Cardia (pres. Acadi): “Il 30 novembre scatta il distanziometro nelle Marche. A rischio comparto legale e gettito, ma anche l’importante realtà produttiva del territorio”

Dal 30 novembre prossimo il distanziometro adottato dalla Regione Marche si applicherà anche alla slot istallate prima dell’entrata in vigore della legge, e rischierà di cancellare del tutto o quasi l’offerta di gioco nella Regione. Il punto della situazione lo fa Geronimo Cardia, presidente di Acadi, in un lungo post pubblicato su GCLegal. Cardia ricorda che le Marche hanno adottato una legge per la cura del GAP nel 2017, inizialmente le slot preesistenti avrebbero dovuto adeguarsi al distanziometro, entro il 30 novembre 2019”; poi con la Legge Regionale n. 15 del 2019, questo termine è slittato appunto al 30 novembre 2021”.

Con questi due differimenti “il legislatore regionale dimostra di avere piena consapevolezza del fatto che l’entrata in vigore del distanziometro concepito nel 2017 lungi dall’essere strumento di contrasto al GAP finisce in realtà per rivelarsi nella applicazione concreta causativo di conseguenze negative e addirittura diametralmente opposte a quelle dichiarate tra le finalità nella legge istitutiva del 2017” sottolinea Cardia. E si riferisce al fatto che la Legge Regionale del 2017 avesse tra le sue finalità quella di prevenire e contrastare il GAP e quella di rafforzare la “cultura del gioco consapevole, misurato e responsabile, nelle diverse forme previste dalla normativa statale”

Il presidente di Acadi ricorda quindi che numerose hanno dimostrato che il distanziometro azzererebbe l’offerta di gioco pubblico in tutte le principali città. A Ancona copre infatti il 97,81% del territorio; a Ascoli il 98,05%; a Fermo il 97,9%; a Macerata il 98,36%; a Pesaro il 97,61%.

“La conseguenza è che di fatto verrebbero quindi immediatamente disattese le principali finalità della medesima norma istitutiva appena richiamate. Come potrebbe la Regione fare prevenzione e al trattamento del gioco d’azzardo patologico (GAP) imponendo allo stesso tempo un divieto in concreto sostanzialmente assoluto? Numerosi studi scientifici chiariscono che la proibizione e la marginalizzazione assecondano il desiderio della persona problematica o patologica di nascondersi e quindi giocare di più ed in modo incontrollato, senza giudizi esterni e che la concentrazione di offerte di gioco nelle periferie, oltre ad aggiungere disagio a disagio, impattano alla vista di un numero di persone maggiore per la maggiore densità demografica di dette zone rispetto a quelle del centro”.

La Regione poi non potrebbe nemmeno rafforzare “la cultura del gioco consapevole, misurato e responsabile, nelle diverse forme previste dalla normativa statale”, o adottare politiche volte “alla educazione, informazione, divulgazione e sensibilizzazione in merito all’utilizzo responsabile del denaro e ai contenuti dei diversi giochi a rischio di sviluppare dipendenza” .

Inoltre, nel caso specifico delle Marche il distanziometro non solo rischia di eliminare “quel presidio di legalità tanto necessario per garantire l’ordine pubblico”, e “quel gettito erariale che va ricordato essere di emersione (ossia riferito ad una domanda di gioco che comunque esiste anche se viene eliminata l’offerta)”. Ma poi cancellerebbe “quell’importante e qualificata realtà produttiva del territorio interessato rappresentata dai lavoratori e dalle imprese del comparto pubblico”.

Secondo Cardia, al contrario, “la soluzione efficace e concreta è dietro l’angolo: va ricercata una norma semplice, non espulsiva, autenticamente di contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, sostenibile per i lavoratori e gli operatori al servizio dello Stato per la messa a terra dell’offerta pubblica di gioco”. lp/AGIMEG