Ddl ludopatia, Adm “Perdita di entrate stimata tra i 9 e i 13,5 miliardi di euro con l’adeguamento delle newslot”

In merito alle disposizioni per la cura, la prevenzione e la riabilitazione dal gioco d’azzardo, l’Aams ha presentato un’altra nota in Commissione Bilancio alla Camera nella quale si afferma che le misure previste dal disegno di legge troverebbero una copertura finanziaria solo se si ipotizza un incremento entro il limite dello 0,7% del PREU sugli apparecchi da intrattenimento, dunque in misura non inferiore a 200 milioni di euro annui a decorrere dal 2014. Si può però notare che le entrate erariali relative a questi apparecchi hanno subito una contrazione del 4% nel corso del biennio 2012-2013 dovuto in particolar modo sia alla crisi economica, sia alla politica di riduzione dell’offerta adottata da alcune Regioni italiane. La previsione dell’aumento del PREU dello 0,3% nel 2015 per le newslot comporterà un ulteriore riduzione dei margini per gli operatori e, dunque, una riduzione dell’offerta di gioco. Tutto ciò favorirebbe il mercato illegale dei giochi, già in aumento, provocando una ulteriore riduzione del gettito erariale. A tutto questo si aggiungono anche le perplessità sotto il profilo della copertura finanziaria dovute a disposizioni specifiche introdotte nel progetto di legge che hanno comunque conseguenze dirette e indirette in termini di minori entrate e maggiori costi per l’attuazione delle stesse: si tratta di quelle norme relative al divieto di installazione degli apparecchi di gioco attualmente in esercizio e alla successiva introduzione di apparecchi attivabili solo con tessera sanitaria. L’introduzione della norma, ed il conseguente blocco totale dell’offerta di gioco fino al completo adeguamento degli apparecchi all’utilizzo tramite tessera sanitaria, potrebbe richiedere non meno di 2 anni con una conseguente perdita di entrate tra i 9 e i 13,5 miliardi di euro, tenuto conto sia del mancato gettito derivante dal PREU, sia del mancato incasso derivante dagli oneri concessori, senza sottovalutare la riduzione di reddito e di occupazione per quanti operano nel settore dei giochi. Inoltre, gli operatori dovrebbero sostenere ulteriori investimenti per l’adeguamento, con costi che si aggirerebbero tra 1 e 2 miliardi di euro. Non meno importante la prospettiva di un calo di attrattiva per i nuovi apparecchi, che aprirebbe ad un calo dei volumi di gioco e ad una probabile migrazione dei giocatori verso l’offerta del settore illegale dei giochi, costituendo così una ulteriore componente negativa sul bilancio dei costi sostenuti dagli operatori per l’adeguamento dei dispositivi, così come sulle entrate erariali. Inoltre, il blocco massivo degli apparecchi potrebbe non essere del tutto prolifico anche sotto il profilo dei costi sociali: i giocatori tenderebbero a migrare verso l’offerta illegale, andando in realtà ad incrementare i costi a carico della collettività per via dell’assenza di limitazioni e controlli sull’offerta. L’esame approfondito dello scenario, quindi, dimostra come la prima analisi mirata alla quantificazione dei costi e delle coperture non risulti sufficiente: la compatibilità dell’intervento derivante dagli esiti del primo esame potrebbe essere vanificata dagli esiti dello studio di dettaglio, salvo apportare “i necessari aggiustamenti per il raggiungimento degli obiettivi che il legislatore intende realizzare”. mdc/AGIMEG