Totem, CTD, PVR, Slot: ecco dove va a “colpire” il gioco illegale

Finalmente tra i molti osservatori del mondo dei giochi, compresi quelli di rilievo istituzionale, comincia ad affermarsi la tesi che laddove si riduce l’area del gioco legale aumenta quella del gioco illegale. La prova la si è avuta durante il lockdown prima e la chiusura delle sale gioco dopo, quando è stato riscontrato, sia dalle Forze di polizia e da ADM sia dagli operatori di gioco, un aumento esponenziale del gioco illegale. La tesi bizzarra che il gioco illegale si nasconde anche in quello legale e che, quindi, vietando (o riducendo drasticamente) il primo si contrasterebbe anche il gioco illegale, si è sciolta come neve al sole. Un po’ come dire che se un panettiere, oltre a emettere regolari scontrini effettua una parte di vendite in nero, la soluzione è chiudere la panetteria. Il prossimo passo sarà quello di renderci conto che il gioco illegale è, sotto il profilo della salute pubblica, molto più nocivo di quello legale, comunque, monitorabile e regolamentato. Non sarà un’impresa semplice, se solo si pensa che si è iniziato a parlare di “disturbo da gioco d’azzardo” solo dopo l’avvento del gioco legale, come se prima di questo momento non esistevano soggetti patologici, dipendenti dal gioco d’azzardo (quello irregolare, in nero, giocato nelle bische).

Il fenomeno del gioco illegale – che tante risorse drena dalle case pubbliche – comincia, quindi, ad essere analizzato dagli osservatori perché servono nuovi strumenti di contrasto, da affiancare alle tradizionali “visite” o ispezioni di punti vendita. Per costruire una strategia di efficace lotta al gioco illegale è necessario, prima di tutto, capire come tale pratica illecita si manifesta e di quali strumenti tecnologici essa si serve.

Le numerose inchieste giudiziarie condotte da Guardia di Finanza e altre Forze di polizia hanno confermato (ma non ce ne era bisogno) che anche le organizzazioni criminali si dedicano alla pianificazione del gioco d’azzardo, operando sia al di fuori sia nell’ambito del gioco legale. Possiamo ritenere che le aree dell’illecito nell’ambito del gioco pubblico riguardino essenzialmente i seguenti comparti:
a) il gioco fisico/on line mediante particolari apparecchiature collocate in pubblici esercizi (i c.d. “Totem”);
b) il gioco on line effettuato mediante siti irregolari oppure servendosi dei c.d. CTD (Centri Trasmissione Dati) o PDR (punti di ricarica);
c) l’alterazione degli apparecchi da divertimento (slot).
Nelle ipotesi di cui sub a) e b) – che possono essere realizzate utilizzando diversi strumenti tecnologici e sistemi di frode – il server o piattaforma illegale (cioè, per capirci, il “Banco” con il quale il giocatore punta) è collocato quasi sempre al di fuori dei confini nazionali, perché in questo modo sono più difficili i controlli e gli accertamenti, anche di natura tecnica.

Il “Banco”, però, deve poter essere raggiungibile dal giocatore italiano e questo può avvenire: o mediante il semplice collegamento ad Internet, su siti illegali (i famigerati “.com”), anche dalla propria abitazione, dove il giocatore è più o meno consapevole di giocare su piattaforme prive di concessione; o utilizzando punti vendita situati nel territorio dello Stato (che possono essere totalmente illegali oppure punti legali di regolari concessionari, che effettuano una parte della propria attività in nero, violando anche il contratto che intrattengono con il concessionario), che oltre ad offrire illegalmente gioco irregolare forniscono anche assistenza e, comunque, svolgono anche funzioni per così dire “promozionali”.

Non è un mistero che la criminalità organizzata colloca i “Totem” nei pubblici esercizi (Bar, Sale), sovente imponendone la presenza agli esercenti con la forza dell’intimidazione, per conseguire proventi “a nero”, esentasse e riutilizzabili per traffici illeciti. Da alcune indagini è inoltre emerso che la diffusione dei “Totem” aumenta con il diminuire dei margini della filiera, a causa dell’incremento di tassazione o delle misure di divieto che in alcune zone d’Italia impediscono il posizionamento dei punti gioco in alcuni territori (in altre parole, i pubblici esercizi che vedono svanire una fonte di reddito sono più facilmente permeabili alle proposte di operatori poco affidabili).

In tutti questi casi, si può anche continuare ad effettuare controlli “fisici” sui punti vendita. Ma è come cercare di asciugare l’acqua sul pavimento lasciando aperto il rubinetto.
Per una più efficace e moderna lotta al gioco clandestino:
-e necessario, in primo luogo, individuare la localizzazione delle piattaforme illecite e chiedere alla magistratura italiana di intervenire in collaborazione con le Autorità dei Paesi in cui i server sono collocati;
– inoltre, alcune esperienza operative hanno confermato che sovente dietro a queste organizzazioni criminali si celano soggetti italiani che vivono e risiedono in Italia e, quindi, possono essere facilmente rintracciabili. Pertanto, una capace attività di analisi documentale, opportunamente organizzata, potrebbe individuare le persone fisiche che si celano dietro agli schermi societari che offrono illegalmente gioco in Italia. rf/AGIMEG