Operazione “Game Over”, nella rete di Bacchi le agenzie a marchio b2875. Ecco tutti i dettagli dell’indagine della DDA di Palermo

Sarebbero a marchio b2875 – secondo quanto apprende Agimeg – le agenzie di scommesse operanti su tutto il territorio nazionale chiuse e sequestrate questa mattina nell’operazione ‘Game Over’ che ha portato all’arresto di Ninì Bacchi, il “re” delle scommesse online. La Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 31 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse ed alla truffa ai danni dello Stato e traffico di stupefacenti. “La mafia si evolve – ha detto il dirigente della Squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti – e, in questo caso, è una mafia che stipula contratti con imprenditori capaci di portare a loro utili importanti”. Bacchi è stato arrestato con le accuse di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio del denaro dei clan. L’imprenditore era riuscito, con l’appoggio delle cosche mafiose, a realizzare una rete di agenzie di scommesse abusive, più di 700 in tutta Italia, capaci di generare profitti quantificati nell’ordine di oltre un milione di euro mensili. Parte di queste somme, tra i 300 e gli 800 mila euro l’anno, veniva poi distribuita all’organizzazione mafiosa. Bacchi aveva inoltre dato disponibilità a partecipare alla sanatoria per le sue 700 agenzie che, ove approvata, avrebbe previsto il pagamento di 10.000 euro per ogni punto gioco per un totale, quindi, di 7 milioni di euro. Più di 40 agenzie di scommesse operanti su tutto il territorio nazionale sono state chiuse e sequestrate. lp/AGIMEG

Operazioni “Game over”: l’elenco dei 31 destinatari delle misure cautelari eseguite dalla Polizia di Stato di Palermo

Sono 31 i destinatari delle misure cautelari eseguite dalla Polizia di Stato di Palermo nell’ambito dell’Operazione “Game Over”. Questo l’elenco, una persona risulta al momento ancora ricercata: in carcere Benedetto Antonio, Bacchi, 46enne di Palermo; Salvatore Cusumano, 59 anni, di Montelepre; Michele De Vivo, 52 anni, di Ottaviano (Napoli); Antonino Pizzo, 48 anni, di Partinico; Maurizio Primavera, 42 anni, di Palermo; Giampiero Rappa 50 anni, di Palermo; Francesco Nania, 49 anni, di Palermo; Giovanni Nicoletti, 68 anni, di Palermo; Gerardo Antonio Orvieto Guagliardo; Fabio Lo Iacono, 32 anni, di Partinico; Antonio Vincenzo Lo Piccolo 57 anni, di Carini; Antonio Lo Baido, 40 anni, di Palermo; Giuseppe Alessandro Lo Bianco, 51 anni, di Partinico; Francesco Lo Iacono, 38 anni, di Partinico; Sebastiano Vinciguerra, 58 anni, di Palermo; e Benedetto Sgroi, 43 anni, di Palermo. Ai domiciliari Marco Corso, 32 anni, di Partinico; Vincenzo Corso, 38 anni, di Palermo; Antonio Grigoli, 50 anni, di Borgetto; Devis Zangara, 46 anni, di Torino; Alfredo Cannone, 58 anni, di Partinico. Divieto di dimora per Francesco Lo Iacono, 42 anni, di Palermo; Giuseppe Marchese, 50 anni, di Partinico; Francesco Paolo Pace, 45 anni, di Palermo; Francesco Regina, 49 anni, di Partinico; Stefano Tognetti, 31 anni, di Partinico; Antonio Zichitella, 43 anni, di Marsala. Presentazione alla polizia giudiziaria per Giuseppe Gambino, 38 anni, di Palermo e Marco Cannatella, 54 anni, di Partinico. lp/AGIMEG

 

Operazione “Game over”, Lo Voi (DDA Palermo): “Indagine conferma allarme Bankitalia che settore scommesse è oggetto di infiltrazioni della criminalità organizzata”

“Imprenditori-mafia-affari-soldi: tanti soldi. Proprio pochi giorni addietro l’unita’ di informazione finanziaria di Banca d’Italia segnalava che il settore delle scommesse è oggetto di potenziali infiltrazioni da parte della criminalita’ organizzata. E sollecitava una maggiore armonizzazione dei controlli e lanciava l’allarme per una gestione telematica di scommesse attraverso l’utilizzo di server ubicati all’estero. L’indagine si occupa di questa materia e conferma gli allarmi lanciati dalla Banca d’Italia”. Lo ha detto il capo della Dda di Palermo, Francesco Lo Voi, nel corso della conferenza stampa sull’operazione “Game over” in seguito alla quale sono state eseguite 31 ordinanze di custodia cautelare. L’operazione e’ stata condotta da personale della Squadra Mobile di Palermo e del Servizio Centrale Operativo e coordinata dai pm Amelia Luise, Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi con la supervisione dell’aggiunto Salvatore De Luca e dello stesso procuratore capo, Francesco Lo Voi. “Ci si trova in presenza di un imprenditore, Benedetto Bacchi, che opera nel settore dei giochi e delle scommesse – ha spiegato Lo Voi – che entra in società con soggetti di chiara appartenenza mafiosa e facenti parte di famiglie mafiose, in particolare di Partinico. L’imprenditore, grazie a questo sostegno, riesce ad acquisire il monopolio della gestione dei punti di scommesse non solo su territorio palermitano, ma anche in altre province italiane”. lp/AGIMEG

Operazione “Game Over”, De Luca (Procuratore aggiunto): “Dal 2012 Bacchi ha creato un impero economico nel settore delle scommesse”

“In un’ intercettazione tra Rotolo e Cinà si evince l’interesse di Cosa nostra nel settore delle scommesse. In particolare – racconta il Procuratore aggiunto De Luca – questa indagine traccia l’esistenza di un impero economico. Sono state sottoposte a sequestro 9 società (8 nel settore del gioco è una del settore alimentare di Nania) inoltre sequestrate altre 46 agenzie alcune anche a Milano. Riteniamo che si tratti solo di una parte dell’impero. Non va mai sottovalutata la forza nel territorio di Cosa nostra. Qui la mafia si limita a mettere il suo ‘brand’ e viene infatti contestato, per la prima volta, il 513 ter c.p. ovvero concorrenza sleale esercitata con minaccia. Dal 2012 il Bacchi ha avuto il monopolio del settore delle scommesse fino a Catania. Come controprestazione l’imprenditore versava alla famiglie dai 300mila euro agli 800mila”. Il meccanismo ideato dal Bacchi avrebbe portato anche a un’ingente di quantità di denaro da investire in settori diversi come alcune testate giornalistiche, come il Giornale di Sicilia e Live Sicilia, poi non andate in porto. ”Interessi anche nel settore immobiliare – racconta Rodolfo Ruperti, capo della Squadra Mobile di Palermo – come ad esempio nell’acquisto di un palazzo di via Del Bersagliere a Palermo, mediante una società creata ad hoc chiamata Delta, intestata alla moglie del Bacchi un modo per investire il denaro aggirando la norma sul riciclaggio. Stesso meccanismo era avvenuto per la costruzione di Lidl di Palermo avvenuto su un terreno del Bacchi i cui lavori sono stati eseguiti da una ditta partinicese”. lp/AGIMEG

Operazione “Game Over”: sequestrati a Bacchi e al suo nucleo familiare beni per oltre 4 milioni di euro

Le indagini sono partite dall’analisi di numerosi dialoghi intercettati nell’ambito delle attività investigative condotte sul mandamento mafioso di San Lorenzo, dai quali si evinceva chiaramente come Cosa nostra avesse riposto particolare interesse nel settore dei giochi, con particolare riferimento alle agenzie di scommesse e alle slot machine. Sono cosi’ emerse le figure di Benedetto Bacchi e Gerardo Orvieto Guagliardo, operatori del comparto dalle spiccate capacita’ imprenditoriali che, sfruttando la contiguita’ con autorevoli esponenti mafiosi, si sono contesi il mercato del gioco abusivo, ciascuno con il proprio circuito, con equilibri mutevoli in ragione dei rapporti di forza esistenti tra le diverse famiglie mafiose di riferimento. Per il periodo compreso tra febbraio e giugno del 2013, infatti, Orvieto e il socio Lo Bianco (arrestato oggi), forti dell’appoggio di una fazione della famiglia mafiosa di Partinico (Salvatore Coppola) vicina al reggente del mandamento di “Resuttana” (Giuseppe Fricano), erano riusciti ad imporre il proprio circuito (“Leaderbet”) sul territorio ricadente nella “giurisdizione” del mandamento a discapito di Bacchi e del socio Lo Baido (titolari del marchio “B2875”) che, invece, avevano monopolizzato l’area di San Lorenzo beneficiando dei buoni rapporti con la famiglia Biondino. Successivamente, l’ascesa di Francesco Nania, scarcerato nell’ottobre 2013, e Antonino Pizzo (arrestato oggi), considerati vertici della cosca di Partinico e molto vicini a Giuseppe Fricano di Resuttana, spostarono decisamente gli equilibri in favore di Bacchi. Sequestrati a Bacchi e al suo nucleo familiare beni per oltre 4 milioni di euro. Bacchi secondo gli inquirenti operava senza concessioni violando la normativa europea ed italiana sui giochi e le scommesse. Scoperta anche una colossale elusione fiscale: dichiarava redditi risibili. Nel 2015 ha sostenuto di aver guadagnato 150mila euro lordi, secondo gli inquirenti ne ricavava almeno un milione al mese. Sigilli pure alle quote sociali e dell’intero patrimonio aziendale della Phoenix International Ltd, societa’ di diritto maltese con cui stanno tuttora operando alcune agenzie di Bacchi entrate in sanatoria, e le quasi 50 agenzie, distribuite su tutto il territorio nazionale, che operano con concessione Phoenix. lp/AGIMEG

Operazione “Game Over”, Polizia di Stato: i centri scommesse coordinati da agenti di zona che rispondevano ai masters territoriali

L’imprenditore finito in manette Benedetto Bacchi – rende noto la Polizia di Stato svelando i dettagli dell’Operazione “Game Over” – grazie alla sua capacità di stringere accordi particolarmente vantaggiosi con Cosa Nostra, era riuscito a creare un modello aziendale, tanto efficiente quanto illegale, forte di più di settecento agenzie di scommesse in tutto il territorio nazionale e con tentativi di proiezioni internazionali finanche in Costa d’Avorio tramite l´interessamento di Giuseppe Gelardi (non indagato in questo procedimento), mafioso di Partinico catturato in Costa D’Avorio dove aveva vissuto parte della sua latitanza. L’imprenditore partinicese aveva strutturato una rete commerciale basata su differenti livelli di responsabilità e, conseguentemente, proporzionali percentuali di distribuzione degli utili. In estrema sintesi, la base era rappresentata dai singoli centri scommesse che erano coordinati dai vari agenti di zona (personal jokers) che, a loro volta, rispondevano del loro operato ai masters territoriali i quali, in ultimo, si relazionavano con i proprietari del sito. L’organizzazione, inoltre, beneficiava dell’importante contributo di diverse figure professionali (consulenti tecnici, commercialisti, esperti di legislazione comunitaria). Il meccanismo sopra descritto operava in aperta violazione della normativa di settore che prevede l’obbligo, per l’esercizio dell’attività di raccolta delle scommesse on line, di munirsi di concessione da parte dell’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane e della licenza rilasciata del Questore ex art. 88 del T.U.L.P.S.. La capillarità delle distribuzione delle agenzie e il livello di efficienza raggiunto nel volgere di pochi mesi hanno consentito a Bacchi di realizzare profitti netti quantificati nell’ordine del milione di euro mensili. È evidente che tali risultati non sarebbero mai stati raggiunti senza il decisivo intervento dell’organizzazione mafiosa che imponeva alle agenzie operanti nei territori di rispettiva influenza di giocare sul sito di proprietà di Bacchi. Questi, a fronte di tale “sponsorizzazione”, versava nelle casse di Cosa Nostra somme variabili tra i 300.000 e gli 800.000 euro l’anno. È chiaro come il rapporto tra imprenditore e organizzazione mafiosa sia evoluto dal tradizionale modello vittima-estortore ad un più redditizio e meno rischioso rapporto societario. Durante le indagini, sono stati documentati incontri e contatti, diretti o indiretti, tra Bacchi e numerosi esponenti di assoluto rilievo nel panorama mafioso palermitano. lp/AGIMEG

Operazione “Game Over”: chi è Ninì Bacchi, l’uomo delle scommesse in mano a Cosa Nostra

In Cosa nostra lo chiamavano Ninì. All’anagrafe è Benedetto Bacchi. È lui il “re” del clan nel settore dei giochi e delle scommesse, finito in manette nella maxi operazione “Game over” della polizia, coordinata dalla dda di Palermo, che l’ha arrestato insieme ad altre 30 persone accusate di mafia, riciclaggio, traffico di droga. Bacchi, imprenditore di Partinico, vicino a Palermo, aveva oltre 700 agenzie in tutta Italia e aveva tentato proiezioni internazionali perfino in Costa d’Avorio: in Sicilia, grazie a Cosa nostra, lavorava quasi in regime di monopolio. L’imprenditore era riuscito a creare una sorta di modello aziendale basato su differenti livelli di responsabilità e, conseguentemente, proporzionali percentuali di distribuzione degli utili. Alla base dell’organizzazione c’erano i singoli centri scommesse che erano coordinati dai vari agenti di zona (personal jokers) che, a loro volta, rispondevano del loro operato ai masters territoriali i quali, in ultimo, si relazionavano con i proprietari del sito. L’organizzazione, inoltre, beneficiava dell’importante contributo di diverse figure professionali (consulenti tecnici, commercialisti, esperti di legislazione comunitaria). Il suo nome era uscito diverse volte dalla bocca di diversi pentiti ed è sempre suo il nome che spunta anche nell’ultima indagine della dda che ha decapitato il clan mafioso di San Lorenzo-Resuttana, a Palermo. «Una parte di Cosa nostra – disse il procuratore aggiunto Salvo De Luca dopo quell’inchiesta – è convinta che non sia più tempo per le estorsioni. Troppi rischi. Meglio puntare tutto sul gioco e le scommesse». Secondo gli inquirenti il business del gioco e delle scommesse è sempre stato un settore di interesse delle organizzazione mafiose, ma negli ultimi tempi aveva deciso di avviare un progetto più strutturato che aveva a capo per l’appunto Bacchi. Non un nome nuovo per gli inquirenti, visto che l’imprenditore di Partinico è stato coinvolto anche in una inchiesta della Procura di Reggio Calabria che ha svelato come pure le ‘ndrine avessero trasformato il mondo delle scommesse e dei giochi online in una gigantesca lavatrice di denaro sporco. lp/AGIMEG

Operazione “Game over”, De Raho (procuratore nazionale antimafia): “Le mafie oggi riescono a strutturarsi sia nel settore economico sia in quello politico”

“Le mafie ormai sono diventate delle holding. Hanno consulenti economici, commerciali, industriali attraverso i quali individuano di volta in volta i settori più redditizi. L’operazione di oggi a Palermo lo conferma. Le mafie continuano ad essere forti perché ricche e riescono a reinvestire nell’economia attraverso, di volta in volta, intestatari fittizi che sono molto spesso soggetti economici apparentemente affidabili e credibili. Nella politica riescono addirittura formare i loro esponenti quando non si limitino ad inquinare il tessuto politico o a infiltrarsi nelle pubbliche amministrazioni”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho a Lecce.
“Le mafie oggi – ha continuato – sono tutte strutturate, al di là dei gruppi camorristici, o di quelli che operano nella provincia di Foggia, che sono ancora gruppi molto sanguinari e più ‘fluidi’ e non radicati sul territorio, altrove le mafie sono ormai radicate e molto forti perché riescono a strutturarsi sia nel settore economico sia in quello politico, mantenendo poi un controllo sul territorio con una struttura militare che consente di continuare ad esercitare estorsioni, usura e scommesse on line, settore questo tra i più floridi perché consente di aggirare la normativa, il controllo e vigilanza sul riciclaggio”. lp/AGIMEG