Poto (dossier Azzardopoli), Con il gioco riciclati ogni anno 10 miliardi di euro

Celebre per le sue inchieste, Daniele Poto all’inizio del 2012 ha scosso il mondo dei giochi con il dossier Azzardopoli. La collaborazione con l’associazione Libera di Don Ciotti è proseguita anche nei mesi successivi, e il giornalista ha recentemente presentato una nuova stesura del rapporto in cui ha indagato ulteriormente la questione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore. Agimeg lo ha intervistato per approfondire alcuni aspetti del riciclaggio.

Nel dossier Azzardopoli, Lei fa riferimento a un dato nazionale sul fenomeno del riciclaggio, stimato in circa il 10% del Pil. Sostanzialmente afferma poi che il gioco si attesta sugli stessi livelli. Si può stimare quindi che nel mercato dei giochi 8-10 miliardi siano legati a questo fenomeno?

 

Non abbiamo documentazione scientifiche e ci dobbiamo basare sulle inchieste della magistratura, l’attività di polizia e le conclusioni pubbliche dei vari casi. Il valore complessivo dell’illegalità è complessivamente cresciuto nel mondo dell’azzardo. Dai 10 miliardi del 2011 ai 15 del 2012 in omologia all’aumento dei clan mafiosi che alla fine del 2011 erano 41, all’inizio del 2012 erano diventati 49 e oggi sono cresciuti fino a 52, secondo la nomenclatura degli scandali a disposizione e dell’esistente. Abbiamo modo ritenere che il riciclaggio sia la principale fonte di guadagno all’interno del recinto dell’illegalità costruibile sull’azzardo ed ecco che l’identificazione con una potenziale cifra di 10 miliardi è verosimile e credibile. La movimentazione del 2012 mi risulta essere di 88 miliardi anche se, stranamente (ma neanche troppo), i Monopoli non hanno mai fornita la cifra ufficiale perché non era strategicamente utile divulgarla nell’empasse governativa e statuale.

 

Esattamente, quando parliamo di riciclaggio attraverso i giochi, di che attività parliamo?

 

Il riciclaggio parte dalla richiesta di aprire una sala giochi e dai soldi spesi per creare location lussuose e costose dove ogni euro viene giustificato dalla Dia, dai bonifici per lavori di restauro, per lavori manuali. Si paga una tassa di partenza per pulire il denaro sporco. Poi al riciclaggio segue anche l’autoriciclaggio. Perché l’azzardo tira e dunque l’operazione diventa anche conveniente e restituisce almeno parte dell’investimento consentendo un’attività professionale apparentemente pulita e legale da parte di uno Stato che conferisce impulso all’azzardo e quindi dovrebbe compiacersi degli investimenti imprenditoriale di settore. Poi c’è il riciclaggio tecnico con le videolotteries che, incredibilmente, nell’indifferenza dei Monopoli, possono dare certificazione delle banconote giocate. E’ riciclaggio fantasioso anche quello dei camorristi campani o dei mafiosi baresi che comprano i biglietti del Superenalotto, quindi pulendo denaro che, in caso di controlli, può essere legittimato e giustificato dall’esibizione del tagliando vincente, acquistato dal reale vincitore

 

Ha citato le videolottery, il fatto che sul tagliando della vincita sarà necessario scorporare la giocata dal premio effettivo, ostacolerà chi vuole riciclare denaro?

 

Il tentativo di scorporare la giocata dal premio effettivo non risolve completamente il problema. Io sostengo che ci sia una funzionale sinergia tra comparto legale e illegale.

 

Sul gioco online si fa spesso confusione tra mercato legale e illegale: quanto si utilizzano i siti italiani e quanto quelli esteri? 

 

I siti “.com” sono giuridicamente incontrollabili. Ma bisogna anche notare che la politica legislativa dello Stato Italiano con i broker stranieri presenti in agenzia sul suolo nostrano è ambigua. Legislativamente sono clandestini, però sono tollerati perché dovrebbero portare reddito e essere tassati. L’ambiguità è il contrario di chiarezza e trasparenza sulla materia.

 

Cosa rende così difficile individuare il fenomeno? La normativa italiana, in particolare le norme che riguardano i giochi, è tra le più restrittive, cos’è che non funziona?

 

Potrei fare il paragone con l’evasione fiscale. La legislazione la tollera, la sopporta, ci convive. Come le istituzioni con la mafia. Nessuna radicalità. Come dire, un po’ di evasione è tollerata, un po’ di illegalità nell’azzardo va sopportata, se porta risorse al bilancio dello Stato. La legge anti-riciclaggio richiede risorse adeguate. Inoltre, per quanto riguarda l’azzardo sarebbe soprattutto decisivo il varo di una legge quadro di completo riassetto di sistema. Ma i politici la vogliono veramente? E sono gli stessi politici descritti nell’intervista delle Jene, quelli foraggiati dalle lobby e dunque asserviti all’azzardo?

 

gr/AGIMEG