“L’operazione trotto alla Maura procede bene. Siamo contenti. La pista (una settimana fa è stato aggiornato il record: 1.11.7 sul miglio per Romanza Font; ndr) è apprezzata dagli operatori, come pure le infrastrutture, ricavate dalle esistenti scuderie del galoppo. Sul tramato non avevamo dubbi, con il tempo sarà migliorata E lo stesso avverrà per i servizi per il pubblico: piace questa atmosfera campagnola, o comunque di parco cittadino. Senza impianto di illuminazione, in estate si correrà alla luce del giorno ma d’altronde di sera il costo dell’attività è maggiore e la raccolta di gioco è davvero minima, con molte agenzie chiuse, quindi poco male. Sarà importante a luglio la risposta delle gente nei weekend fino ad allora dedicati al galoppa In ogni caso i risultati si avranno a lungo termine, ricreando magari il “tessuto” di scuderie e proprietari dopo il periodo senza trotto a Milano”. Lo racconta Giorgio Sandi, presidente di Snai e Trenno, in un’intervista rilasciata oggi al Corriere dello Sport. Alla domanda sull’ippica italiana “in affanno” Sandi replica: “Sta male, ma non è certo morta. Lo dimostrano i risultati, i traguardi raggiunti anche all’estero dai nostri uomini e dai nostri cavalli. Non va sprecata, men che meno abbandonata, una base forte che è garanzia stessa di quelle che sono le potenzialità dell’intero settore, nonostante le sue problematiche. Serve un modello nuovo, che dia certezze a chi lavora e produce, a chi investe nonostante tutto. La delega fiscale ancora in discussione a livello politico è uno strumento forse non appropriato ma necessario: l’importante è che porti a una gestione democratica, con tutte le principali componenti chiamate a far parte della costituenda Lega Ippica, e non elitaria, come invece verrebbe fuori da certe indicazioni. Nè affidata soprattutto a una componente piuttosto che a un’altra: negli ippodromi, per capirci, le corse non si fanno senza i cavalli dichiarati partenti da quell’allenatore per conto di quel proprietario” ha spiegato. Però siamo ormai a giugno 2015: si avvicina lo spettro dl fine 2017, quando lo Stato non dovrebbe più finanziare l’attività ippica, e il decreto sui giochi che comprende la delega fiscale è ancora in balla dei politici: “Ci vogliono certezze che adesso mancano del tutto. Ci vogliono programmi pluriennali e interlocutori recettivi. Nell’attesa di tutto questo, il settore ha bisogno di un supporto che sia, per esempio, la defiscalizzazione, già usata per altri comparti. Fino ad allora, fino a quando cioè non sarà stata riorganizzata e messa in condizione di camminare da sola, l’ippica non va abbandonata ma trattata come un’industria di valore. Peraltro un’industria verde per quelle che da sempre sono le sue caratteristiche di comparto legato all’agricoltura e a quegli splendidi animali che sono i cavalli”. lp/AGIMEG