Beccalossi (Reg. Lombardia) ad Agimeg: “Non mi piace che i soldi per la cura delle ludopatie arrivino dal gioco stesso. Lo Stato per migliorare i servizi non ha bisogno dei soldi dei giochi”

L’attacco a testa bassa del gioco legale, la politica europea in tema di gioco, la tassazione ed altri temi caldi del settore del gambling sono trattati in una speciale intervista rilasciata ad Agimeg da Viviana Becccalossi, l’assessore all’Urbanistica della Regione Lombardia.

Attaccare sempre e comunque il gioco legale non rischia di avvantaggiare gli operatori illegali?

Se parliamo di scegliere tra Stato e criminalità organizzata la domanda non si pone nemmeno. Ma se l’equazione ‘più gioco legale uguale meno gioco illegale’ è indiscutibile e solo un pazzo potrebbe criticarla, c’è anche chi, come la sottoscritta e tanti amministratori pubblici di tutta Italia, non si accontenta di questo. Non critichiamo il sistema gioco e nemmeno la possibilità che ci sia un’offerta regolamentata, quanto l’eccesso dell’offerta, che in questi ultimi anni ha raggiunto livelli a mio avviso insopportabili.

Possiamo almeno riconoscere che è più facile confrontarsi con lo Stato, piuttosto che con le organizzazioni criminali?

Lo ripeto, il problema non è scegliere tra gioco controllato dallo Stato e traffici illegali. Il problema è che l’enorme gettito fiscale che ne deriva è diventato la scusa per riempire le tabaccherie di Gratta e Vinci, i bar di slot machine, le estrazioni del Lotto ogni cinque minuti e vedere che nelle sale gioco ormai si scommette su eventi virtuali. Senza cadere nel moralismo: non è che si sta approfittando del sistema gioco, ma soprattutto dei cittadini, per fare entrare nelle casse dello Stato soldi ‘facili’? Io credo che la parola etica, che ormai sembra essere passata di moda soprattutto quando si parla di politica, in questo casa serva ancora. E’ etico moltiplicare le occasioni di gioco utilizzando centinaia di migliaia di cittadini come bancomat? Io credo di no. A me tutto questo non piace.

In Europa si sta parlando di una normativa comune sul gioco. Quali sarebbero gli eventuali vantaggi e svantaggi?

Quando si parla di Europa che detta le regole mi vengono sempre in mente i provvedimenti cervellotici sulle misure della frutta o la taglia delle vongole imposte ai pescatori. Non è una battuta: dipende quali sarebbero le norme in discussione. Seguirebbero un percorso di regolamentazione, informazione sui rischi della ludopatia o parliamo di freddi calcoli da burocrati fatti di cifre e di possibili aumenti di incasso?

E’ capitato spesso che le politiche europee dell’austerity hanno portato ad aumentare le tasse su scommesse, slot e via dicendo. E’ giusto aumentare le tasse sul gioco o pensate che ricada tutto nelle tasche dei cittadini?

Nelle tasche dei cittadini il sistema gioco sta già attingendo da molto. Sia chiaro: tutto nella legalità e nella libera scelta di ciascuno. Diciamo che non mi scandalizzerebbe se un gratta e vinci costasse qualcosa in più e magari si evitasse di promettere a chi gioca di ‘vincere facile’, quando tutti sappiamo che a vincere è sempre il banco. 

Il maggior gettito fiscale proveniente dal gioco può essere impiegato in servizi per i cittadini. In che modo?

Aumentare i servizi ai cittadini, in qualunque settore, è sempre positivo. Però non mi piace chi dice di voler destinare alla cura dei malati di gioco parte dei proventi derivanti dal gioco stesso. Mi pare il classico discorso del cane che si morde la coda. E in Italia i soldi per migliorare i servizi possono essere recuperati anche tagliando gli sprechi. Non esiste che passi il messaggio ‘il Colosseo cade a pezzi, facciamo una bella lotteria’. Mi sa tanto di resa dello Stato. 

E quali iniziative avete organizzato a supporto?

Mi piace ricordare che Regione Lombardia, con due Bandi e 5 milioni di euro (quindi briciole se confrontate con le cifre che girano attorno a questo settore) abbia ottenuto una risposta straordinaria: più della metà dei millecinquecento Comuni lombardi coinvolti ma soprattutto oltre mille realtà della società civile che hanno partecipato e che permettono di parlare di ludopatia sul territorio. E per società civile intendo tutti: dalle parrocchie e la Caritas passando per i sindacati e la Camera del lavoro. Dalle scuole ai centri anziani, dai circoli culturali alle società sportive. Mi sembra che tutta questa mobilitazione sia un segnale importante. Perché al di là dei soldi incassati dallo Stato, delle pubblicità in cui i vip promettono vincite mirabolanti e di un’immagine tutta festosa c’è un mondo reale, che conosce i rischi di queste facili promesse e cerca di informare le fasce più deboli della popolazione sull’altra faccia della medaglia. pc/AGIMEG