Combattimenti tra animali, corse clandestine di cavalli, truffe nell’ippica, business illegale dei canili, uso di animali a scopo intimidatorio o per lo spaccio di droga, traffici di animali via internet e zoocriminalità minorile. Si tratta di alcuni degli argomenti analizzati nel Rapporto Zoomafia 2024 da Ciro Troiano, criminologo e responsabile Osservatorio Zoomafia LAV.
“Il totale dei procedimenti sopravvenuti nel 2023, sia a carico di noti che di ignoti, per i reati a danno degli animali, presso le 127 Procure che hanno risposto (sia Ordinarie che Minorili, pari al 75% del totale) è di 7117 (2756 a carico di noti e 4361 a carico di ignoti), con 3657 indagati”, si legge nel Rapporto. Tra i reati più contestati in Italia, l’organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate, con 18 procedimenti (16 noti e 2 ignoti), pari allo 0,25%, e 37 indagati. La maggioranza degli indagati riguarda l’organizzazione di corse clandestine di cavalli.
Per quanto riguarda la Procura per i Minorenni, il maggior numero di ragazzi indagati, 33, è per maltrattamento di animali; 21, invece, quelli indagati per uccisione di animali e 8 per corse clandestine di cavalli. “Va sottolineato che il 66,13% dei ragazzi indagati a livello nazionale si trova nel Sud e che alcune di queste denunce riguardano fatti particolarmente gravi per le forti connessioni con la criminalità organizzata, come le corse clandestine di cavalli”, si legge.
“La diffusione di immagini e video riguarda diverse tipologie di maltrattamenti che vanno dall’uccisione gratuita a fenomeni più complessi come il crush fetish, i combattimenti tra animali, le corse clandestine di cavalli, la zooerastia. Schematicamente i principali modi di utilizzo di Internet per attività illegali contro gli animali sono: Diffusione di immagini e video relativi ad uccisioni e atti di violenza contro animali; Commercio e traffico di animali; Raccolta di scommesse su competizioni tra o di animali; Promozione di attività illegali a danno di animali; Truffe e raggiri con uso fittizio di animali. Per le corse clandestine di cavalli, ad esempio, è stata accertata l’esistenza di profili Facebook finti e gruppi WhatsApp utilizzati per concordare la corsa e darsi appuntamento la sera prima per l’alba dell’indomani. Anche per i combattimenti sono stati riscontrati gruppi chiusi, aperti il tempo necessario per concordare e poi chiusi subito dopo”, aggiunge.
Cavalli, scommesse e corse clandestine
“È ormai ampiamente dimostrato il preminente interesse della criminalità organizzata nel settore del gioco, determinato dagli elevatissimi e rapidi guadagni, dalla possibilità di riciclare ingenti somme provenienti da attività illecite, ed infine dai bassi rischi giudiziari previsti per le singole condotte criminose. Uno dei contesti collegati alle scommesse ed interessato dalle infiltrazioni della criminalità organizzata è quello delle corse ippiche legalmente autorizzate, alle quali si affiancano le corse clandestine. Alla base delle illegalità nell’ippica, come per tutti i gruppi criminali, ci sono i soldi. È proprio qui che occorre intervenire, sui flussi di denaro, sul capitale accumulato, sull’evasione fiscale, se si vuole adoperare una efficace e decisa azione di contrasto, e le esperienze investigative lo dimostrano: laddove sono stati fatti accertamenti di natura economico-fiscale è stata inferta una ferita profonda. Vari gli ambiti di illegalità che riguardano le gare ufficiali: gestione delle puntate clandestine presso i punti scommesse, azioni che incidono sulla regolarità dello svolgimento delle corse, come accordi occulti tra scuderie o driver, intimidazioni nei confronti dei fantini, somministrazione di sostanze dopanti ai cavalli che gareggiano. Le corse clandestine di cavalli, invece, oltre a riproporre alcune delle condotte criminali precedentemente descritte, assumono, in tema di illegalità e controllo del territorio, particolare rilevanza. Tali corse, attività criminale lungamente sottovalutata, insieme alle scommesse illegali e al rischio per la incolumità di persone e animali, rappresentano una plateale manifestazione del potere della criminalità che si appropria di pezzi del territorio” si legge nel Rapporto.
“Sono riduttive le analisi che relegano le gare clandestine ai confini della microcriminalità, senza contiguità con interessi economici e illegali di più ampio spessore. Al contrario, esiti giudiziari e analisi investigative testimoniano come esse rientrino nel circuito criminale territoriale e siano inserite in un più ampio e allarmante contesto delittuoso, rappresentando l’estrinsecazione di un carisma delinquenziale ostentato, che rafforza la fama criminale di soggetti storicamente appartenenti a famiglie mafiose. Le corse clandestine nei cavalli sono un’attività in sé illecita da cui deriva l’immediata percezione del manifestarsi del governo del territorio, potendo esso ben desumersi già dall’intero apparato organizzativo ed esecutivo di simili iniziative: nel centro abitato e attraverso l’occupazione e lo sbarramento con spiegamento di forze delle strade pubbliche. L’organizzazione delle competizioni clandestine è funzionale agli interessi del gruppo mafioso, sia per ragioni economiche (premi e scommesse), sia per ribadire la supremazia sul territorio e consolidare i rapporti all’interno del gruppo. Si rileva altresì che tale attività richiede il ricorso a modalità esecutive che sono consentite dalle sue stesse prerogative mafiose, essendo necessaria la mobilitazione di un certo numero di persone e di mezzi e la capacità di controllare il territorio, rendendo praticamente nulla la probabilità che taluno, di fronte al blocco della circolazione per un certo lasso di tempo, possa chiamare le forze dell’ordine e, comunque, rivendicare il diritto di percorrere la strada pubblica interdetta. Ancora su questo punto: le corse clandestine di cavalli, oltre che fonte di introiti illeciti connessi alle scommesse, integrano una delle più eclatanti manifestazioni del prestigio criminale e del controllo mafioso del territorio, e consentono di manifestare all’esterno il completo governo del territorio, attraverso l’occupazione e lo sbarramento delle strade pubbliche e l’impegno di uomini e mezzi”, aggiunge.
“In riferimento al Clan Nicotra, si legge nella relazione dell’Antimafia: “Compagine connotata della tipica aggregazione familiare. Il clan è tradizionalmente dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, alle estorsioni, all’usura e alle rapine (anche fuori provincia). È inoltre uno dei maggiori gestori delle corse clandestine di cavalli e delle correlate scommesse illegali ed opera prevalentemente nel quartiere cittadino di Picanello, dove convive con l’egemone compagine della famiglia Santapaola”. Nel contesto territoriale a nord della città di Messina, «connotato da una presenza criminale in continua evoluzione, sarebbe storicamente appannaggio del clan Galli-Tibia solitamente dedito all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, al narcotraffico in collaborazione con consorterie catanesi e calabresi, alle scommesse illegali, nonché alla gestione di attività commerciali. (…) Assunto confermato dall’operazione “Cesare” che, nel novembre 2020, ha comprovato l’importanza di tale settore criminale per il finanziamento del sodalizio. L’indagine, che ha permesso di sequestrare due società gestite “di fatto” da uno degli indagati, ha documentato i rapporti tra il gruppo Galli e alcuni affiliati alla famiglia dei Santapaola finalizzati all’organizzazione di gare ippiche tra scuderie messinesi e catanesi. L’indagine, inoltre, ha evidenziato il ruolo apicale di un soggetto che nella cui rivendita di ortofrutta avvenivano gli incontri per l’organizzazione di competizioni clandestine». In merito alle infiltrazioni mafiose nell’organizzazione di corse clandestine, si registrano anche dichiarazioni di un collaboratore di giustizia: «“Ho cominciato a far parte del clan Cappello nel 1992, dopo la mia scarcerazione, dichiarandomi nel gruppo di L. M., ucciso a Palagonia nel 1992”. (…) In una stalla, l’estate di due anni fa, sarebbe scoppiato il putiferio. E sarebbero state utilizzate anche pistole. Un proiettile avrebbe colpito il giovane nipote. Ma (il pentito ndr) non avrebbe mai saputo chi fosse stato a sparare. Forse un’omissione programmata per evitare una guerra. “Mio nipote – ricostruisce il pentito – è stato attinto da un colpo d’arma da fuoco alla gamba nell’estate 2021 o 2022. Non sono riuscito a sapere chi è stato. So che c’è stata una rissa sfociata all’interno di una stalla ubicata al cortile (omissis) a seguito di una corsa clandestina di cavalli in cui era coinvolto mio nipote. Si è trattato di una lite tra ragazzi e non si è saputo il nome perché si sarebbe scatenata una guerra successiva. Ho chiesto anche a mio nipote (altro nipote ndr) che si occupa di corse di cavalli se si sapesse il responsabile ma non è mai emerso il nome”». Il pentito si riferisce a fatti avvenuti il 18 luglio del 2021, quando lungo la strada provinciale 104 nei pressi della base militare statunitense di Sigonella, in un tratto soprannominato “Avvuliddi”, si svolse una corsa di cavalli clandestina. Al termine della corsa clandestina, al momento dell’arrivo nasce una controversia tra gli sfidanti ed i rispettivi sostenitori su chi abbia effettivamente vinto. Un litigio, tra due compagini dello stesso clan, che porterà ad una sparatoria con feriti. Il fatto è stato ricostruito nelle carte dell’operazione “Locu” che nel mese di marzo 2024 ha portato all’arresto di 41 persone per associazione per delinquere finalizzata al traffico, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. Va ricordato anche che tra i beni sequestrati il 30 novembre 2022 al Clan Cappello vi è anche un maneggio abusivo. Al suo interno la Polizia trovò cinque cavalli, di cui due senza microchip. Eventi criminali che coinvolgono decine di persone e che pongono in essere un vero e proprio rito collettivo di esaltazione dell’illegalità che trova ampia risonanza sui Social. Ai cavalli che corrono clandestinamente sulle strade vengono dati nomi di battaglia che vanno da quelli dei boss Totò Riina, Provenzano detto Binnu u’ Tratturi, e Carmine Schiavone, detto ‘o Malese, sino a Bin Laden e Puparo. Per questi campioni vengono scritte poesie e canzoni neomelodiche che accompagnano i video delle corse, diffusissimi sui Social. Altro aspetto che merita particolare attenzione è quello della diffusione sui Social di video relativi alle corse con alta componente apologetica. Alcuni video sono corredati da una vera e propria colonna sonora delle corse; si tratta in particolare di canzoni neomelodiche cantate in napoletano”, continua.
“Folklore? Semplici canzonette popolari locali? Sicuramente ci sono anche questi aspetti, ma non si può ridurre tutto a questo. Si tratta della colonna sonora di un sistema, funzionale a un mondo di illegalità, che trova in determinati contesti sociali la sua coltura batterica. I consensi e le simpatie si conquistano più semplicemente con le canzoni che con i soprusi, come sanno bene le varie mafie. La canzone arriva più lontano della violenza, travalica i confini del contesto in cui è nata, rende popolari simboli e segni del potere e rappresenta un modo di ostentare la propria supremazia e imporre un’immagine vincente. La presenza di canzoni, di musica, di spettacolarizzazione, attesta che siamo di fronte non solo a fatti criminali, ma a una “cultura criminale”, molto radicata in determinati contesti, che si nutre di consensi e simpatie popolari; e in alcune zone il linguaggio mafioso si confonde con quello dei cavallari. Non si tratta solo di tradizioni legate al cavallo, ma di cosciente partecipazione a condotte illegali, dell’aperta adesione ad attività delinquenziali e ai valori da esse espressi. Per questo non basta reprimere un mero caso criminoso, un determinato atto delinquenziale, ma occorre contrastare il substrato culturale che determina, favorisce e nutre tali crimini. La subcultura criminale che caratterizza questo tipo di corse si evince anche dai commenti e dalle foto pubblicate sul Web. Internet, anche per le corse clandestine, come per altri fenomeni criminali, rappresenta un mezzo che favorisce gli affari loschi. Ci sono pagine Social più o meno esplicitamente dedicate alle corse clandestine e alle scuderie coinvolte. I video delle gare illegali vengono pubblicati apertamente, senza alcuna precauzione.
Il clan Nicotra, compagine connotata della tipica aggregazione fa miliare, «è tradizionalmente dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, alle estorsioni, all’usura e alle rapine (anche fuori provincia), è inoltre uno dei maggiori gestori delle corse clandestine di cavalli e delle correlate scommesse illegali. Opera prevalentemente nel quartiere cittadino di Picanello, dove convive con l’egemone articolazione territoriale della famiglia Santapaola». «Il clan Piacenti (Ceusi), radicato nel quartiere cittadino di Picanello, dove convive con la famiglia Santapaola, da sempre interessato all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, scommesse illegali e traffico di armi». «Nel rione “Giostra” (Messina, ndr) invece, risulterebbe storicamente egemone il clan Galli-Tibia, dedito all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, al narcotraffico in collaborazione con consorterie catanesi e calabresi, alle scommesse illegali, nonché alla gestione di attività commerciali. (…) L’operazione “Cesare” nel novembre 2020, ha comprovato l’importanza di tale settore criminale (corse clandestine di cavalli ndr) per il finanziamento del sodalizio. L’indagine, che ha permesso di sequestrare due società gestite “di fatto” da uno degli indagati, ha documentato i rapporti tra il gruppo Galli e alcuni affiliati alla famiglia dei Santapaola finalizzati all’organizzazione di gare ippiche tra scuderie messinesi e catanesi. L’indagine, inoltre, ha evidenziato il ruolo apicale di un soggetto che nella cui rivendita di ortofrutta avvenivano gli incontri per l’organizzazione di competizioni clandestine».
Negli ultimi anni si registra una maggiore attenzione investigativa con attività che non si esauriscono nell’interruzione delle singole gare o nel sequestro delle stalle abusive. Diverse attività investigative hanno dato il segnale di andare nella giusta direzione guardando questo fenomeno in un’ottica criminale più complessa. Tuttavia, riteniamo che il lavoro di contrasto vada raffinato rendendolo più penetrante e offensivo. A Catania, molto attivi in valide ed efficaci operazioni di polizia giudiziaria sono i Carabinieri del Comando provinciale che da alcuni anni hanno avviato una costante, efficace e mirata azione repressiva, sia nei quartieri storici cittadini, sia nella provincia etnea, attuata su due direttrici principali: la prima è quella di cercare di interrompere le gare, la seconda è l’attività di controllo sul territorio con le perquisizioni nelle stalle. Bene quello che fin qui è stato fatto, ma per fronteggiare l’illegalità nell’ippica, come ricordiamo da anni, occorre considerare il fenomeno non come un fatto criminale a sé, ma inquadrarlo in un contesto di attività malavitose più ampie, e occorre, altresì, l’adozione di provvedimenti quali controlli capillari anche di natura fiscale sulla compravendita dei cavalli “dismessi” dall’ippica ufficiale per prevenire il loro riutilizzo in attività criminali; indagini “ecofin” su proventi illeciti finalizzate a seguire le tracce dei soldi utilizzati/riciclati nelle scommesse clandestine dai soggetti coinvolti; indagini patrimoniali e preventive sui soggetti titolari di agenzie per la racconta di scommesse o società per le scommesse online; attività investigativa sui rapporti corruttivi e scellerati con componenti della pubblica amministrazione o pubblici ufficiali; utilizzo del contributo dei collaboratori di giustizia. Sul piano normativo, invece, vanno adottati questi nuovi provvedimenti: – il divieto di circolazione su strada di mezzi trainati da animali; – l’approvazione di una sanzione penale, sotto forma di delitto, per chi partecipa a qualsiasi titolo a corse clandestine; – il divieto di possedere cavalli, scuderie o attività inerenti all’ippica per i pregiudicati per reati a danno di animali, scommesse clandestine, gioco d’azzardo, associazione per delinquere e reati di mafia, anche attraverso l’adozione di misure di polizia, personali e reali, nei confronti di coloro che si ritiene, sulla base di elementi di fatto, siano abitualmente dediti alle corse clandestine e ai traffici delittuosi connessi e di coloro che per la condotta e il tenore di vita, si ritiene, sulla base di elementi di fatto, che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose connesse alle corse clandestine. Com’è noto, anche l’ippica ufficiale è inquinata da infiltrazioni criminali. Allibratori, scommesse clandestine, gare truccate, doping, furti di cavalli, intimidazioni: il malaffare che si esercita all’ombra degli ippodromi e delle scuderie ha molte sfaccettature. Chiarificatrici, in tal senso, risultano le relazioni semestrali della DIA che testimoniano quanto siano penetranti, diffusi e articolati gli interessi dei vari clan nel settore dell’ippica”, prosegue.
“Secondo i dati ufficiali relativi all’elenco dei cavalli risultati positivi al controllo antidoping, ai sensi del regolamento delle sostanze proibite, nel 2023, 54 cavalli che hanno partecipato a gare ufficiali sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Si tratta di gare svolte negli ippodromi di tutta Italia. Una vera e propria geografia del doping: Anguillara Sabazia (3), Aversa (2), Bologna (3), Castelluccio dei Sauri (2), Casarano (1), Centro Allenamento Massa Carrara (1), Cesena (2), Follonica (1), Napoli (5), Milano (5), Modena (1), Montegiorgio (4), Padova (3), Palermo (1), Pisa (1), Pontecagnano Faiano (1); Roma (4), Siracusa (2), Tagliacozzo (1), Taranto (4), Trieste (1), Varese (2). In allenamento, un cavallo. Queste, invece, alcune delle sostanze trovare nei cavalli da corsa nel 2023: Acepromazina, Acido Tiludronico, Acido Tranexamico, Atenololo, Arsenico; Benzoilecgonina (metabolita della cocaina), Betametasone, Caffeina, Clenbuterolo, Deidronorketamina, Dermorfina, Desametasone, Diclofenac, Diisopropilamina, Diossido di Carbonio (TCO2), Dimetilsulfossido, Ecgonina Metilestere, Fenilbutazone, Flunixin, Idrossi-Lidocaina, Ketamina, Ketoprofene, Lamotrigina, Mepivacaina Idrossimepivacaina; Metocarbamolo, Morfina, Nandrolone, Norketamina, Ossifenilbutazone, Oxazepam Nordazepam, Prednisolone, Procaina, Teofillina, Testosterone. Nel mese di dicembre 2023 è stato condannato a quattro anni di reclusione uno degli 11 imputati accusati a vario titolo di ricettazione di farmaci e sostanze, ad uso ospedaliero-ambulatoriale, idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche e ad alterare le prestazioni agonistiche di cavalli. L’uomo era accusato anche di peculato, maltrattamento di animali, spaccio di sostanze stupefacenti, abuso di professione veterinaria e truffa aggravata. I medicinali furono rubati dai reparti di Pronto Soccorso, Rianimazione e Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli (NA). Il Tribunale di Napoli ha rinviato a giudizio gli altri imputati accusati di aver procurato illecitamente farmaci ad azione dopante di provenienza ospedaliera, insieme a sostanze stupefacenti, tra cui il metabolita della cocaina per migliorare le prestazioni dei cavalli in gare agonistiche. Occorrono provvedimenti efficaci e incisivi, e i numeri relativi alle corse clandestine e alle illegalità nell’ippica sono chiari: nel 2023 sono stati registrati 10 interventi delle forze dell’ordine, 7 corse clandestine denunciate, 31 persone denunciate, 12 cavalli e 1 pony sequestrati. In 26 anni, da quando abbiamo iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2023 compreso, sono state denunciate 4254 persone, 1401 cavalli sequestrati e 162 corse e gare clandestine bloccate o denunciate”.
Corse clandestine
“La corsa clandestina di cavalli è una prova muscolare dei sodalizi criminali. Stalle, scuderie, quartieri, clan. Un’equazione (quasi) perfetta. Ci sono cosche che si sono specializzate nell’organizzazione delle competizioni di cavalli. Sono i Piacenti di Picanello, meglio conosciuti come “Ceusi”. Alcuni componenti sono Piacente per un errore di trascrizione all’anagrafe. Nel rione che si incasella tra la circonvallazione e il borgo marinario di Ognina sono disseminate, anche in luoghi improbabili e nascosti, stalle. Molte abusive». Questo reportage della giornalista Laura Distefano, fotografa in poche parole gli scenari delle corse clandestine: mafia, soldi, occupazione del territorio, illegalità diffusa. Un collaboratore di giustizia ha raccontato alcuni retroscena delle gare. Le corse di cavalli organizzate dai Santapaola «sarebbero avvenute a “Palagonia tutte le domeniche”. Alcune volte ci sono state brutte sorprese: “Siamo scappati una ventina di volte perché arrivavano i carabinieri, però ci siamo sempre andati… Ma non solo la domenica quando c’erano le corse, anche di giorno settimanale che provava i cavalli là (a Palagonia, ndr)”. Le stalle del rampollo mafioso, ormai scomparso, erano a San Cristoforo». Le corse clandestine di cavalli sono un fenomeno diffuso in Sicilia. Ad evidenziarlo è stato il capitano Gianmauro Cipolletta, comandante della Compagnia dei carabinieri di Paternò, in provincia di Catania, che nell’ultimo anno ha svolto diverse operazioni proprio in merito a questo fenomeno criminale. “La criminalità organizzata ha un interesse importante per le alte poste in palio: le scommesse clandestine. Nell’ultima corsa noi avevamo accertato che il giro di scommesse ammontava a 200mila euro. Cifra che poi viene spartita tra gli organizzatori. Le corse clandestine rappresentano da un lato emblema di controllo del territorio e anche una forma di reinvestimento di capitali illecitamente conseguiti. L’interesse è trasversale per tutti i clan mafiosi, dai Santapaola-Ercolano ai Laudani”, ha aggiunto. Nel giro di un anno i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno denunciato 26 persone ed emesso sanzioni per 73mila euro per frenare il fenomeno delle corse clandestine di cavalli. I Carabinieri di Catania lavorano su due direttrici: la prima è quella di cercare di interrompere le gare, la seconda è l’attività di controllo sul territorio con le perquisizioni nelle stalle, che a Catania vengono allestite anche in alcuni garage di abitazioni private.
Maltrattamenti di animali, competizioni non autorizzate e blocco stradale sono i reati per i quali un messinese di 75 anni è stato denunziato alla Procura della Repubblica di Messina, all’inizio di gennaio 2023, dai Poliziotti delle Volanti impegnati nel controllo del territorio. L’uomo, con precedenti di polizia tra cui abbandono e maltrattamenti di animali, è stato nottetempo raggiunto e bloccato nel corso di una gara clandestina di cavalli tra due calessi, uno dei quali da lui condotto, lungo il viale Giostra. A seguire i due calessi, in corsa a folle velocità uno sciame di ciclomotori, impegnati ad incitare gli animali con i clacson e subito dileguatisi all’arrivo dei Poliziotti. Una volta raggiunto e bloccato, il settantacinquenne, invece, è stato scortato sino alla stalla in cui veniva custodito l’animale. All’interno della stessa, gli agenti hanno rinvenuto e sequestrato medicinali ad uso veterinario privi di regolamentare ricetta medica. Il cavallo ed il relativo calesse, invece, sono stati sottoposti a sequestro. Nello stesso periodo il questore ha emesso 9 misure di prevenzioni personali, tre daspo urbani e sei avvisi orali, dopo verifiche e riscontri effettuati in ordine ad episodi di corse clandestine di cavalli e combattimenti tra cani. Per quanto riguarda le corse, è fatto riferimento a corse clandestine di cavalli organizzate sulle strade di Brancaccio, nelle vicinanze di due stazioni ferroviarie e divulgate ed esaltate su canali social.
Il 28 gennaio 2023, all’alba, è scattato a Naro (AG) un blitz condotto dal Commissariato di Canicattì, dalla Squadra Mobile e dalla Guardia di finanza. Il luogo, contrada Ciccobriglio, è lo stesso posto dove nel novembre del 2020 fu interrotta un’altra competizione clandestina. Numerose pattuglie di finanzieri e di agenti hanno praticamente circondato la zona, mentre dall’alto a controllare c’era un elicottero delle fiamme gialle. La gara è stata subito bloccata, finanzieri e poliziotti hanno messo al sicuro gli animali coinvolti. Sono state identificate complessivamente una trentina di persone, tra cui minorenni, provenienti da diverse località: Agrigento, Campobello di Licata, Canicattì e Palma di Montechiaro. I due cavalli, insieme a uno scooter, sono stati sequestrati.
Il 19 febbraio 2023 la polizia municipale di Catania ha condotto un’operazione nel quartiere Zia Lisa II, che ha portato al sequestro di quattro immobili adibiti a stalla e abitazione, costruiti abusivamente su terreno comunale, e dei tre cavalli che erano all’interno dei locali. L’intervento è stato portato a termine dal personale delle sezioni Polizia edilizia e Vigilanza ambientale, coadiuvato dai militari della stazione carabinieri Librino. Gli agenti hanno sequestrato tre giovani puledri purosangue, di cui due appartenenti a un unico proprietario e l’altro a una persona presente sul posto. Contestualmente, sono stati individuati i proprietari degli immobili abusivi, che sono stati denunciati a piede libero.
Il 5 marzo 2023 – continua il Rapporto – Carabinieri della Stazione di Nicolosi (CT) hanno interrotto un allenamento al galoppo di un cavallo purosangue inglese, denunciando in stato di libertà 7 persone per maltrattamento di animali. Nel corso di un servizio di controllo del territorio, infatti, i militari hanno notato un cavallo spronato sulla S.P. 92 da un driver su un calesse da corsa, uno scooter nelle vicinanze e di un van adibito per il trasporto di cavalli. Il controllo dei partecipanti ha permesso di identificare sette soggetti, tra i quali alcuni pregiudicati anche per maltrattamento di animali o corse clandestine su strada, tutti residenti ad Adrano, Misterbianco e Catania. Nel corso dell’attività sono state elevate sanzioni per oltre seimila euro. A seguito di questo fatto il Questore di Catania ha emesso avvisi orali e “fogli di via”, con divieto di ritorno per 3 anni nel comune, a carico di coloro che si sono resi responsabili dell’organizzazione e della promozione di tale corsa.
Alle 5.30, del 15 marzo 2023 a Palermo, in viale Regione Siciliana, è iniziata l’ennesima corsa clandestina. Solito lo scenario: motorini che bloccano le auto, clacson strombazzanti, decine di persone ad assistere. Sono intervenute alcune volanti della polizia che sono state accolte da una sassaiola. Un’auto della polizia è stata danneggiata in più parti. Nonostante il rallentamento provocato dalla sassaiola, gli agenti hanno continuato a seguire i due calessi fin dentro il quartiere di Bonagia e ne hanno bloccato uno. Il cavallo si è imbizzarrito. I poliziotti hanno identificato un 22enne che si è dichiarato proprietario dell’animale, ma è stato anche riconosciuto come uno degli autori della sassaiola e pertanto è stato denunciato per maltrattamenti di animali, impiego di animali in competizioni non autorizzate e danneggiamento. Il cavallo è stato sequestrato.
Nel mese di marzo 2023 è stato pubblicato sui social un ennesimo video relativo a una corsa clandestina in via Mongitore a Palermo. A gareggiare due pony incitati all’impazzata dai rispettivi driver alla guida dei sulky. Ad un certo punto uno dei due driver perde il controllo, i calessi si schiantano contro un’auto, un cavallaro viene sbalzato dal calesse, mentre l’altro finisce violentemente sulla vettura. Giorni dopo la notizia, a seguito della visione del video che circolava sui social, gli investigatori hanno avviato indagini per individuare i partecipanti alla gara clandestina. Nei vicoli del quartiere Ballarò è stata individuata una stalla, abusiva e sconosciuta all’Autorità sanitaria, in cui era presente uno dei due pony. Da lì i Carabinieri sono risaliti al proprietario, un 28enne, e hanno trovato e sequestrato un calesse utilizzato per gara. Attraverso riscontri e verifiche i carabinieri sono riusciti a identificare anche altri tre uomini coinvolti. Tutti sono stati denunciati per maltrattamento di animali e competizioni non autorizzate. Il pony, visitato da personale del Dipartimento di Prevenzione Veterinaria dell’ASP di Palermo, non presentava ferite evidenti, era sprovvisto di documentazione sanitaria e microchip, ed è risultato compatibile con l’animale coinvolto nell’incidente avvenuto durante la corsa. È stato sottoposto a sequestro.
All’inizio del mese di maggio 2023, i Carabinieri della Compagnia di Catania Piazza Dante, in collaborazione con la C.I.O. del 12 ° Reggimento “Sicilia” e del N.A.S. di Catania, sono stati impiegati in un servizio coordinato di controllo del territorio finalizzato al contrasto delle violazioni della normativa igienico-sanitaria e della custodia degli animali. In tale contesto operativo, unitamente al personale del dipartimento di prevenzione veterinaria della locale A.S.P., i militari hanno ispezionato una stalla in via Monterotondo e quattro in via Belfiore, elevando sanzioni per un importo complessivo di 21.500 euro, con contestuale fermo ufficiale di 49 animali, tra equini, suini, ovini e pollame. Tra le irregolarità maggiormente riscontrate vi è la mancata registrazione della scuderia, nonché l’assenza di appropriata documentazione sanitaria relativa a gran parte degli animali controllati, risultati, in alcuni casi, non vaccinati e persino sprovvisti di microchip. A distanza di ben undici anni, con la sentenza dei giudici della terza sezione della Cassazione emessa nel mese di maggio 2023, è finita la vicenda giudiziaria nata dall’operazione “Febbre da cavallo” che fu condotta da squadra mobile e forestali in provincia di Lecce. L’inchiesta riguardava un gruppo che, nell’agro di Scorrano, che avrebbe gestito corse clandestine di cavalli, somministrando farmaci dopanti agli animali per migliorare le performance.
Il 13 maggio 2023 un 31enne di Paternò (CT) è stato denunciato dai Carabinieri a seguito della visione di immagini relative alle corse clandestine di cavalli pubblicate sui social. Nel corso di un sopralluogo, i militari hanno trovato, all’interno di un fabbricato adibito a stalla, tre equini. Nello stesso locale c’era anche una pistola semiautomatica calibro 7.65 e 28 cartucce calibro 44. I Carabinieri hanno sequestrato anche diversi farmaci per uso veterinario, alcuni dei quali importati dall’estero e acquistati senza prescrizione medica. Pochi giorni dopo, il 20 maggio 2023, due uomini sono stati denunciati dai carabinieri di Paternò perché avrebbero preso parte a una corsa clandestina di cavalli svoltasi il 26 febbraio 2023 in contrada San Marco. Uno dei due, secondo l’Arma, aveva precedenti per appartenenza al gruppo mafioso Assinnata di Paternò. Entrambi sono stati indiziati di partecipazione a competizioni sportive clandestine con animali e loro maltrattamento e sono stati sanzionati anche amministrativamente per avere violato le relative disposizioni del Codice della strada.
Domenica 11 giugno 2023, all’alba, c’è stata una corsa clandestina di cavalli sulla strada che porta ai rifugi ad alta quota dell’Etna. La sfida è avvenuta tra i fantini più noti catanesi (di Picanello e di San Cristoforo). Come sempre un folto pubblico e decine di sugli scooter. Un video è stato pubblicato da un quotidiano.
Il 12 giugno 2023 a Nicolosi (CT) si è tenuta una corsa clandestina di cavalli alla presenza di centinaia di spettatori. I Militari dell’Arma al termine di indagini basate anche sull’esame dei video postati sui social network sono riusciti a individuare e a deferire i detentori dei cavalli “Lampo” e “Agente segreto”, due catanesi di 50 e 58 anni. Sono stati identificati e denunciati anche i due fantini, catanesi di 42 e 41 anni, e uno degli spettatori. Le indagini dei carabinieri hanno inoltre permesso di scoprire dove fossero tenuti nascosti i due cavalli che avevano gareggiato, recuperati in altrettante stalle a Biancavilla e Lineri, frazione di Misterbianco, tra cui il purosangue inglese “Lampo”, vincitore della sfida clandestina e noto nell’ambiente dell’ippica per aver partecipato a competizioni a livello nazionale. I due animali, posti sotto sequestro, sono stati quindi affidati in custodia al Centro per l’incremento ippico per la Sicilia e a un maneggio privato. Nel corso dell’attività, i militari hanno inoltre controllato, sempre insieme all’Asp di Catania, altre stalle nel capoluogo etneo, elevando sanzioni per oltre 4.000 euro nei confronti di un 43enne catanese, pregiudicato per mafia, che deteneva due cavalli senza le prescritte documentazioni amministrative e sanitarie.
Il 16 giugno 2023 i Carabinieri del Comando Stazione di Biancavilla (CT), monitorando le corse clandestine di cavalli sui social, sono risaliti a un pregiudicato di 53 anni che teneva un cavallo nel suo garage. Nel box è stato rinvenuto il cavallo, un meticcio di sesso maschile dell’età di circa un anno, con una macchia bianca sulla fronte, che non aveva microchip, né documento di accompagnamento e, soprattutto, non era mai stato sottoposto ai controlli sanitari. Nella mattina del 6 luglio 2023, tra le 5 e le 6, a Messina, sulla via Catania, all’altezza dell’incrocio con la via Salandra, un cavallo che, stando ad alcune testimonianze, si è imbizzarrito sganciandosi dal calesse, ha iniziato una corsa furiosa andando poi a sbattere con un muro, morendo. Contestato il maltrattamento di animali al fantino del cavallo morto. L’ipotesi è che “Siciliano bello”, il cavallo stramazzato al suolo, fosse impegnato in un allenamento pre-gara clandestina. L’informativa inviata in Procura contiene due nominativi; uno è quello del proprietario, un catanese a cui si è risaliti tramite il microchip, l’altro è il suo custode, un giovane messinese residente che era sul calesse. Non è la prima volta che accadono fatti simili: nell’aprile del 2011 un cavallo morì a seguito delle ferite riportate in uno scontro con auto parcheggiate dopo una corsa disperata. Saranno le indagini a stabilire le cause e le responsabilità di questo, ma il sospetto che il cavallo sia stato utilizzato in una corsa clandestina o in attività di allenamento funzionale alle gare illegali è molto forte, viste le modalità del fatto e il contesto in cui si è verificato.
Alla luce di tali fatti, il 25 luglio 2023, abbiamo inviato una PEC al Prefetto di Messina e al Sindaco della città nella quale, oltre a sottolineare la gravità del fenomeno corse clandestine nella città, abbiamo chiesto “di predisporre, attraverso la Polizia Locale e altri organi di polizia giudiziaria, controlli mirati sul territorio per individuare stalle abusive, ricoveri illegali, strutture dove vengono tenuti cavalli, anche al fine di dare piena applicazione alle norme sull’anagrafe degli equidi”.
Il 20 ottobre – continua – lungo via Serbatoio a Niscemi (CL), i poliziotti del commissariato di Niscemi sono intervenuti interrompendo una corsa clandestina, identificando tutti i partecipanti e segnalando i fatti alla procura del Tribunale di Gela, dove è in corso un procedimento penale. I reati contestati agli indagati, a vario titolo, sono competizione non autorizzata e pericolosa per l’integrità degli animali e interruzione della circolazione stradale.
Nel mese di febbraio 2024 il Questore della provincia di Caltanissetta, Pinuccia Albertina Agnello, ha emesso 27 provvedimenti di avviso orale nei confronti dei responsabili della corsa clandestina di cavalli. La misura di prevenzione dell’Avviso orale, prevista dal “Codice antimafia”, si applica a coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, connotati da un profilo di pericolosità sociale. Al fine di impedire il reiterarsi di condotte illecite in danno dell’ordine e della sicurezza pubblica, con il provvedimento emesso dal Questore i destinatari dello stesso sono stati invitati a cambiare condotta.
I poliziotti della Squadra Mobile di Frosinone e quelli del Servizio centrale anticrimine della Polizia di Stato e della Divisione anticrimine della Questura, il 9 novembre 2023, hanno eseguito un sequestro di beni per un milione di euro a 11 persone legate alla criminalità organizzata a Sora, in provincia di Frosinone. Nei due anni d’indagine, gli investigatori hanno potuto accertare che i destinatari del provvedimento di sequestro, tutti di etnia rom e stanziati nella provincia di Frosinone da molti anni, avevano accumulato un patrimonio sproporzionato rispetto alle loro capacità reddituali, mediante l’impiego dei proventi delle attività illecite legate al traffico di sostanze stupefacenti, all’usura, estorsione e corse clandestine di cavalli. Si tratta degli stessi indagati già sottoposti a misure di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Ultima Corsa” di settembre 2022, condotta dalla Squadra Mobile di Frosinone. A testimonianza che anche le scommesse sulle corse clandestine fossero un altro provento illecito della famiglia, la diffusione sui social delle corse clandestine di cavalli avvenute per le strade deserte della città di Sora nel pieno del lockdown per il Covid 19.
Nel mese di novembre 2023, i Carabinieri della Stazione di Biancavilla (CT) hanno effettuato un servizio perlustrativo delle periferie rurali del paese, dove all’interno di un terreno di contrada “Scirfi”, hanno scoperto un fabbricato abusivo in mattoni, adibito a stalla, in cui era stato richiuso uno cavallo di colore rosso-fulvo. All’interno della stalla abusiva sono stati diversi farmaci veterinari. Alla struttura mancava il codice di stalla e il cavallo era privo di passaporto.
Illegalità e cavalli
“Nell’inchiesta sul presunto voto di scambio politico-mafioso e corruzione che ha portato, nel mese di aprile 2024, all’arresto di un ex consigliere comunale di Palermo, M. R., sarebbero emerse, secondo l’accusa, anche, “pensanti ingerenze” nei confronti della società che gestisce l’Ippodromo di Palermo. Secondo gli investigatori dell’Arma, coordinati dalla Dda di Palermo, R. avrebbe condizionato l’operato della società perché “si piegasse al volere dei suoi referenti mafiosi e concorrendo con questi ultimi nella commissione di estorsioni aggravate, ai danni di liberi professionisti che avevano svolto incarichi per conto di quella realtà economico-sportiva e che sono stati costretti, con la minaccia, a rinunciare, in tutto o in parte, al loro compenso”. Non è certo la prima volta che si registrano interessi criminali per l’ippodromo di Palermo. Nel 2017 il prefetto della città chiuse con interdittiva antimafia la struttura per la “presenza di un sistema di condizionamenti e di infiltrazioni mafiose”. Poi dopo quattro anni l’ippodromo fu riaperto e affidato ad una nuova società. Ovviamente la giustizia farà il suo corso e vale la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. All’inizio di febbraio 2023, i carabinieri della stazione di Carbonara di Nola (NA), insieme ai Carabinieri forestali di Roccarainola e personale dell’ufficio veterinario dell’Asl Napoli 3/Sud, hanno denunciato per gestione di rifiuti non autorizzata e abusivismo edilizio un uomo già noto alle forze dell’ordine. Durante i controlli in un maneggio gestito dal soggetto, i militari hanno trovato un deposito con all’interno rifiuti speciali pericolosi bruciati, tra flaconi di medicinali esausti, siringhe e altro materiale per uso medico. Sequestrata anche una struttura costruita abusivamente. All’interno della stessa 10 box e stalle per cavalli. Il fabbricato era costruito su un’area ad alto indice sismico. Notificate, inoltre, diverse prescrizioni riguardo le condizioni di salute degli animali. “Quei cavalli non si toccano”. Questa la minaccia fatta arrivare ad un imprenditore della provincia di Cosenza per “indurlo” a rinunciare ad un servizio di trasporto e custodia di cavalli per conto di un Comune della provincia di Reggio Calabria, che lo richiedeva a seguito dello sgombero di un centro ippico. La vittima ha denunciato il tutto alla polizia e, al termine dell’indagine svolta dalla Squadra Mobile di Cosenza, nel mese di febbraio 2023, quattro persone sono state arrestate con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il titolare del maneggio, per evitare l’esecuzione del provvedimento, avrebbe contattato due persone inserite nella criminalità reggina e cosentina, affinché facessero arrivare le minacce al destinatario. I fatti risalgono al settembre del 2022, periodo in cui il maneggio dell’indagato era ormai sull’orlo della chiusura. Su quel fondo di proprietà comunale, infatti, incombeva un’ordinanza di sgombero decretata a seguito del mancato pagamento dei canoni d’affitto, inadempiente anche sul fronte di una bonifica dell’area alla quale avrebbe dovuto provvedere.
Come spesso accade in casi come questi il problema principale è rappresentato dalla ricollocazione degli animali: dodici cavalli, sei asini e due pony. L’amministrazione comunale ha pensato di affidarli in custodia a un allevatore cosentino, da qui le minacce. L’attività investigativa, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, è stata svolta con accertamenti documentali e attività tecniche di intercettazione. Il 7 dicembre 2023, in provincia di Taranto, due persone, padre e figlio, avrebbero, secondo l’accusa, organizzato un’aggressione contro altre due persone per una questione legata all’utilizzo di cavalli da traino per una festa padronale. Il figlio ha sparato e per errore ha colpito il padre ad una coscia; l’uomo è morto dopo poco”, sottolinea.
Combattimenti
“I combattimenti tra animali rappresentano un fenomeno complesso che coinvolge soggetti diversi: i casi più diffusi sono riconducibili a persone “fissate” per i cani da presa, ad allevatori di cani lottatori, ad estimatori di “razze” combattenti. Vi è molta criminalità comune, con delinquenti che sovente sono anche allevatori abusivi e trafficanti di cani cosiddetti “lottatori”. Non mancano però casi riconducibili alla criminalità organizzata: esiti giudiziari hanno accertato il coinvolgimento di elementi appartenenti alla camorra, alla sacra corona unita, al clan Giostra di Messina e ad alcune ‘ndrine. Diversamente da quello che accade per il mondo delle corse clandestine di cavalli, il coinvolgimento della criminalità organizzata è a titolo personale, da parte di alcuni esponenti dei clan, e non come attività di business del clan. Finora non vi sono stati esiti giudiziari che hanno dimostrato che i combattimenti tra cani rientrino nelle attività programmate e organizzate dai clan, ma appare improbabile che esponenti o appartenenti ad un sodalizio possano organizzare simili attività criminali senza perlomeno un tacito assenso da parte della “famiglia” malavitosa. Il reato in esame è sanzionato dall’Articolo 544-quinquies – (Divieto di combattimenti tra animali) – “Chiunque promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 50.000 a 160.000 euro. La pena è aumentata da un terzo alla metà: 1) se le predette attività sono compiute in concorso con minorenni o da persone armate; 2) se le predette attività sono promosse utilizzando videoriproduzioni o materiale di qualsiasi tipo contenente scene o immagini dei combattimenti o delle competizioni; 3) se il colpevole cura la ripresa o la registrazione in qualsiasi forma dei combattimenti o delle competizioni. Chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato, allevando o addestrando animali li destina sotto qualsiasi forma e anche per il tramite di terzi alla loro partecipazione ai combattimenti di cui al primo comma è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica anche ai proprietari o ai detentori degli animali impiegati nei combattimenti e nelle competizioni di cui al primo comma, se consenzienti. Chiunque, anche se non presente sul luogo del reato, fuori dei casi di concorso nel medesimo, organizza o effettua scommesse sui combattimenti e sulle competizioni di cui al primo comma è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro”. L’ultimo comma dell’articolo 544-quinquies del c.p. prevede che “chiunque, anche se non presente sul luogo del reato, fuori dei casi di concorso nel medesimo, organizza o effettua scommesse sui combattimenti e sulle competizioni di cui al primo comma è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro””, aggiunge.
“La diminuzione delle attività di polizia giudiziaria, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, non corrisponde, in realtà, ad una riduzione dell’attività criminale che continua e che da tempo ha trovato nuovi canali organizzativi, come pagine e gruppi Social. Negli anni scorsi sono state portate a termine diverse inchieste che hanno dimostrato come i gruppi criminali dediti alle lotte clandestine siano diramati su tutto il territorio nazionale e facciano un uso spregiudicato dei Social. Molti di questi gruppi utilizzano Internet per fissare incontri, organizzare i combattimenti, pattuire scommesse, comprare e vendere cani”, ultima. cdn/AGIMEG