Molinaro (ricercatrice CNR-IFC) ad Agimeg: “Negli ultimi mesi bassa spesa per il gioco e con la riapertura il settore non è ancora ripartito in pieno. I giovani non attratti dal gioco online, ma dai videogiochi”

“Durante il lockdown non solo si è fermato il gioco fisico, ma anche l’online ha subìto una forte riduzione, visto che lo sport si è fermato e proprio le scommesse sportive rappresentano una buona fetta delle giocate via internet. Quindi possiamo dire che il Covid ha fermato anche il gioco online”. E’ quanto ha dichiarato nel corso della diretta Facebook con il direttore di Agimeg, Fabio Felici, Sabrina Molinaro, ricercatrice del CNR-IFC che ha condotto una ricerca sulla propensione al gioco degli italiani durante il lockdown. “Non abbiamo registrato alcuna migrazione significativa dal gioco fisico a quello online, non abbiamo visto quel salto che qualcuno si aspettava. Il profilo di gioco è rimasto quasi nella totalità immutato: chi già prima giocava online ha continuato a farlo, chi non lo faceva non ha iniziato o sono stati in pochi a cominciare, solitamente soggetti di sesso maschile di età media 30-50 anni. Considerando che la gran parte della raccolta dai giochi arriva dagli apparecchi da intrattenimento, va da sé che le cifre maggiori vengono da questa tipologia di gioco e che la spesa nel gioco online sia stata bassa. Per quanto riguarda il gioco fisico si è attestata a 10 euro, ma è stata bassa anche la spesa nell’online”. Anche a seguito della riapertura di sale giochi e scommesse, l’andamento sembra essere costante: “I dati di questi ultimi giorni dimostrano che quando il lockdown è stato allentato, le persone che hanno partecipato alla ricerca sono diminuite, aspettiamo di vedere risultati più puntuali, ma non vediamo grandi differenze, il mercato non sembra ancora ripartito in pieno. Abbiamo comunque visto – ha proseguito la Molinaro – che la maggior parte degli italiani gioca in modo sano, il rischio c’è per una quota parte di persone che sono già fragili. Il 41% della popolazione gioca una volta l’anno, solamente il 3% ha profili di rischio, si tratta di una quota minoritaria di cui però bisogna tener conto”. E i giovani? Hanno iniziato a giocare online durante il lockdown? “Abbiamo elaborato uno studio sugli studenti delle scuole superiori di età compresa tra 15 e 19 anni e abbiamo visto come è cresciuto nei giovanissimi l’approccio ai videogiochi, ovvero i giochi online senza vincite in denaro. Su questa tipologia di gioco abbiamo visto un notevole incremento di accesso ai siti di gioco”. “Lo studio del CNR-IFC nasce da richieste precise arrivate da alcune regioni e dall’Anci che con Federsanità Toscana ci aveva coadiuvato con lo studio Gaps, che stiamo facendo su 7 regioni in Italia sulle abitudini legate al gioco. La regione Piemonte e Toscana ci hanno chiesto di vedere cosa è successo durante il covid, se vi è stato un salto dal gioco fisico all’online, e a a marzo abbiamo messo su questo mini studio per diffonderlo. Ci hanno risposto 5 mila persone, tutti giocatori che ci hanno raccontato loro esperienza con il gioco, ma non c’è stato alcun esodo da gioco fisico a online”, conclude la Molinaro. cr/AGIMEG