“Mettiamo in gioco” è una campagna sui rischi del gioco d’azzardo. Quando è stata presentata ci siamo chiesti a quante persone potesse essere diretta, pensando alla fetta di società civile interessata. Si tratta di circa 15 milioni di persone.”Mettiamoci in gioco” non e una campagna proibizionista, perché sappiamo che l’azzardo non finirà mai. Non contempla l’estinzione del “nemico”, chiediamo solo di fare un passo indietro” queste le parole di Daniele Poto, referente di ‘Libera’ per il gioco d’azzardo, illustrando la campagna “Mettiamoci in gioco” durante il convegno “Il gioco è bello quando dura poco” organizzato dall’Onorevole Binetti a Roma. Una cosa è il gioco, una cosa è l’azzardo. Il primo giova a tutti, il secondo meno. Lo Stato sul gioco è schizofrenico. In Italia – ha proseguito Poto – si gioca in 120mila esercizi pubblici, per lo più bar. Eppure in un bar due giocatori che si giocano un caffè a carte commettono un reato, chi gioca alle slot no. Lo Stato non fa abbastanza nemmeno quando programma almeno 10.000 controlli l’anno, che cosa sono rispetto alle centinaia di migliaia di slot installate sul territorio? Rifiutiamo il termine ludopatia, si chiama gioco d’azzardo patologico, solo ora con la legge Balduzzi si è corretta questa stortura”. “La pubblicità è responsabile di gran parte delle patologie da gioco d’azzardo – ha ribadito il referente di Libera -. Per questo stiamo lavorando con la campagna di “Mettiamoci in gioco”, che è una campagna contro la cattiva informazione, contro un modo sbagliato di comunicare il gioco”. lp/AGIMEG