“Nel mio piccolo, parlo di Gorizia in qualità di consigliere comunale, se dovessi immaginare il futuro della città dove vivo, invece che sulle macchinette, investirei su altro: artigianato, agricoltura, commercio, piccole e medie imprese e turismo, solo per fare degli esempi. Magari avviando un percorso di riconversione assieme agli esercenti che volessero togliere gli apparecchi per il gioco lecito dalle loro attività, in modo da ridare spazio e “ossigeno” all’economia reale, oltreché supportando l’organizzazione di incontri pubblici per sensibilizzare la collettività sulla prevenzione e il contrasto all’azzardopatia. Inoltre, fondamentale sarebbe una sempre più sinergica collaborazione con le forze dell’ordine, al fine di attuare controlli serrati per verificare eventuali irregolarità e perseguire azioni di repressione del gioco illegale. Che dire: magari sul breve periodo Slot Machine e VLT potrebbero anche essere la panacea per i mali di pochi, in verità sono solo una tassa sulla speranza dei tanti che, troppo spesso, non hanno più alcuna speranza”. Così il consigliere comunale della Lega a Gorizia, Andrea Tomasella, ha espresso il proprio commento ad un articolo di approfondimento sul gioco d’azzardo apparso sul Messaggero Veneto. In Friuli Venezia Giulia si contano 1.982 punti di gioco e 4.292 apparecchi installati. Tuttavia – sottolinea l’articolo – il gioco per molte realtà nei piccoli comuni costituisce, nonostante le limitazioni in vigore, una fonte di sostentamento. Il Dipartimento di Scienze Economiche e statistiche dell’Università di Udine ha analizzato in dettaglio la portata economica del gioco: ogni esercente ha un ricavo medio tra i 4.800 e i 7.000 euro l’anno per ogni slot. cdn/AGIMEG