Poso (dir. Ufficio ADI ADM): “Studio su autoesclusione importante opportunità per fornire strumenti al regolatore per migliorare l’offerta di gioco”

“Questo studio si inserisce nell’ambito del piano di sviluppo che i concessionari di apparecchi ogni anno effettuano sulla base di indicazioni che vengono date dall’Agenzia delle Dogane dei Monopoli e negli ultimi anni il piano di sviluppo è stato destinato fondamentalmente alla ricerca e agli studi proprio sui temi della prevenzione dei disturbi da gioco d’azzardo e per la tutela della salute”. E’ quanto ha detto Elisabetta Poso, direttrice ADM Ufficio Apparecchi da Intrattenimento, durante il convegno “L’autoesclusione nel gioco fisico” dell’Università di Tor Vergata.

“Tra le prerogative del gioco pubblico c’è proprio quello di offrire un’offerta di gioco dotata di requisiti di qualità di un certo livello. Nella qualità ci sono anche gli aspetti di prevenzione delle eventuali patologie derivanti dal gioco d’azzardo e credo che con questa ricerca sia stato centrato in pieno questo obiettivo. Ci sono tanti aspetti estremamente apprezzabili e legati sia al prestigio e all’affidabilità del soggetto che ha effettuato lo studio sia alla metodologia che è stata utilizzata, partendo proprio dal customer journey”.

“E’ anche molto apprezzabile l’approccio multidisciplinare che quindi cerca di mettere insieme gli approcci medico sanitari e quelli tecnologici, proprio al fine di arrivare a un unico obiettivo. Veramente apprezzabile anche la concretezza e l’attualità del tema perché ovviamente l’autoesclusione è uno degli elementi, dei principi e dei criteri che il legislatore ha inserito nella Legge Delega. E’ stata colta in pieno l’opportunità di fornire strumenti al regolatore proprio per migliorare l’offerta di gioco”.

“Ovviamente qui parliamo di un’autoesclusione diversa da quella del gioco a distanza. Nel gioco online l’autoesclusione è una misura presente da oltre 10 anni e insieme ad altre misure di tutela del giocatore, come per esempio la possibilità di inserire tetti di spesa, è tutto legato alla presenza dei conti di gioco e quindi a una rinuncia dell’anonimato da parte del giocatore. Il giocatore che vuole appunto giocare online nella rete legale rinuncia quindi al suo anonimato nel momento in cui apre il conto di gioco nel luogo fisico”.

“Il mondo del gioco è molto sensibile all’aspetto dell’anonimato, tant’è che, ad esempio, quando è stato introdotto l’uso della tessera sanitaria per giocare alle VLT, semplicemente per la verifica della maggiore età, ci sono stati degli impatti soprattutto nell’immediato abbastanza considerevoli. C’è stato proprio un calo della raccolta all’introduzione di questa di questa misura. Successivamente è stato chiarito che non si trattava di una misura legata all’acquisizione di dati personali ma semplicemente per il controllo della maggiore età”.

“Nella ricerca si individuano delle soluzioni apprezzabili soprattutto perché vanno a circoscrivere il soggetto che ricorre a questo tipo di misure. Non sono misure destinate alla generalità dei giocatori ma semplicemente laddove si può presentare un problema concreto di rischio e questo è assolutamente corretto e condivisibile. Non si può prevedere un meccanismo di cura e prevenzione uniforme per tutti i giocatori perché ognuno ha delle caratteristiche, dei livelli di rischio diversi”.

“E’ anche molto importante il tema della comunicazione perché è fondamentale che si rimarchi proprio il ruolo di queste misure, non con un ruolo punitivo ma proprio come aiuto e prevenzione al fine di una maggiore tutela della salute dei giocatori”. sb/AGIMEG