Giochi, Marco Dotti (giornalista): “Patologia non è scarso controllo del giocatore, ma effetto cercato dai produttori di machine gambling”

“Le vecchie slot machine erano con i rulli meccanici, come quella che si trova nella mostra al piano di sopra. Adesso sono macchine elettroniche e al posto dei rulli ci sono delle schede che stabiliscono come e quando devono essere erogate le vincite. E questo ha cambiato totalmente il paradigma del gioco com’era inteso fino agli anni ’90, quando era di competenza del ministero dell’Interno e non delle Finanze. Un passaggio di competenze che ha significato passare dal contenimento alla diffusione del gioco”. Ha introdotto così il suo intervento a Treviso alla cerimonia di premiazione del Premio Gaetano Cozzi che si è svolta questo pomeriggio, il giornalista Marco Dotti, che si è concentrato sui rischi che la diffusione del gioco d’azzardo ha comportato e comporta. “Quello che ha cambiato il panorama del gioco è l’investimento che si è fatto sulla tecnologia nel gioco d’azzardo. Oggi si parla di gamblification, che è arrivata dopo la gamification di cui si parla già da tempo, ed è una specifica disciplina del marketing più evoluto. La patologia non è un effetto perverso di uno scarso controllo del giocatore, ma l’effetto cercato dai produttori di machine gambling. La fidelizzazione passa dalla costruzione di un bisogno, attraverso un sistema di ricompense multiple”. gpm/AGIMEG