Nuovo decreto Covid, prevale la linea dura con chiusure per tutto aprile. Piccolo spiraglio in caso di miglioramento dati contagi

Nessuna riapertura almeno fino al 30 aprile. Ancora per un mese, dunque, l’Italia resterà in zona arancione o rossa, a seconda della diffusione dei contagi nelle diverse regioni. Oggi pomeriggio si riunirà il Consiglio dei Ministri, che potrà decidere su possibili allentamenti delle misure restrittive introdotte per fronteggiare l’emergenza epidemiologica, ma che potranno essere prese in considerazione solamente a partire dal mese di maggio. Molto dipenderà, ancora una volta, dalla velocità della campagna vaccinale. Secondo il Ministero della Salute, tra i 18 e i 20 milioni di vaccinati potrebbe essere il numero giusto per pensare di poter avviare le riaperture. Ad oggi, quasi sette milioni di persone hanno ricevuto almeno una dose: l’obiettivo è di tagliare quel traguardo nel mese di maggio. Fino ad allora il Governo punterà su una linea dura, nonostante al suo interno proseguano le tensioni fra rigoristi – come i ministri Speranza e Franceschini – e aperturisti – come i Ministri Gelmini e Giorgetti. La Lega, da giorni, pressa per la riapertura delle attività commerciali, bar e ristoranti in primis, almeno a pranzo, ma il Governo non appare intenzionato a cedere. Oggi è prevista la cabina di regia e poi il Consiglio dei Ministri potrebbe varare il decreto Covid, ma con molta probabilità verranno ancora confermate le limitazioni agli spostamenti, con bar e ristoranti chiusi se non per asporto e consegne a domicilio e nessun automatismo nel passaggio da una zona all’altra, oltre al coprifuoco confermato dalle 22 alle 5. Un piccolo spiraglio per i ristoratori, ma anche cinema e teatri, potrebbe aprirsi nel caso di un miglioramento della situazione epidemiologica, ma si tratta di una possibilità al momento molto remota e che difficilmente potrà essere attuata prima della metà del prossimo mese, previa intesa con i governatori delle regioni che dovessero registrare un notevole calo di contagi (di certo sotto i cento ogni 100mila abitanti). lp/AGIMEG