Riaperture: le possibili date indicate dal mondo politico

Il tema più dibattuto nell’attualità politica ed economica è quello delle riaperture delle attività produttive. Le recenti proteste degli esercenti di pubblici esercizi rappresentano un campanello d’allarme troppo forte per poter essere ignorate e segnano un clima di evidente esasperazione nel tessuto socio-economico del paese. A farsi portavoce, all’interno del governo, della necessità di ripartenza delle attività e della possibilità di convivenza con il virus in questa fase è Matteo Salvini, leader della Lega che quest’oggi ha dichiarato: “I dati scientifici e i dati medici, per fortuna, in diverse zone d’Italia permetterebbero già dal mese di aprile di ricominciare a lavorare. Se la situazione sanitaria è positiva già da aprile, cosa diciamo a queste migliaia di lavoratori? Che devono aspettare un mese perché la scienza vale quando si chiude ma non vale quando si apre? Se la scienza è scienza quando diventi zona rossa e chiudi, la stessa scienza rimane scienza quando torni zona gialla e puoi riaprire”. Le regioni e province autonome che potrebbero ripartire in sicurezza secondo il leader del Carroccio sono: Trentino, Alto Adige, Veneto, Umbria, Marche e Abruzzo.

Gli fa eco il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha affermato come sia necessario verificare nuovamente i dati a metà aprile per poter capire se ci sono gli spazi per una riapertura nella seconda parte del mese.

Tesi ribadita dal Ministro degli Affari Regionali in quota Forza Italia, Mariastella Gelmini, che “qualcosa si potrà riaprire già dal 20 aprile“.

Leggermente più prudente il leader di Cambiamo, Giovanni Toti, che nei giorni scorsi ha affermato che “per la prima settimana di maggio si possa pensare a vaste riaperture per questo Paese”.

Al coro delle riaperture vi è anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi che afferma: “Penso e spero che sia arrivato il momento di iniziare a ripartire. Credo anche che la svolta psicologica per il Paese arriverà soprattutto con l’abolizione della misura del coprifuoco e la riapertura dei ristoranti, dei teatri, degli spazi di socialità la sera. Solo allora inizierà l’uscita dal tunnel di questa lunga depressione”.

Più cauto il Partito Democratico che per bocca del nuovo segretario nazionale, Enrico Letta, invita a non “generare aspettative che poi finiscono per essere frustrate“. Tesi ribadita anche dall’ex segretario e attuale presidente del Lazio Zingaretti che sostiene come priorità principale la sconfitta del virus per poter tornare a riaprire tutto.

Dello stesso avviso il Ministro della Salute e leader di Liberi e Uguali, Roberto Speranza, che al convegno “Riapri Italia. La sfida è oggi” organizzato da Fratelli d’Italia ha dichiarato: “Credo che nelle prossime settimane si possano creare le condizioni per un percorso graduale, cauto, che, in sicurezza, ci porti a una stagione diversa da quella passata. Non c’è ripartenza contro la tutela di salute. Se non si vince la battaglia sanitaria non c’è ripartenza economica. Le due cose si tengono insieme”. Speranza ha ricevuto l’appoggio dell’alleato Pier Luigi Bersani (Articolo 1) che, nel colloquio di ieri con Draghi, ha affermato che “non si possono scaricare le tensioni su chi ha il compito di tutelare la salute degli italiani in questa fase”.

Anche il Movimento 5 Stelle si accoda a PD e LeU con le parole del deputato Stefano Buffagni che invitano alla calma: “Per noi per sulle riaperture va seguita la curva dei contagi perché su queste cose non si scherza. Dopodiché bisogna accelerare con i ristori alle imprese e far correre il piano vaccinale”.

Carlo Calenda (Azione) spinge invece per una riapertura per il 15 maggio dopo aver messo “in sicurezza chi rischia di più con almeno una dose: gli over 70 e tutti i soggetti identificati come vulnerabili dal piano vaccinale del Governo”. “I dati sull’occupazione e sulle crisi di imprese – prosegue Calenda -, artigiani e commercianti dimostrano che stiamo arrivando oltre la soglia di tenuta sociale, abbiamo perso un milione di posti di lavoro e ulteriori 300mila imprese sono a rischio”.

Arriva netta la voce dall’opposizione di Fratelli d’Italia che chiede un’immediata programmazione delle riaperture e con Giorgia Meloni sottolinea come le chiusure e il lockdown non siano la normalità. Ora la palla è in mano al presidente del Consiglio, Mario Draghi, che nella conferenza stampa di ieri ha ribadito di essere consapevole della “situazione di bisogno a dir poco, spesso di disperazione dei cittadini” e che sia “normale chiedere le aperture. La miglior forma di sostegno per l’economia non sono i sostegni del Governo, ma le riaperture, e questo è quello che chiedono tutti”. Draghi ha lanciato un segnale di speranza sostenendo che “le prossime settimane devono essere di riaperture, ma in sicurezza”. ac/AGIMEG