Circa tremila slot illegali, ognuna in grado di garantire 200 mila euro l’anno, per ricavi di circa 593 milioni di euro. Sono questi i numeri svelati durante una conferenza stampa dalla Procura di Potenza relativi all’operazione “’Ndrangames” sulle operazioni illecite di alcuni clan calabresi e lucani. Il gip ha disposto una misura di custodia cautelare in carcere, undici arresti domiciliari, sette obblighi di dimora, e il sequestro preventivo di sette società. L’illecito è stato reso possibile grazie ad una sofisticata rete di server con base all’estero.
Le indagini si sono svolte tra il 2012 e il 2015, con un coordinamento investigativo con le Dda di Catanzaro e Bologna. Gli indagati sono 200, mentre i reati ipotizzati – hanno reso noto il Procuratore della Repubblica del capoluogo lucano, Luigi Gay, il procuratore aggiunto Francesco Basentini – sono di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata, e raccolta dei proventi illeciti del gioco illegale on line attraverso strumenti informatici e telematici.
Questo il primo bilancio dell’operazione sui rapporti fra la cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) e il clan Martorano del capoluogo lucano. Le slot erano prive delle autorizzazioni dei Monopoli, accedendo però al sistema criptato attraverso una card in possesso del gestore del locale, i giocatori entravano nel sistema vero e proprio, criptato e sostenuto da server stranieri, in Olanda, Grecia e negli Stati Uniti. Le slot sono state scoperte in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Marche, Sardegna, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. lp/AGIMEG