Sport e alcol sì, sport e gioco no: le contraddizioni italiane

Non si tratta di una novità, esiste già da qualche anno. Ma in un periodo nel quale si parla quasi continuamente di divieti, spese immorali e tutela dei minori, l’iniziativa “A tutta birra” che si terrà il prossimo 5 ottobre a Milano, lascia un po’ perplessi. Si tratta di una maratona, suddivisa in tre diverse gare. Il premio? Per la “classica” maratona di 10 chilometri dei “Beer bonus” più o meno consistenti a seconda del tempo impiegato per percorrere la distanza: 3 birre per un percorso in meno di 44 minuti, 2 birre se in meno di 53 minuti ed una birra se in meno di un’ora e 10 minuti. Ma quest’anno gli organizzatori hanno deciso di rendere la manifestazione il “più possibile aperta a tutti, anche e soprattutto alle famiglie”. Ed ecco che è stata creata la “Kids Run”, una corsa dedicata ai più piccoli (dai 6 agli 11 anni con un percorso di 500 metri e dai 12 ai 17 anni, con una distanza di 1 chilometro), dove naturalmente non si viene premiati con una birra ma con succhi di frutta biologici. Altra novità della prossima edizione, la “Walking Race”, nella quale si ha l’obbligo di camminare per fare un percorso di 5 chilometri. Come premi si parte ancora dalle 3 birre per chi chiude la gara in meno di 40 minuti, 2 birre in meno di 50 ed una birra in meno di un’ora. Insomma, più di una domanda dovrebbe venire spontanea non solo agli organizzatori ma anche a chi ha permesso questa manifestazione. La prima, più etica, riguarda l’abbinamento sport-alcol: è davvero così morale abbinare una sana competizione sportiva ad una bevanda alcolica? E inoltre, come si può pubblicizzare un evento dove come premio viene data una bevanda alcolica? E, soprattutto, visto che per i giochi i minori devono essere, giustamente, tutelati e non si possono avvicinare a luoghi dedicati al gioco, come è possibile che invece in una manifestazione dove si viene addirittura premiati con dell’alcol si cerchi il coinvolgimento maggiore dei minori? Qualcuno potrebbe rispondere: “sì, ma una birra non ha mai fatto male a nessuno”. Vero, ma lo stesso principio allora dovrebbe valere per tutto. Bisogna anche dire che in Italia la pubblicità sull’alcol non è vietata. Ma anche su questo punto sorgono tante perplessità. L’alcol è infatti al secondo posto tra le dipendenze: la principale dipendenza in Italia è quella da fumo (10,3 milioni di persone), seguita da alcool (circa 8,3 milioni di persone). Seguono poi i social network (6,3 milioni) e la droga (4 milioni). Il gioco è solo all’ottavo posto, con 1,5 milioni di persone a rischio (non problematiche), secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. E di fumo, alcol e droga si muore: sono decine di migliaia i decessi ogni anno. Ma la pubblicità sugli alcolici è autorizzata, mentre quella sui giochi è vietata. es/AGIMEG