Pucci (Pres. As.Tro): “A Modena fronte proibizionista. Piuttosto che chiudere aziende che operano nella legalità, ci si dovrebbe assumersi la responsabilità di promuovere una legge per l’abolizione del gioco legale”

“In qualità di associazione di rappresentanza degli operatori del gioco legale, abbiamo ascoltato con attenzione le Sue dichiarazioni, in risposta ad alcune interrogazioni, nel corso della seduta del Consiglio comunale del 4 aprile 2022. L’oggetto delle interrogazioni riguardava lo stato applicativo, nel Comune di Modena, della Legge Regionale 5/2013 anche alla luce di una recente pronuncia del Consiglio di Stato che, in sede cautelare, ha accolto l’istanza di un concessionario del gioco volta ad ottenere la sospensiva di un provvedimento di chiusura di una sala giochi adottato in applicazione della legge regionale 5/2013.
Con riferimento all’interpretazione che di tale pronuncia è stata data dagli esponenti del settore del gioco lecito, Lei, nel liquidare con un certo scherno la rilevanza di tali esternazioni (come se provenissero da soggetti non titolati ad esprimerle), ha, al contempo, espresso la sua personale opinione attribuendole, implicitamente, l’autorevolezza di una <<interpretazione autentica>>. L’opinione che Lei ha espresso è che questa pronuncia sarebbe palesemente sbagliata e che quindi, trascorsi i novanta giorni dalla cessazione dello stato d’emergenza, l’amministrazione comunale andrà comunque avanti per la sua strada. Inoltre, ha sostenuto che gli effetti del provvedimento di sospensiva sarebbero temporalmente limitati al suddetto periodo di novanta giorni. Se il suo riferimento è stato, come è legittimo ritenere, all’ordinanza della quinta sezione del Consiglio di Stato n. 780/2022 (pubblicata il 18/02/2022), il palese errore risiederebbe, non nella decisione del Consiglio di Stato (che comunque, giova ricordarlo, è il giudice di ultima istanza nel processo amministrativo), ma nella sua lettura ed interpretazione di detta ordinanza cautelare. Non siamo certo noi a dover sindacare su quello che Lei debba o meno riferire ai consiglieri comunali, ma, a nostro sommesso avviso, sarebbe stato opportuno che il Consiglio Comunale, oltre ad ascoltare il suo personale giudizio sull’ordinanza del CdS, fosse stato messo a conoscenza che la stessa ha sospeso (fino alla conclusione del giudizio di merito, quindi non per novanta giorni come da Lei sostenuto) il provvedimento di chiusura della sala giochi perché ha ritenuto, prima facie, che <<il provvedimento impugnato si traduce in un sostanziale effetto espulsivo dell’attività del gioco lecito dal territorio comunale>>. Quindi, quell’opinione dei <<gestori>> che Lei ha liquidato con sufficienza, non era un’opinione ma il risultato di una corretta lettura dell’ordinanza”. E’ quanto sottolineato nella lettera aperta del Presidente Astro, Massimiliano Pucci, indirizzata all’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Modena, Dott. Andrea Bosi dopo le dichiarazioni date, in risposta ad alcune interrogazioni, nel corso dell’ultima seduta del consiglio comunale.

“Se invece non si riferiva a questa ordinanza, che però riguarda nello specifico il Comune di Modena, ci apparirebbe strano che Lei abbia omesse di riferirne in sede di risposta alle interrogazioni dei consiglieri. Peraltro, sempre in merito alle questioni che pone l’attuale legge regionale, La informiamo che, con riferimento ad un altro comune dell’Emilia-Romagna, il CDS ha incaricato l’Università di Milano per verificare l’eventuale effetto espulsivo di attività economiche lecite per effetto dell’applicazione della L.R. 5/2013.
Sono quindi temi importanti, che dovrebbero stimolare riflessioni serene e costruttive anziché prese di posizione influenzate da pregiudizi ideologici. Ad esempio, si dovrebbe tenere nella giusta considerazione il fatto che, nel caso dovesse essere accertato l’effetto espulsivo e dichiarata l’illegittimità costituzionale della legge, sorgerebbero grossi problemi da risolvere con riguardo alle innumerevoli attività che, nel frattempo, sono state costrette a chiudere e con i rispettivi dipendenti, i quali sono stati espulsi dal mondo del lavoro non per effetto di una crisi aziendale ma per la volontà politica del legislatore regionale, quella volontà che Lei convintamente mostra di condividere. L’obiettivo dichiarato nell’emanazione della Legge Regionale 5/2013 era quello di prevenire la dipendenza da gioco. Ma Lei, non menzionando alcun risultato su tale importantissimo fronte, si è invece limitato a rivendicare con entusiasmo il numero rilevante di aziende di cui tale legge ha provocato la chiusura, senza peraltro mostrare alcun segno di umana solidarietà verso le persone che hanno perso il lavoro. Che la legge 5/2013 non abbia apportato alcun benefico effetto sulla lotta alla dipendenza da gioco lo dice infatti proprio la Giunta regionale nell’ultima relazione valutativa delle legge, ove a pagina 7 è affermato: << Il numero di persone assistite dai servizi per le dipendenze delle AUSL è in costante aumento>>. E tale affermazione si riferisce all’intero periodo di vigenza della legge”, aggiunge.

“Stupisce anche che Lei abbia citato, come esempio della necessità di proseguire nella politica proibizionista fin qui adottata, proprio il caso di un CTD che esercitava l’attività abusiva di raccolta scommesse, non tenendo conto che quello è un tipico caso di esercizio illegale della raccolta di gioco che potrà essere perseguito, anche attraverso la chiusura dell’esercizio, non grazie alla legge 5/2013 (che infatti mira a colpire soltanto le imprese del gioco legale) ma per effetto di quelle leggi dello Stato che hanno istituito l’attuale sistema del gioco pubblico legale che invece Lei sta combattendo insieme all’amministrazione regionale. Si tratta di quel sistema di regole che ha fissato una cornice di severi limiti (anche soggettivi) entro cui l’offerta di gioco può essere legittimamente esercitata. Quando la strategia politica che ha ispirato la legge 5/2013 sarà portata a compimento, esercizi illegali come quello da Lei citato nel suo intervento avranno il monopolio dell’offerta di gioco nel territorio della Regione. Forse non ricorderà che proprio nella Regione Emilia-Romagna si è svolto il più importante processo contro il gioco illegale gestito dalla criminalità organizzata mai celebratosi in Italia (processo Black Monkey) in cui l’associazione che presiedo si costituì parte civile proprio a tutela di quegli imprenditori che svolgono la loro attività nel pieno rispetto delle legge dello Stato e che contribuiscono in modo rilevante al gettito erariale per circa 12 miliardi di euro l’anno (fatta eccezione, ovviamente, per il periodo della chiusura dovuta alle norma anti Covid)”, continua.

“Noi rispettiamo la Sua posizione finalizzata all’abolizione del gioco legale, riteniamo però che il fronte proibizionista, piuttosto che procedere attraverso interventi surrettizi finalizzati alla chiusura delle aziende che operano nella legalità o a rendere impossibile la loro sopravvivenza e con la denigrazione degli imprenditori che operano legalmente in questo settore, dovrebbe assumersi la responsabilità di promuovere, attraverso i rappresentanti dei rispettivi partiti presenti in Parlamento, una legge statale per l’abolizione del gioco legale. Potrà così aprirsi un dibattito coerente e in piena trasparenza sugli effetti di tale scelta sulla tutela della legalità, sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, sulla tutela dei giocatori, sulla garanzia dei prodotti che verranno messi a disposizione degli utenti dalle organizzazioni criminali, sul possibile dirottamento dei ricavi dalle casse dello Stato a quelle delle organizzazioni criminali e, di conseguenza, spiegare ai cittadini come lo Stato intenderà rimpiazzare quei 12 miliardi annui provenienti dal sistema del gioco legale e che attualmente affluiscono nelle sue casse. A meno che non si creda che l’abolizione dell’offerta legale di gioco sia in grado di determinare anche l’abolizione della domanda. Questa non sarebbe però un’aspirazione credibile: basterebbe documentarsi su quello che accadeva in Italia, in materia di gioco clandestino, negli anni che hanno preceduto la legalizzazione. La nostra associazione nutre da sempre il massimo rispetto per le persone che ricoprono incarichi politico-istituzionali, in quanto, al di là delle opinioni che ciascuno può professare, rappresentano comunque la volontà della cittadinanza. Ed è in virtù di questo rispetto che auspichiamo, rendendoci immediatamente disponibili, l’apertura di un confronto sereno e costruttivo su un tema la cui complessità e delicatezza non abbiamo mai inteso porre in discussione”, ha concluso. cdn/AGIMEG