Indagine Doxa: l’impatto del periodo pandemico, per il comparto del gioco il peggioramento di una situazione già grave

“Nell’analizzare l’impatto della pandemia sul comparto (del gioco pubblico ndr), molte delle categorie coinvolte ne segnalano conseguenze decisamente negative, che vanno ad appesantire una situazione già estremamente delicata per il mondo del gioco lecito.
Al di là degli effetti negativi delle restrizioni disposte dai vari DPCM a partire da Marzo 2020, che hanno variamente colpito tutte le categorie merceologiche, vengono in
specifico segnalati: un atteggiamento particolarmente e ingiustamente severo, in termini di restrizioni, per le sale gioco; una mancanza di solerzia nella protezione delle figure facenti parte della filiera del gioco, ossia degli operatori del gioco e degli impiegati nel settore; un pericoloso effetto spostamento su altri giochi o altri canali e offerte di gioco, nefasto per l’economia della categoria apparecchi da intrattenimento, ma in definitiva per lo stesso giocatore, che si trova a sperimentare forme di gioco più sfuggenti o rischiose”. E quanto riporta l’indagine Doxa presentata oggi.

“Le sale gioco vengono colpite dalle restrizioni più dure in termini di chiusure, e la riapertura avviene con ritardo e in condizioni svantaggiose, anche in mancanza di un rischio superiore ad altri luoghi. Oltre a ciò, tutta la filiera del gioco ha ricevuto ben poca solidarietà in ottica di protezione e di aiuto in questo momento di grave crisi economica: gli operatori dichiarano di non aver avuto supporti sufficienti ad affrontare il periodo di chiusura, e di essere stati contemporaneamente costretti a sostenere tutte le spese necessarie all’attività (locazioni, utenze, finanziamenti), sperimentando contemporaneamente una difficoltà di accesso al credito presso le banche”.

“Inoltre, le istituzioni si mostrano sorde e disinteressate al destino delle sale gioco in difficoltà. Il mondo sindacale dichiara una notevole lentezza nel recepire i bisogni e le difficoltà dei lavoratori del comparto, verso i quali c’è sempre scarsa empatia e scarso riconoscimento dell’inalienabile diritto al lavoro”.

“La pandemia poi – si legge ancora nell’indagine Doxa – anche a causa della prolungata chiusura delle sale e dei luoghi di gioco, produce di fatto l’impossibilità per i giocatori di recarsi nei tradizionali luoghi di gioco, elemento erroneamente considerato da parte dell’opinione pubblica, delle istituzioni e degli ambienti sanitari deputati alla presa in carico del giocatore problematico e patologico come un benefico allontanamento dai rischi del gioco. In realtà, ciò che si produce è uno spostamento nelle consuetudini che molte volte è tutt’altro che benefico”.

“Si effettua uno spostamento verso il gioco online che viene considerato dalle categorie coinvolte una forma di gioco assai più rischiosa per il giocatore con attitudine patologica, perché sfugge al monitoraggio sociale, e dà di fatto modo di giocare senza soluzione di continuità. Nel mondo dell’online, inoltre, si cela ben più facilmente un’offerta di gioco illegale che il giocatore non sa riconoscere, e che danneggia lui e il gettito destinato allo Stato. L’offerta illegale sfugge alle restrizioni, alle regole ed ai controlli, ed in un periodo prolungato di chiusura dei luoghi di gioco leciti puo’ facilmente diventare un’alternativa desiderabile per il giocatore”.

“Viene da più parti segnalata la prontezza e la serietà con cui il mondo delle sale gioco ha recepito le norme di sicurezza anti-covid, attraverso protocolli stringenti spesso più severi di quelli applicati da altre categorie e regole severe da seguire in sala. Permane tuttavia la forte sensazione che non ci sia interesse ad includere la filiera del gioco lecito nell’ambito delle categorie da tutelare e risollevare dal periodo di crisi che si sta vivendo, e che anzi l’attuale pandemia venga usata come pretesto per assestare un ulteriore colpo al comparto gioco, attraverso una sostanziale rimozione della consapevolezza del danno subito e un certo assenteismo nell’occuparsene”. cr/AGIMEG