Audizione ABI in Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, da ABI disponibilità a trovare soluzione al problema con il comparto del gioco pubblico ma necessario coinvolgere anche Bankitalia

“Il punto di partenza è il quadro normativo e raccogliendo le informazioni dai nostri associati abbiamo valutato che le difficoltà nel mantenere o porre in essere rapporti di conto corrente con le imprese del gioco pubblico tendono ad essere riconducibili a situazioni specifiche e circostanziate delineate dalla normativa antiriciclaggio. Il quadro normativo ha una matrice internazionale e nello specifico caso italiano prende spunto dalle direttive dell’UE”. E’ quanto afferma il Direttore generale dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI, Giovanni Sabatini, durante l’audizione nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario che aveva come tema le criticità del rapporto tra gli operatori del gioco e le banche. “Il quadro normativo prevede che all’apertura di un rapporto bancario continuativo come il conto corrente, la banca è tenuta a identificare il cliente, il titolare effettivo del rapporto, a verificarne l’identità, valutarne lo scopo e la natura della relazione nonché monitorare costantemente il rapporto per tutta la sua durata. In particolare, questa disciplina viene poi declinata nel Decreto legislativo 231/2007 e nelle istruzioni di vigilanza di Bankitalia. Dunque, anche la Banca d’Italia stabilisce la necessità di tali verifiche. Le misure di adeguata verifica debbono essere attuate in maniera proporzionale ai rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo. In funzione del livello di rischio, l’adeguata verifica viene rinforzata. Ovvero, viene richiesta l’acquisizione di maggiori informazioni sulle predette verifiche. Dove l’intermediario non sia messo in condizione di procedere all’adeguata verifica, anche rafforzata, la normativa europea richiede che l’intermediario si astenga dall’avviare o dal proseguire un rapporto continuativo. Inoltre, si valuta anche se effettuare una segnalazione di operazione sospetta all’Unità d’Informazione Finanziaria. E se non si adempie a quest’obbligo l’intermediario e i suoi dipendenti sono passibili di pesanti sanzioni. Questa disciplina essendo di attuazione di norme di massima armonizzazione non lascia spazi a possibili deroghe da parte del legislatore nazionale. Ora, con specifico riguardo all’attività svolta dai prestatori di servizi di gioco si è assistito a livello comunitario, e di conseguenza a livello nazionale, all’introduzione e al progressivo rafforzamento di presidi volti a garantire l’approfondita conoscenza del cliente, la tracciabilità dei flussi finanziari e le individuazioni delle operazioni sospette. Come ricordato, le linee guida dell’autorità bancaria europea sui fattori di rischio citano espressamente tale attività tra i fattori ad alto rischio, in quanto caratterizzata da un elevato utilizzo del contante. Quindi, in attuazione delle linee guida dell’autorità europea, Bankitalia ribadisce tale approccio e annovera tra i fattori di rischio elevato le tipologie di attività economiche caratterizzate da un elevato utilizzo del contante disponendo che rileva la riconducibilità a rischi di riciclaggio in cui è incluso il settore del gioco. Dato lo specifico rischio di riciclaggio, a livello nazionale, sono state predisposte ulteriori disposizioni per gli operatori del gioco che li vedono destinatari anche di obblighi antiriciclaggio. E’ evidente che questo quadro e il fatto di rientrare potenzialmente in un settore con un fattore di rischio elevato non determina di per sé la chiusura o l’interruzione del rapporto, ma richiede una verifica rafforzata. Nell’ambito dell’attività di monitoraggio svolta anche dalle autorità europee sui rischi di riciclaggio, è emerso come fenomeno europeo il ‘derisking’, cioè la scelta di non instaurare o interrompere rapporti con determinate categorie di clienti che la banca associa ad alto rischio di riciclaggio invece che gestirne i rischi. E’ un tema non specifico del mercato italiano che ha, invece, una dimensione europea. E’ chiaro che il fenomeno del derisking può essere indotto da un quadro normativo non sufficientemente chiaro, che pone adempimenti particolarmente gravosi che non tiene conto di specifiche situazioni nazionali e, soprattutto, laddove le sanzioni che corredano l’apparato normativo risultano particolarmente elevate. E’ apprezzabile quindi la decisione dell’EBA che ha proposto di riesaminare le proprie linee guida sulla vigilanza basata sul rischio per enfatizzare l’importanza per le autorità competenti di sviluppare una buona comprensione del rischio di riciclaggio. Un discorso diverso riguarda il caso in cui il rifiuto della banca a contrarre derivasse dal fatto che il correntista o l’aspirante tale operi nell’ambito di un settore economico con il quale la banca abbia deciso di non intrattenere per ragioni connesse a scelte di carattere etico, ambientale e sociale. Anche in questo caso però la giurisprudenza ha valutato tali scelte statutarie ritenendole possibili e lecite. Evidenzio quanto il quadro normativo rappresentato sia importante e che abbia nel settore bancario la prima difesa nell’infiltrazione criminale nel circuito legale dell’economia. In attuazione della normativa europea si qualifica l’attività bancaria come attività a carattere d’impresa. La giurisprudenza e la Corte Costituzionale è stata chiarissima su questo punto. Dalla natura privatistica dell’attività della banca discende anche l’impossibilità di immaginare in capo all’intermediario un obbligo a contrarre, poiché finirebbe per porsi in contrasto con l’iniziativa economica libera costituzionalmente garantita. Dunque, la banca ha il diritto di valutare sempre le singole richieste di apertura dei conti corrente applicando i criteri di diligenza professionale, buona fede, correttezza, in assoluta aderenza al dettato della disciplina antiriciclaggio in quanto le banche sono l’avamposto della legalità. Ciò non è in contrasto con le norme che prevedono il diritto all’apertura di un conto di base per tutte le persone soggiornanti nell’Unione Europea con l’obiettivo primario di favorire l’inclusione finanziaria dei consumatori. Da ciò deriva che il diritto ad aprire un conto è limitato ai soli consumatori che abbiano determinate caratteristiche. In ogni caso, l’apertura di un conto di base deve è subordinata al pieno rispetto di altre norme, in particolare quelle antiriciclaggio. Quindi, in questo contesto le banche devono sempre godere di piena libertà nell’individuare, valutare ed escludere tutti i fattori che caratterizzano un rapporto negoziali. Infine, in nessuno dei principali ordinamenti europei è applicato un obbligo a contrarre in capo alle banche o agli intermediari finanziari. Tuttavia, l’ABI è estata ed è molto attenta alle sollecitazioni esterne che possono impattare sulle attività degli associati. Quindi, abbiamo avviato da tempo i confronti con le associazioni rappresentative che operano nel comparto del gioco legale nella logica di individuare dei percorsi comuni che possano portare delle soluzioni alle problematiche evidenziati. In questo contesto abbiamo interloquito con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che è l’organo di vigilanza sul settore dei giochi, per individuare nell’ambito delle modalità operative consentite dal quadro regolamentare le possibili soluzioni che, assicurando un adeguato tracciamento di tutti i flussi finanziari, possano consentire di superare le difficoltà che oggi il quadro normativo pone. In questo contesto, da parte dell’ABI, c’è la massima disponibilità a collaborare e ad individuare soluzioni tecniche che possano portare a risolvere anche questi casi che sono stati rappresentati, ma ovviamente il tema fondamentale è anche quello di trovare soluzioni che siano compatibili con gli obblighi stringenti del quadro normativo europeo e nazionale”. Alla fine della relazione del direttore generale dell’ABI, il Senatore di Fratelli d’Italia, Andrea De Bertoldi, ha affermato: “E’ un tema che noi di Fratelli d’Italia abbiamo sollevato partendo da una posizione chiara: l’interesse a tutelare le nostre imprese, i nostri i lavoratori e la legalità. Il gioco insieme alle palestre sono coloro che hanno subito maggiori chiusure. In questa fase qualcuno ha brindato ed erano le mafie che effettuano il riciclaggio poiché grazie a queste chiusure hanno potuto operare ancora di più. Il problema che si riscontra con le banche non è individuale, ma è stata riscontrata nel sistema bancario delle grosse barriere attraverso revoche di conti correnti immotivate o sulla base di codici etici. Tutto ciò cozza con il sistema normativo italiano, poiché se il sistema del gioco lecito è previsto dallo Stato italiano e sono, di fatto, dei concessionari dello Stato e svolgono un servizio pubblico e incassano denaro che devono riversare tramite il canale bancario allo Stato italiano. Se questi imprenditori svolgono quest’attività in nome e per conto dello Stato ritengo che sia necessario trovare una soluzione perché nessuno deve favorire le mafie o non incassare il denaro che allo Stato compete. I cittadini non possono essere limitati dallo Stato che impedisce la circolazione del contante e avere le porte chiuse dalle banche solo per questioni etiche. Da politico e da persona che ha a cuore la libertà d’impresa dei cittadini non posso accettare questa situazione e chiedo all’istituzione bancaria di venire incontro alla tutela dell’interesse nazionale, poiché il beneficiario del funzionamento corretto è sicuramente lo Stato”. Sabatini (Dir. Gen. ABI) ha risposto: “Il quadro delineato è basato sull’analisi del quadro normativo e delle risultanze di carattere generale. Noi, a differenza della Commissione, non siamo in grado di avere informazioni su singoli casi. La nostra valutazione è basta sul quadro generale e di visione globale che abbiamo. Ribadisco che il quadro normativo richiede un continuo monitoraggio dell’operatività del cliente e laddove, sulla base di tutti gli elementi di verifica, emergesse una motivata possibile violazione dell’antiriciclaggio parte la segnalazione di operazione sospetta e chiudere il conto. Comprendendo le difficoltà del settore che ci hanno rappresentato anche le associazioni di categoria credo che sia necessario l’approfondimento sulle soluzioni, poiché occorre trovare una modalità che garantendo il rispetto del quadro normativo possa migliorare la situazione. Noi possiamo immaginare lo strumento tecnico, ma occorre anche un confronto con le autorità di vigilanza che devono controllare che la soluzione tecnica sia rispondente al quadro normativo oppure se sia possibile, anche attraverso l’interlocuzione con le attività europee, di approntare una modifica della norma che permetta di risolvere il problema”. ac/AGIMEG