Si è tenuto a Rimini un importante incontro tra operatori del gioco ed esponenti della Lega. A moderare l’evento il direttore di Agimeg, Fabio Felici. Al centro del dibattito le criticità e le problematiche che il settore vive in merito alla questione territoriale ed alle gravi ripercussioni della legge sul gioco dell’Emilia-Romagna.
Avv. Gianfranco Fiorentini: “L’effetto retroattivo del distanziometro in Emilia-Romagna ha comportato l’espulsione dell’80% dei punti gioco della Regione”
“La legge dell’Emilia-Romagna risale al 2016 e ha introdotto il principio del distanziometro, sistema che prevede che ci sia una distanza minima dai cosiddetti luoghi sensibili di 500 metri. Particolarità del distanziometro dell’Emilia-Romagna è che ha un effetto retroattivo, quindi ha colpito anche le sale già presenti sul territorio prima dell’emanazione della norma. Il combinato disposto di questa normativa di carattere retroattivo, con le norme di carattere amministrativo in materia di pianificazione del territorio, hanno determinato un effetto espulsivo del gioco legale in Emilia-Romagna come non è accaduto nelle altre regioni, fatta eccezione per il Piemonte che però recentemente ha rivisto la normativa con riferimento proprio alla retroattività. In Emilia-Romagna, al momento dell’introduzione della Legge Regionale, erano presenti un totale di 1.112 di punti di offerta di gioco, a cui si aggiungono 370 corner, 55 negozi sportivi e oltre 20 sale bingo. In ragione di questa normativa, possiamo dire che l’80% di questo numero di punti sono stati espulsi dal territorio regionale. Ovvero, con l’effetto di questa norma si sono trovati a dover chiudere l’attività. Quindi, quello che si sta verificando a fine pandemia è che chi aveva avuto un’autorizzazione da parte dello Stato e locali con investimenti importanti da sostenere si è trovato a dover chiudere anticipatamente la propria attività. Questo sembra essere un trend difficile da modificare perché tutte le varie proroghe si sono esaurite del tutto con la parte finale dell’emergenza del Covid. Ora, il problema vero è che queste sale o sono chiuse o dovranno farlo”. E’ quanto afferma l’avvocato Gianfranco Fiorentini durante l’incontro avvenuto a Rimini con i lavoratori e imprenditori del settore del gioco. “Il settore del gioco lecito ha una sua data di origine nel 2003 con la sua regolazione e la nascita dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il settore è sempre stato atomizzato, ma così non va bene perché è necessario essere più uniti. Le frazioni all’interno del comparto non possono che essere negative perché tutti ci hanno fatto capire che è difficile parlare con il comparto poiché molto frammentato, al contrario di quanto accade con i tabaccai che sono rappresentati dalla FIT, che riesce a portare avanti gli interessi di tutta la categoria. In questo senso il settore del gioco deve lavorare ancora molto, a maggior ragione in vista di un possibile riordino. Per quanto riguarda il contenzioso riguardante la situazione in Emilia-Romagna, abbiamo contestato al Tribunale Amministrativo la legittimità di due delibere di Giunta Regionale e sostanzialmente abbiamo impugnato il passaggio in cui la Regione ha introdotto il distanziometro con riguardo al principio della tutela della salute. Questo è il chiavistello con cui tutti gli atti impugnati si sono scontrati questo punto: ovvero si chiedeva la protezione delle aziende e del lavoro, ma i Tribunali hanno sempre ribadito che che la legge segue il principio della tutela della salute. Il muro è stato eretto grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato legittima la legge della Provincia di Bolzano del 2011 che aveva introdotto il distanziometro a 300 metri. Le norme dell’Emilia-Romagna sono state rese possibili anche dall’indietreggiamento della politica a seguito della Conferenza Stato-Regioni del 2017. Però rimane molto importante dialogare con la politica per far capire che l’effetto del danno alla salute è infondato”.
Burtone (candidata lista Lega Comune Bologna): “Il mio avvicinamento alla politica è dovuto anche alla voglia di combattere i pregiudizi sul gioco radicati ormai da anni”
“Il problema del gioco in Emilia-Romagna è fortissimo ed è conosciuto dai politici di alto livello. Sul tema però c’è poca informazione e poco coinvolgimento. Credo che ci sia da lavorare perché non tutti sono chiusi nei confronti del settore, ma semplicemente lo ignorano. Ultimamente ho capito che sia importante impegnarsi in prima persona, poiché noi del settore siamo troppo defilati e accettiamo troppo supinamente le cose che ci impongono. Mi sono avvicinata alla politica anche per far luce sul settore perché molti non conoscono il comparto e hanno pregiudizi radicati da anni. A volte possono sembrare inutili le proteste sotto il palazzo della Regione, ma ci vedono e ci sentono. Io quando penso ai luoghi sensibili credo che se nei Comuni ci fosse stato qualcuno che avesse fatto le pulci alla norma qualche impresa del gioco si sarebbe potuta salvare. L’illegalità è ovvio che cresca in questa situazione, ma pare che loro non la vedano, anzi credono che abbiano limitato il gioco e la ludopatia”. E’ quanto ha affermato la candidata con la lista della Lega alle amministrative del Comune di Bologna, Antonietta Burtone, durante l’incontro avvenuto a Rimini con i lavoratori e imprenditori del settore del gioco. “Voglio ricordare che l’emendamento presentato dal Consigliere regionale Facci che chiedeva la proroga che è stata rigettata, conteneva anche ristori per le nostre attività ed è ancora in fase di discussione. Segnale importante perché per la prima volta le nostre attività sono state considerate come tutte le altre. Io sono scettica sul fatto che la Regione intervenga sulla retroattività, possiamo solo chiedere delle piccole cose. Loro non ci incontrano perché sanno che sono nei guai in questo senso. Sono in mezzo al guado. Quello che possiamo ottenere sono delle piccole modifiche perché sono solo in attesa del riordino che li potrebbe salvare. Credo che si possa lottare sui limiti orari su cui troppi enti possono intervenire”.
Francesco Scardovi (commercialista): “Su settore del gioco c’è molta ipocrisia. Quando c’è necessità è il primo a subire aumenti di tassazione in ogni Finanziaria”
“Sono 10 anni che ogni volta aspettiamo la Finanziaria chiedendoci di quanto sarà l’aumento di Preu e dell’imposta. Ogni volta che c’è una calamità o un buco di bilancio si mettono le mani sul gioco. Sotto quel punto di vista il settore fa molto comodo, c’è una tassazione sui margini che supera il 75% dietro l’ipocrisia di dire che l’aliquota è del 24% ma è su quello che si inserisce, non riguarda il margine. Quindi qui o c’è equivoco o malafede. Nessuno dice che la ludopatia non è un problema, ma hanno fatto di tutto per andare contro il settore”. E’ quanto afferma il commercialista esperto in tema di gioco, Francesco Scardovi, l’incontro avvenuto a Rimini con i lavoratori e imprenditori del settore del gioco. “Investire in una sala costa tra i 200mila e i 250mila euro. Ci sono famiglie che hanno investito affidandosi alla Pubblica Amministrazione, quindi non è uno sbaglio ciò che sta succedendo ma è un reato perché si tratta di un esproprio pubblico. Dal distanziometro sono state rovinate numerose attività. L’Emilia-Romagna è stata la regione in cui è stato fatto l’impossibile contro questo comparto. Nell’immediato, se si vuole ancora salvare qualcuno, deve essere abolita la retroattività. Nel futuro ci sono due tappe fondamentali: il riordino e i nuovi bandi di gara. Se noi vogliamo salvaguardare il settore dobbiamo puntare sull’intrattenimento”. ac/AGIMEG