Riapertura, Gruppo Misto: “Ad oggi ancora chiuse sale giochi, sale bingo e scommesse. Hanno già riaperto attività con rischi di contagio più evidenti. Cosa aspetta il Governo?”

Ad oggi sono “ancora sospese le attività di sale giochi, sale bingo e quelle per la raccolta delle scommesse e non si può giocare o scommettere nemmeno negli esercizi per i quali non c’è l’obbligo di chiusura. Non solo hanno già riaperto i musei e i centri artistici che rientravano nella stessa classificazione, ma hanno già riaperto anche centri estetici e parrucchieri e stanno riaprendo anche piscine e palestre. Una serie di ambienti in cui i rischi di contagio sono assai più evidenti rispetto a quelli di un ambiente di gioco”. E’ quanto sottolinea l’on. Nunzio Angiola del Gruppo Misto in un’interrogazione alla Presidenza del Consiglio, ricordando che il settore del gioco dà lavoro a circa 150mila persone.

La richiesta

Il Governo adotti “misure e protocolli, frutto di una più accurata analisi comparativa rispetto alle misure già in essere per altri settori produttivi, al fine di consentire in questo momento di crisi la ripartenza di tutte le attività, come quelle del gioco pubblico, che nel rispetto della legislazione vigente operavano in Italia prima del confinamento”, chiede Angiola nell’interrogazione.

I protocolli
E prende come paragone il caso dei ristoranti che “hanno un protocollo già ufficializzato e, vista la natura del loro business, non potrebbero affatto operare senza che venga concessa la possibilità ai clienti di sostare per consumare i pasti, ragion per cui si rende obbligatoria, tra le altre cose, sia la rilevazione della temperatura corporea sia la tenuta di un registro delle presenze”. E tornando quindi al settore del gioco, “le aziende del settore del gioco pubblico e dei punti vendita di gioco attivi in forza di una concessione governativa non dispongono ancora di un protocollo ufficiale, ma potrebbero certamente averne uno che preveda, come per i ristoranti, tra le altre cose, il rilevamento di temperatura e la tenuta di un registro delle presenze, al fine di permettere ai proprietari di sale oltre una certa metratura di far sostare i clienti all’interno del proprio locale”.
L’interrogazione

Al Presidente del Consiglio dei ministri. — — Per sapere – premesso che:
oggi non si sta discutendo se un settore produttivo come quello del gioco pubblico e dei punti vendita di gioco attivi in forza di una concessione governativa debba essere mantenuto o smantellato;
oggi non è all’ordine del giorno la discussione sulla soppressione o sul mantenimento di migliaia di esercizi che danno lavoro a 150 mila persone in Italia;
oggi sono in discussione le modalità di ripartenza, ossia la cosiddetta Fase 2, e,
pertanto, tutte le decisioni che a livello governativo devono essere adottate non possono che connotarsi per ragionevolezza, proporzionalità, linearità e coerenza; diver- samente argomentando le decisioni presepotrebbero apparire sproporzionate, irragionevoli, viziate da palese illogicità, se non vessatorie;
tanti cittadini e imprenditori fanno notare che oggi sono, in effetti, ancora sospese le attività di sale giochi, sale bingo e quelle per la raccolta delle scommesse e non si può giocare o scommettere (su eventi sportivi e non sportivi, anche se simulati) nemmeno negli esercizi per i quali non c’è l’obbligo di chiusura. Non solo hanno già riaperto i musei e i centri artistici che rientravano nella stessa classificazione, ma hanno già riaperto anche centri estetici e parrucchieri e stanno riaprendo anche piscine e palestre. Una serie di ambienti in cui i rischi di contagio sono assai più evidenti rispetto a quelli di un ambiente di
gioco;
i ristoranti poi hanno un protocollo già ufficializzato e, vista la natura del loro business, non potrebbero affatto operare senza che venga concessa la possibilità ai clienti di sostare per consumare i pasti, ragion per cui si rende obbligatoria, tra le altre cose, sia la rilevazione della temperatura corporea sia la tenuta di un registro delle presenze;
l’interrogante riceve tante sollecitazioni al riguardo da parte di cittadini e imprenditori. Molti cittadini fanno presente che, pur comprendendo che si tratta di attività profondamente diverse dai ristoranti, ma non è questo il punto focale dell’interrogazione, le aziende del settore del gioco pubblico e dei punti vendita di gioco attivi in forza di una concessione
governativa non dispongono ancora di un protocollo ufficiale, ma potrebbero certa mente averne uno che preveda, come per i ristoranti, tra le altre cose, il rilevamento di temperatura e la tenuta di un registro delle presenze, al fine di permettere ai proprietari di sale oltre una certa metratura di far sostare i clienti all’interno del proprio locale;
e ciò non sarebbe un obbligo per tutti coloro i quali, lavorando magari da soli o in sale di piccola metratura, non volessero uniformarsi a questo processo, al fine di far sostare i clienti in sala e poter così commercializzare, oltre allo sport, anche i giochi virtuali e le corse ippiche;
fatti questi esempi, ma se ne potrebbero fare tanti altri, va ribadito che oggi non è all’ordine del giorno alcuna discussione sull’idea che si ha del futuro di questo settore produttivo e di questo tipo di esercizi commerciali che il Parlamento o il Governo potranno analizzare quando ciò verrà ritenuto opportuno –:
se non intenda urgentemente adottare o promuovere misure e protocolli, frutto di una più accurata analisi comparativa rispetto alle misure già in essere per altri settori produttivi, al fine di consentire in questo momento di crisi la ripartenza di tutte le attività, come quelle del gioco pubblico, che nel rispetto della legislazione vigente operavano in Italia prima del
confinamento.

lp/AGIMEG