Match-fixing, Parlamento UE: industria sportiva vale 145 miliardi di dollari, partite truccate in 70 Paesi del mondo. Il 53% delle puntate illegali da paesi asiatici

La sempre più crescente popolarità dello sport e delle scommesse sportive nel mondo ha attivato le organizzazioni criminali che fanno del match-fixing una fonte di business con entrate superiori a quelle derivanti dalla prostituzione o dal traffico di essere umani. E’ quanto emerge in un dettagliato report del Parlamento europeo, che riportando una stima dell’Interpol ricorda come nel periodo 1° giugno 2012 – 31 maggio 2013 le partite truccate nel mondo – comprendenti sia la manipolazione dell’intera gara o la corruzione di alcuni fra giocatori, arbitri, allenatori o dirigenti – abbia interessato ben 70 paesi nei cinque continenti, solamente per quanto riguarda il calcio. Un giro d’affari miliardario che si nutre prevalentemente, oltre al football, anche tennis e cricket. Numeri alla mano, il valore stimato dell’industria dello sport nel mondo è pari a 145 miliardi di dollari e la globalizzazione ha ulteriormente aggravato il fenomeno del match-fixing, con organizzazioni criminali transnazionali che sfruttano i cambiamenti nei regolamenti, le falle dei sistemi giuridici e giudiziari, l’apertura delle frontiere e la crescita del libero scambio. Il tutto favorito dalla diffusione dell’online, che rende quanto mai problematico contrastare le associazioni criminali: l’importo totale delle scommesse effettuate su internet in tutto il mondo è stato stimato in 50,7 miliardi di dollari nel solo 2012. Cr/AGIMEG

 

Criminalità organizzata guadagna fino a 15 miliardi di dollari l’anno
Le scommesse online rappresentano un business globale in cui regolamentazione varia notevolmente da un paese all’altro. I fornitori sono spesso stabiliti in paesi che consentono l’organizzazione del gioco d’azzardo attività, ma non è facile intraprendere azioni legali contro i fornitori che offrono i loro servizi on-line e che sono stabiliti all’estero. Nel report dell’Interpol, appare chiaro come i professionisti del match-fixing abbiano stabilito la propria dimora nell’est asiatico, sfruttando il gigantesco mercato illegale delle scommesse sportive. Se i bookmaker tradizionali possono, a determinate condizioni, limitare le scommesse e tutelarsi richiedendo la registrazione e l’identificazione del giocatore, così come chiudere i mercati delle scommesse in caso di (presunta) attività di scommesse irregolari, al contrario il sistema di scommesse asiatico è molto più flessibile, con puntate raccolte in strada, nei punti scommessa, online, per telefono, e poi inoltrati spesso in modo anonimo con puntate praticamente illimitate. Una manna per le organizzazioni criminali che prosperano nei mercati di Singapore, Russia, ma anche Bosnia e Croazia. Secondo le stime della International Football Association (FIFA), la criminalità organizzata guadagna fino a 15 miliardi di dollari l’anno attraverso il match-fixing. Cr/AGIMEG

 

Il 53% delle puntate illegali da paesi asiatici. Cina, Corea del Sud e Hong Kong in testa
Le dimensioni del mercato delle scommesse illegali in alcuni paesi asiatici (in particolare Cina, Corea del Sud e Hong Kong) è noto: non è un caso che il 53% dei ricavi globali provenienti dalle partite truccate è raccolto in Asia. Ma non si salva neanche l’Europa, con il 25% del totale delle scommesse illegali nel mondo: la Germania, ad esempio, ha un GGR di mercato illegale stimato in 175 milioni di euro, quasi il doppio del GGR relativo al mercato legale, stimato in 95 milioni. All’America il restante 21% del match-fixing planetario. La criminalità organizzata utilizza le scommesse sportive anche per riciclare il denaro. Infatti, puntando su una partita truccata che poi risulta vincente, il denaro è ‘pulito’. I profitti da combine sono utilizzati inoltre per finanziare altre attività criminali. Cr/AGIMEG

 

Lotta alla corruzione passa da formazione e prevenzione, ma impatto strumenti giuridici ancora limitato
Per fronteggiare il fenomeno, in UE la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata è alla base dell’attività investigativa di Europol e Eurojust. L’Interpol a riguardo ha lanciato nel 2011 il suo programma di integrità nello sport, un corso di formazione globale, educazione e prevenzione delle partite truccate e scommesse illegali che ha formato più di 2.200 persone provenienti da 196 paesi. Le attività sono basate su cinque pilastri: partnership, scambio di informazioni, coordinamento, strategie di prevenzione e creatività. Tuttavia, l’impatto degli strumenti giuridici internazionali, come le convenzioni con le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa, sono ancora limitati, dal momento che le loro disposizioni non sono obbligatorie. In questo contesto, il Comitato Olimpico Internazionale, per effetto della sua autorità politica, sociale e sportiva, appare come un fattore chiave nella lotta continua contro la manipolazione nello sport. Cr/AGIMEG