Tar Sardegna difende le fasce orarie di Sassari: la ludopatia è un fatto notorio

Il Tar Sardegna difende le fasce orarie contro il gioco adottate dal Comune di Sassari e respinge il ricorso intentato da una sala. Il Sindaco di Sassari aveva adottato una prima ordinanza nell’aprile 2017, poi a giugno 2017 ha varato un secondo provvedimento che detta la disciplina attuale. Slot e vlt possono restare accese per 8 ore al giorno: nei locali promiscui, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 18 alle ore 23.00; nei locali dedicati dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 18.00 alle ore 1.00. La sala ha dapprima cercato di sostenere che il Sindaco non disponesse dei poteri necessari per effettuare un simile intervento, ma il Tar ha ricordato che la Corte Costituzionale – già nel 2014, decidendo sui casi di Rivoli e Santhià – aveva riconosciuto che  “il sindaco può disciplinare gli orari delle sale giochi e degli esercizi nei quali siano installate apparecchiature per il gioco e che ciò può fare per esigenze di tutela della salute, della quiete pubblica, ovvero della circolazione stradale”.

Il Tar ha anche riconosciuto che l’istruttoria effettuata dal Sindaco prima di adottare l’ordinanza sia sufficiente. Per il Collegio, infatti, “si è in presenza di dati sufficientemente circostanziati e significativi”. “Deve prima di tutto evidenziarsi, in termini generali, come nell’attuale frangente storico la ludopatia costituisca fenomeno patologico notoriamente diffuso in ampi strati della popolazione italiana” si legge nella sentenza. Inoltre il provvedimento fa leva sui “dati pubblicati sul sito istituzionale del Consiglio regionale, dai quali emerge che la Sardegna si colloca tra le prime regioni italiane per diffusione del gioco d’azzardo, nonché, per la specifica realtà sassarese, la relazione del Servizio Dipendenze della A.S.L. di Sassari, richiamata nella motivazione dell’ordinanza n. 19/2017, da cui emerge che nel 2016 i pazienti affetti da ludopatia che si sono rivolti al Servizio sono n. 41 e che, inoltre, il numero di pazienti sassaresi che possono presumersi affetti dal disturbo è ragionevolmente stimabile in una percentuale dell’1,6% della popolazione totale”. lp/AGIMEG