Avrebbe gestito per anni, in modo quasi monopolistico, il mercato delle slot e videolottery sull’intero territorio di Bari. E’ quanto sta venendo fuori dall’operazione della Guardia di Finanza “Gaming Machine” che si sta svolgendo oggi nel capoluogo pugliese. L’imprenditore barese sarebbe – come riporta l’agenzia Ansa – Baldassarre D’Ambrogio, socio di fatto di imprese e sale giochi a Bari e provincia che ha usufruito della fama criminale dello zio pregiudicato Nicola D’Ambrogio, ritenuto ai vertici del clan Strisciuglio. Concessi gli arresti domiciliari per altri 9 indagati, ma in totale gli indagati sono 49, ai quali sono contestati, a vario titolo, i reati di illecita concorrenza con violenza e minaccia, con l’aggravante del metodo mafioso, estorsione, riciclaggio, usura, contrabbando di sigarette e detenzione abusiva di armi clandestine. I fatti contestati risalgono agli anni 2012-2019. L’ordinanza d’arresto è stata emessa dal gip del Tribunale di Bari Giovanni Abbattista. Stando alle indagini di Gico e Scico della Guardia di Finanza di Bari, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dalla pm della Dda di Bari Bruna Manganelli, D’Ambrogio si sarebbe accordato con i vertici dei clan mafiosi di Bari e provincia per “compiere atti di concorrenza sleale – si legge negli atti – imponendo una posizione dominante nel mercato dei videopoker e di altri apparati da intrattenimento elettronici”, attraverso “la minaccia e l’assoggettamento omertoso”. In particolare le organizzazioni mafiose si sarebbero divise “il territorio barese in zone di influenza, reciprocamente rispettate, per acquisire in modo esclusivo e monopolistico (direttamente o indirettamente tramite imprenditori collusi) la gestione o comunque il controllo della distribuzione delle apparecchiature da gioco (videopoker, slot machine) nei locali pubblici e delle sale gioco autorizzate (gestione dei totem e delle VLT videolottery)”, anche attraverso l’estromissione di altri imprenditori concorrenti operanti nello stesso settore. lp/AGIMEG