Giochi, Fabio Felici (Dir. Agimeg) intervista Pier Paolo Baretta (MEF): “Tra le priorità razionalizzazione delle slot, confronto con Enti locali e rilancio dell’ippica”

Un mercato da razionalizzare senza perdere di vista equilibri importanti. Questo è uno dei punti principali dell’intervista rilasciata dal Sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Pier Paolo Baretta, al direttore di Agimeg Fabio Felici. Tra i temi toccati il rapporto con gli Enti locali, il contingentamento delle New Slot e questioni riguardanti settori specifici come l’ippica. Un’intervista dunque piena di spunti interessanti e un’ulteriore dimostrazione della volontà di condivisione e trasparenza del Sottosegretario Baretta.

Che idea si è fatto del mercato del gioco in Italia ma soprattutto che mercato vorrebbe?
L’idea è quella di un settore che tocca molti aspetti della vita quotidiana, dal sociale all’economia, dalla cronaca alla politica. E’ quindi un settore che bisogna esaminare con attenzione ed equilibrio. Il governo deve ad esempio tenere conto allo stesso tempo della presenza, ancora purtroppo non marginale, del gioco illegale ma anche di un eccesso di offerta di gioco legale. Quest’ultimo rappresenta si un presidio fondamentale contro l’illegalità ma è anche vero che non bisogna esagerare con un’offerta troppo allargata. Il gioco non va demonizzato ma seguito ed indirizzato su binari che rispettino tutte le esigenze.

Finora c’è stato una sorta di far west per quanto riguarda gli interventi degli enti locali sul settore del gioco. In tal senso in che direzione vanno le scelte del governo?
Il vero problema è che finora non c’è stato un intervento organico, con la conseguenza di eccessi e decisioni territoriali diverse e talvolta in contrasto tra loro. Anche per questo andiamo verso un testounico sui giochi, per il quale siamo a buon punto e stiamo finendo le consultazioni con i vari Ministeri coinvolti, che dovrebbe vedere la luce prima dell’estate. I sindaci, in mancanza di un quadro di regolamentazione nazionale, sono intervenuti in maniera autonoma per far fronte comunque a problemi concreti come, ad esempio, quello dell’eccessiva distribuzione delle newslot sul territorio. Anzi direi che gli interventi dei primi cittadini si sono concentrati proprio su questo aspetto, visto che non mi è mai capitato di sentire di problematiche legate ad altri concorsi come il Lotto od il SuperEnalotto. Al momento c’è il forte rischio di creare zone “rosse” del gioco, quartierino-slot, appesantendo in maniera forte soprattutto le periferie che già spesso sono alle prese con gravi problemi. Ci vuole una distribuzione equilibrata degli apparecchi e non è pensabile che esistano tanti regolamenti territoriali diversi su un unico settore. Per questo con il testo unico si va verso una direttiva comune ed esaustiva delle varie esigenze. Non sono tenuti in considerazione solo determinati parametri come le distanze, ma si punta anche su altri criteri come i bacini d’utenza.. Il governo punta quindi ad una forte collaborazione con gli enti locali, puntando su tre direttive principali: la tutela della salute pubblica, la lotta all’illegalità, le esigenze erariali. In tal senso ho chiesto all’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) di aprire un tavolo di confronto.

C’è mai stata l’ipotesi di passare da un regime concessorio ad uno autorizzativo?
Assolutamente no, il gioco è e deve restare una riserva dello Stato.

Pensa che in futuro ci sarà spazio per le migliaia di aziende che oggi formano il mercato o andremo verso una concentrazione di imprese?
Più che ad una concentrazione, direi che si passerà ad una razionalizzazione. Questo dipenderà molto da alcuni interventi specifici come la riduzione delle newslot (saranno dismesse tra le 80.000 e le 100.000 macchine) ma anche il passaggio ad un regime di tassazione sul margine. Sono soluzioni che daranno vita ad una selezione che produrrà aziende più solide.

Un segmento importante ma spesso, in passato, affrontato in maniera superficiale è quello dell’ippica. Che futuro c’è per le 50.000 famiglie che vivono di questo?
E’ il momento di dare una svolta definitiva all’ippica italiana, settore che fa parte della tradizione del nostro paese. L’ippica dovrà imparare ad autogestirsi e chi meglio può farlo se non gli ippici stessi. Attraverso la Lega Ippica, contiamo di rivitalizzare il settore dal punto di vista gestionale, dell’appeal e dell’importanza dello stesso per le casse statali. Vorremo seguire un modello stile FIGC e per questo contiamo molto sulle associazioni ippiche più rappresentative, in grado di proporre le migliori soluzioni per le tante anime dell’ippica. Insomma l’ippica gestita dagli ippici è la soluzione ottimale.

Con gli interventi previsti dal decreto delegato, la figura del gestore viene messa all’angolo con il concreto rischio di scomparire.
Con la razionalizzazione del mercato è un fatto consequenziale che la filiera degli apparecchi da intrattenimento abbia degli aggiustamenti. La filiera stessa deve rimodularsi, ripensare al suo approccio sul mercato ma non per questo la figura del gestore deve essere accantonata ma piuttosto rivista. In questo senso mi aspetto un salto di qualità dai concessionari.

In questi giorni si è parlato di un possibile interessante del Viminale sul problema del poker live.
Personalmente non ho mai ricevuto dal Viminale richieste di occuparmi del problema dei circoli di poker. Al momento il poker live non rappresenta comunque una priorità. ff/AGIMEG