“Pur rispettosi del provvedimento emesso, non lo si condivide e l’appello lo si proporrà, fiduciosi di ottenere giustizia, dichiarando che Pasquale e Saverio De Lorenzis, nulla avevano ed hanno a che fare con la società confiscata”. Questa la difesa dei fratelli De Lorenzis, avanzata tramite l’avvocato Francesco Fasano, in merito alla confisca di prevenzione di un ingente patrimonio del valore di oltre 3,5 milioni di euro nell’ambito dell’operazione HYDRA. “Sulla pericolosità sociale di Pasquale e Saverio De Lorenzis, s’era già espresso il Tribunale di Lecce nell’ambito della misura di prevenzione numero 20/17, dell’8 ottobre 2019 e mai, in nessun caso, s’era potuta affermare la loro contiguità o vicinanza con la Sacra corona unita o, genericamente, con qualsiasi associazione mafiosa. Mai s’è sostenuto, detto o scritto nei provvedimenti di giudici, che vi fosse un accordo tra gli imprenditori Saverio e Pasquale ed appartenenti alla Scu per garantire protezione o penetrazione commerciale nei territori gestiti dai clan”, aggiunge come riporta LeccePrima. “Mai s’è detto o scritto nei provvedimenti di giudici, che Saverio e Pasquale abbiano spartito guadagni, effettuato assunzioni e regalie ad esponenti mafiosi, come un anello in occasione di un matrimonio o auto, o cure, o danaro al momento delle scarcerazioni. Tantomeno è risultato che Pasquale e Saverio abbiano mai pagato avvocati per “altri” o acquistato strutture ricettive in cui la Scu avrebbe riciclato alcunché. Per quanto riguarda la odierna confisca, nessuno ha mai sostenuto l’esistenza di atti fraudolenti per frodare giocatori e fisco per centinaia di migliaia euro di introiti fiscali da parte di Oxo Games. È emerso pacificamente, viceversa, che Saverio e Pasquale De Lorenzis, abbiano osservato uno stile di vita lontanissimo da logiche mafiose ed abbiano denunciato puntualmente all’autorità giudiziaria le estorsioni, i ricatti e le minacce subite a cagione delle loro attività imprenditoriali. Queste circostanze sono state sempre riconosciute da Tribunali, Corti di Appello fino alla Suprema Corte di Cassazione a Roma”, ha concluso. lp/AGIMEG