“È ormai prassi consolidata a iniziativa di un sempre più ampio numero di istituti di credito il recesso e la cessazione conseguente dei rapporti di conto corrente nei confronti delle imprese che esercitano nel settore del gaming. Tale condotta troverebbe radice e apparente giustificazione quale conseguenza dell’applicazione dei principi del “Codice etico”. Tuttavia nella maggior parte dei casi si rinvengono definizioni generiche e non pertinenti all’attività dei soggetti che subiscono l’immotivata chiusura e rifiuto del rapporto di conto corrente. Qualunque impresa in qualsiasi settore può essere uno strumento di riciclaggio; quelle del settore del gaming sono le meno appetibili considerata la stretta relazione con gli enti dello Stato che godono del gettito svolgendo funzione di controllo del flusso delle scommesse. Ciò avviene nonostante il Decreto Legge del 4/7/2006 n. 223, cosiddetto “decreto Bersani”, imponga l’obbligo per i possessori di partita IVA di avere un conto corrente bancario o postale dove far confluire “le somme riscosse nell’esercizio dell’attività” e dai quali effettuare i versamenti fiscali e previdenziali attraverso sistemi di pagamento telematici. Alla medesima stregua i dettami del Decreto legislativo n. 125 del 2019 (AG 95), che ha recepito la V direttiva antiriciclaggio (2018/843/UE) che modifica la direttiva 2015/849/UE”. E’ quanto sottolineato dall’europarlamentare Fulvio Martusciello (PPE) che ha presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Europea chiedendo: “alla Commissione come intende salvaguardare gli imprenditori del settore giochi, «danneggiati» dalle «politiche contrattuali e creditizie» di alcune banche, che impediscono con tale comportamento discriminatorio l’osservanza delle principali norme antiriciclaggio”. cdn/AGIMEG