Legge contrasto Gap Veneto, Baldin (cons. M5S): “Normativa troppo permissiva in fatto di orari”

“Un disegno di legge che consideriamo troppo poco incisivo”. Ha sottolineato la Consigliera regionale in Veneto Erika Baldin, intervenuta in Aula in rappresentanza del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle in occasione del dibattito relativo al Progetto di legge in materia prevenzione e cura del disturbo da gioco d’azzardo patologico approvato dall’Assemblea legislativa. “La nuova disciplina prevede misure come la distanza minima dei locali che installano le slot machine da luoghi sensibili quali scuole e ospedali, oltre che da fonti di approvvigionamento di denaro come le banche e i “compro oro”, ma solo per le sale gioco di nuova istituzione. Tutte quelle già esistenti godranno di deroghe che renderanno, di fatto, senza alcun limite la loro attività. Inoltre per tutti i locali in cui vengono installate slot machine la legge voluta dalla maggioranza è troppo permissiva in fatto di orari, prevedendo solo 6 ore di spegnimento delle slot machine e di chiusura delle sale gioco adducendo, a nostro avviso in maniera non motivata, un accordo a livello nazionale”, ha detto. “Un emendamento da noi presentato fissava in almeno 10 ore la sospensione quotidiana, ma è stato respinto così come quello con il quale chiedevamo venisse data libertà ai comuni nell’estendere autonomamente gli orari di spegnimento qualora sussistessero ragioni di maggiore tutela dei cittadini. La maggioranza che governa la regione finge di voler contrastare la piaga del gioco d’azzardo, ma in realtà, di fatto, sembra voler garantire i lauti guadagni di chi lo gestisce”, ha concluso. “Per noi è prioritario tutelare le giovani generazioni rispetto al grave rischio rappresentato dalle ludopatie, questa è una priorità sociale da difendere; l’impianto originario della Legge andava in tal senso, ma poi la proposta normativa è stata svilita per la mancanza di coraggio di incidere sull’esistente e si è persa così una preziosa occasione”, ha aggiunto in Aula Cristina Guarda (CpV). “Si doveva avere più coraggio, tentando di cambiare l’esistente anche mutuando norme vigenti in altre Regioni. Non c’è stato l’auspicato salto di qualità per tutelare veramente la salute delle persone”, ha concluso Patrizia Bartelle (IIC). cdn/AGIMEG