“Ho la sensazione che abbiamo assistito ad un cambiamento di ottica nel modo di pensare il comparto giochi. Si tratta di sicuro di iniziative impostate ipoteticamente a beneficio dello Stato, che vuole incassare più soldi, ma che non rimuovono il problema della presenza di una doppia rete per le scommesse. Siamo davanti ad un cambio di filosofia dello Stato in materia di giochi, un passo indietro di 15 anni”. E’ questo il commento di Giorgio Sandi, presidente e a.d. di Snai, sulla nuova Legge di Stabilità. La stangata che il governo Renzi ha riservato al comparto dei giochi con un aumento del prelievo su slot e vlt è un duro colpo per il settore. “Dalla metà degli anni 90 – ha continuato Sandi in un’intervista rilasciata all’Ansa – le slot sono state distribuite in modo illegale e lo Stato si poi adoperato con un certo ritardo per sostituire le macchine illegali con un’offerta legale che potesse essere soddisfacente per il giocatore e contrastasse la criminalità ed il mercato nero. Ebbene, dopo un lavoro immenso e fatto anche in tempi brevissimi, oggi il governo, secondo noi sbagliando ma spero che possa esserci tempo e modo per rivedere il provvedimento, sembra cambiare completamente ottica. La manovra, che ha lo scopo dichiarato di raccogliere denaro penalizza l’offerta di gioco legale, e produrrà due risultati: la riduzione dell’appetibilità e l’incremento della zona grigia nella raccolta delle scommesse. La Sogei ha già detto che non sarà possibile certificare se non con tempi lunghi tutte le piattaforme ed i giochi e considerando che parliamo di un migliaio di giochi i tempi saranno molto lunghi, anche due anni”. “Insomma, così facendo lo Stato offre il fianco al mercato grigio che avrà più facilità di assorbire la domanda riducendo il flusso di gioco dai canali legali – aggiunge Sandi – Lo Stato “proprietario” ha il pieno diritto di cambiare idea e filosofia, ma così si torna indietro di 15 anni. Per le Vlt ad esempio la ricaduta sarà pesante: ci sono concessionari che hanno speso milioni di euro per acquistare le macchine e le concessioni contando su determinate condizioni contrattuali e in corso d’opera le vedono cambiate. Insomma, non è stata una manovra marginale, ma sembra un cambio radicale di strategia. Bisognerà intervenire macchina per macchina e chi lo farà? Chi investirà decine di milioni per cambiare la macchina, senza avere davanti nessuna scelta programmatica? Ripeto, lo Stato è legittimato a cambiare idea ma se si fa un intervento così delicato c’è bisogno di ascoltare prima tutti i protagonisti della filiera. Per questo spero che il presidente Renzi ci ascolti”. Correttivi in corso d’opera possono esserci. “Innanzitutto – propone Sandi – bisogna fare un passo indietro sulla variazione delle aliquote, trovando forme alternative in un quadro armonico e con una progettualità di lungo periodo. Parlo dell’intero mercato del gioco legale, perché per noi di Snai l’impatto diretto non è così significativo, dato che il nostro core business nelle scommesse ed abbiamo quindi altre fonti che integrano le macchine da gioco. Ma se vogliamo reingegnerizzare il sistema bisogna farlo con razionalità e giudizio. In Italiaad esempio per le scommesse invece si creata una situazione paradossale, dove ci sono operatori con concessione e altri senza. Il tentativo di pareggiare le condizioni di esercizio di queste reti meritevole ma nel caso delle macchine devo dire che non è avvenuto. E’ stata fatta un’operazione mediatica che non potrà dare risultati né dal punto di vista degli introiti, né dell’offerta di mercato che andrà invece solo a rimpolpare la zona grigia”. Difficile al momento quantificare la ricaduta per il mercato dai provvedimento dell’altro ieri: “Per come è scritta oggi incalcolabile perché non si capisce in quanto tempo potrà esserci la rimodulazione delle macchine, diciamo almeno due anni, senza dimenticare che se anche questo dovesse avvenire dovrebbe prima rifarsi la matematica dei giochi. Ebbene, ci sarà qualcuno che avrà voglia di investire in questa direzione? Se proprio dovessi dirla tutta penso che questa manovra forse voleva servire a togliere il problema della cosiddetta ludopatia, (anche se che non c’è nessuna ricerca scientifica che la definisca e che la qualifichi come una patologia). Parliamo di numeri assolutamente irrisori, un fenomeno marcato solo mediaticamente. Ho la sensazione che tutti parlino troppo di ludopatie ma bisogna affrontare il tema in modo scientifico e documentato, con serietà e rispetto”. lp/AGIMEG