Provincia Trento: modifica legge sul gioco al centro del dibattito in IV Commissione. Ass. Segnana: “Necessario confronto più ampio sul tema, magari anche dedicando all’argomento una commissione ad hoc”

Nella provincia di Trento, dopo un’analisi della situazione e dei cambiamenti avvenuti negli ultimi 5 anni nel settore degli apparecchi da gioco, la Provincia valuterà se sarà o non sarà il caso di adottare provvedimenti in merito. La materia, infatti, è già stata disciplinata nel Trentino dalla legge provinciale 13 del 2015 per la prevenzione e la cura della dipendenza da gioco. Secondo quanto stabilito dalla normativa, entro il mese di agosto di quest’anno le slot dovranno essere rimosse dai pubblici esercizi che distano meno di 300 metri dai luoghi sensibili. Apparecchi che dovranno scomparire anche dalle sale gioco entro l’agosto del 2022. L’ipotesi di una eventuale revisione della legge anche sulla base dei dati aggiornati al 2019 che la Provincia metterà a disposizione, è emersa dalle dichiarazioni dell’assessora alla salute e al welfare Stefania Segnana, al termine dell’audizione dedicata dalla Quarta Commissione all’ascolto dei rappresentanti del Sapar.

Il presidente nazionale del Sapar, Domenico Distante, ha chiarito subito che la volontà dell’associazione è di collaborare con le pubbliche istituzioni come la Provincia e le forze dell’ordine nella lotta agli apparecchi da gioco illegali. Distante ha tuttavia aggiunto che il Sapar, pur condividendo la necessità di contrastare la ludopatia, deve anche tutelare le imprese che chiuderebbero i battenti se entro l’agosto di quest’anno, come prescrive la legge provinciale, dovessero privarsi di apparecchi da gioco che sono invece legali. Per Distante la normativa è sbagliata perché colpisce solo una tipologia di gioco, le slot. Inoltre secondo il presidente del Sapar, a causa del distanziometro le imprese dotate di slot e apparecchi leciti e certificati dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che costituiscono circa l’85% tra sale e pubblici esercizi nel Trentino, sarebbero costrette a chiudere con gravi conseguenze dal punto di vista occupazionale anche per l’indotto. Ancora – ha ricordato Distante – l’esperienza di altre regioni d’Italia come il Piemonte ha dimostrato che l’introduzione del distanziometro ha ridotto il gioco legale ma ha favorito quello illegale gestito dalla criminalità organizzata. Il presidente dell’associazione gestori ha quindi sottolineato il dovere del Sapar di difendere le imprese che hanno investito e agiscono alla luce del sole, perché possano continuare ad esistere e far lavorare i dipendenti. E ha ricordato che entro il febbraio 2019 il settore dei giochi doveva essere riordinato da una legge nazionale che poi, però, non ha più visto la luce. L’auspicio è comunque che si arrivi ad una disciplina nazionale del comparto. Il presidente dell’associazione ha concluso evidenziando che il Sapar chiede alla Provincia di salvaguardare almeno le sale gioco esistenti attraverso il ripensamento della legge del 2015.

Devid Moranduzzo della Lega, intervenuto in occasione della discussione, si è espresso contro il gioco d’azzardo praticato non tanto nei piccoli locali, nei tabacchini e nei pubblici esercizi molti dei quali chiuderebbero senza le macchinette, ma nelle sale gioco aperte fino a notte fonda. A suo avviso nelle sale gioco i controlli sono assenti. Mara Dalzocchio della Lega ha rilevato che i problemi sanitari legati al gioco sono un tema entrato da anni nell’agenda politica sia a livello nazionale che in campo locale. Vi sono molte imprese che hanno investito in questo settore e che reclamano giustamente il diritto a continuare a svolgere la loro attività del tutto legale. Dalzocchio ha indicato nell’effettuazione di maggiori controlli e nell’utilizzo della tessera sanitaria i possibili deterrenti per preservare le sale da gioco legali e colpire le attività illegali. In ogni caso il problema è la spesa sociale e sanitaria che sta aumentando a causa delle ludopatie e dalle famiglie distrutte da questo fenomeno. invece, Luca Zeni del Pd ha osservato che la questione è più di natura giuridica e per questo anche la Provincia ha legiferato a sostegno della prevenzione per combattere la ludopatia favorita, secondo le associazioni che se ne occupano, più dagli apparecchi nei piccoli locali come bar e tabacchini che dalle sale gioco. Il rischio secondo Zeni è che contro l’attuazione in Trentino del distanziometro previsto dalla legge provinciale i gestori dei locali presentino un ricorso a fronte del quale venga riconosciuta l’illegittimità costituzionale di questa norma con la conseguente richiesta di un risarcimento danni alla Provincia. Lucia Coppola di Futura ha ribadito che l’obiettivo istituzionale della Provincia è la tutela dei cittadini anche se vi sono sale gioco che svolgono la loro attività in modo legale. A difesa della legge provinciale Coppola ha aggiunto che i gestori dei locali interessati avevano 5 anni per adeguarsi alla norma sulle distanze e ora non si sa se un eventuale rinvio dell’attuazione avrebbe effetti positivi. La consigliera ha concluso ricordando l’obbligo della Giunta di relazionare sullo stato di attuazione della legge provinciale anche per la parte riguardante la formazione degli operatori e il numero dei partecipanti. Alessia Ambrosi della Lega si è dichiarata a favore del “gioco sano” e per la tutela delle imprese come le sale gioco che svolgono in modo legale la loro attività. Nel Trentino la chiusura delle sale gioco causerebbero alle casse della Provincia una perdita stimata in circa 80 milioni di euro. Ecco perché secondo Ambrosi attraverso la legge provinciale occorre intensificare le azioni di contrasto alla ludopatia soprattutto mediante una corretta campagna di formazione e di informazione.

Il presidente del Sapar, Domenico Distante, ha risposto in occasione dell’audizione assicurando che le sale gioco sono pronte a chiudere se lo Stato decidesse che il gioco pubblico fa male, ma ha ribadito che non è accettabile la penalizzazione dei soli locali che offrono le slot. Il punto a suo avviso è che occorre puntare sulla prevenzione attraverso la formazione degli operatori, mentre il proibizionismo favorisce il gioco illegale. Secondo Distante, insomma, vi è una discriminazione inaccettabile nei confronti dei gestori delle sale da gioco e delle slot rispetto ad altre tipologie che sono invece tollerate. Quanto al distanziometro, il presidente ha ribadito che non servono a nulla perché i giochi sono già inaccessibili ai minori di 18 anni. Quanto a tabacchi e bar, non si tratta di fare differenze rispetto alle sale gioco perché tutti questi locali hanno le slot che i gestori hanno l’obbligo di rimuovere. E i bar privi di questi apparecchi rischiano di chiudere. Se la legge provinciale non dovesse essere modificata cancellando la norma sulle distanze, scomparirebbero i giochi pubblici offerti dai bar a tutto vantaggio dei giochi illegali molto più dannosi. Sapar chiede quindi al Consiglio provinciale di eliminare le distanze. Quanto alla prevenzione, il Sapar condivide l’obbligo imposto agli esercenti di partecipare ai corsi di formazione e le sanzioni per chi non li fa. Distante ha precisato che il Sapar non ha siglato alcun accordo con il Ministero della salute ma solo campagne di informazione. E ha aggiunto che la tessera sanitaria è entrata in vigore dal 1° gennaio di quest’anno esclusivamente per alcuni apparecchi da gioco e solo nelle sale. Il delegato regionale del Sapar, Giancarlo Alberini, ha avvertito che l’estromissione delle slot dai locali dove si possono giocare pochi euro potrebbe favorire le sale in cui si trovano apparecchi con un costo partita maggiore e una maggiore possibilità di vincita e perdita. Mantenere i giochi nei pubblici esercizi ostacolerebbe questa deriva.

Così, l’assessora Segnana ha segnalato che su questo settore la Provincia dispone di dati online aggiornati al giugno 2019 che metterà a disposizione dei commissari. Sarebbe a suo avviso corretto che dopo questa audizione se ne prevedessero altre per un’analisi e un confronto più ampi sul tema, magari anche dedicando all’argomento una commissione ad hoc. Puntare molto sulle distanze dalle scuole è un deterrente ma secondo Segnana non basta, per cui la politica dovrà puntare anche ad altre forme di tutela. E sull’argomento ha proposto un apposito incontro con i consiglieri.

Il presidente della Quarta Commissione Claudio Cia, di Agire, ha concluso osservando che il gioco pubblico è stato un po’ demonizzato con la legge provinciale mentre si trattava principalmente di arginare gli effetti negativi dell’utilizzo patologico di queste apparecchiature. Occorre quindi garantire interventi contro la ludopatia ma anche a difesa delle attività che offrono il gioco lecito. Si tratta di evitare due ingiustizie: la prima contro la categoria di imprese che svolgono questa attività e l’altra per le famiglie che vengono distrutte dall’abuso dei giochi. Ma vi sono anche famiglie distrutte dall’alcol e da altre dipendenze. L’importante è rendere operativi i nuovi strumenti che sono stati recentemente introdotti, come l’uso della tessera sanitaria e i corsi di formazione obbligatori per tutti gli esercenti prima di aprire l’attività. cdn/AGIMEG