“La dottoressa Poso è stata assolutamente esaustiva e quindi ci sarà ben poco da aggiungere. Ringrazio dell’invito e faccio i miei sinceri complimenti per il livello dello studio e del convegno. Lo studio è molto interessante, è pratico perché dà delle delle risposte con un approccio assolutamente corretto ed esaustivo e le proposte tecniche che lo studio presenta sono, secondo me, assolutamente percorribili, semplici e proporzionate“. Ha aperto così il suo intervento il dottor Mario Lollobrigida, direttore per i giochi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, al convegno organizzato dall’Università di Tor Vergata per la presentazione della ricerca sul Registro Unico degli Esclusi (R.U.E.) per il settore del gioco pubblico in Italia.
“A me piace molto l’ipotesi dell’app che sicuramente è la più percorribile rispetto a quella degli strumenti di identificazione personale. Saranno poi necessari alcuni approfondimenti ma è molto interessante anche il concetto dell’identificazione fisica e non dell’identificazione diciamo così anagrafica del soggetto. Questo è fondamentale perché, come ricordava Elisabetta Poso, abbiamo avuto in passato delle esperienze negative laddove anche solo il giocatore abbia potuto solo pensare che veniva in qualche maniera identificato. Quindi l’identificazione fisica è necessaria per poter rendere operativo il sistema e i sistemi proposti assicurano appunto il raggiungimento di queste finalità”.
“E’ importante anche il discorso che è stato affrontato sul contatto fra Stato, attraverso le varie rappresentanze coinvolte e il giocatore autoescluso. L’approccio del giocatore autoescluso potrebbe essere oggetto di interventi da parte delle autorità sanitarie delle regioni perché abbiamo visto, noi facciamo parte dell’osservatorio per il contrasto al gioco patologico, che in realtà molti degli interventi, effettuati adesso con i fondi che ci sono a disposizione delle regioni per questo specifico settore, molto di facciata. Mettere invece in programma anche un altro momento cioè i due mondi, quello dei giocatori che hanno un approccio così problematico al gioco e se lo autoriconoscono e il mondo della salute potrebbe essere un momento molto importante“.
“I concessionari saranno ben felici, così come i punti vendita, di adottare un sistema che garantisca il risultato attraverso la semplicità. E’ stato anche evidenziato che non è solamente un principio etico quello di bloccare queste forme di di gioco patologico, ma è un interesse vero di tutti, anche dei concessionari che non hanno nessuna volontà che il giocatore arrivi a livelli di spesa tali da creare problemi familiari o personali. Il sistema – ha concluso Lollobrigida – si regge sui giocatori sani, che utilizzano il gioco come uno qualsiasi altro passatempo“. lp/AGIMEG