fenomeno andrebbe data una componente scientifica. Sul fenomeno illegale, sappiamo che è distribuito in modo diverso sul territorio, ma credo che l’attività illegale si autoregoli. Gli operatori illegali si danno delle regole omogenee e sono ben più facilitati rispetto a noi che dobbiamo seguire le varie regole locali. Come concessionari, dobbiamo dare gli strumenti necessari ai nostri gestori, quelli che vivono realmente il territorio, per lavorare al meglio. Lavoriamo molto su questo punto”. Laura Campopiano, business development and public affair director di Snaitech, conclude così l’intervento al convegno all’Università di Salerno. “Mi piace sottolineare e ricordare che i giocatori compulsivi non sono dei buoni clienti per i concessionari. Vorremmo avere persone che entrano nei nostri punti vendita e dosano in maniera corretta quello che vogliono giocare e si divertano con moderazione”. es/AGIMEG