Gioco online. Dal Pd la richiesta di introdurre standard internazionali di rendicontazione finanziaria

“Introdurre standard internazionali di rendicontazione finanziaria, sulla base dei quali ricredere alle società di depositare i bilanci delle loro controllate e promuovere in sede europea, l’introduzione di un sistema di tassazione per le multinazionali, basato sulla considerazione di taluni fattori chiave per la produzione del reddito in ciascuno Stato in cui ha sede la multinazionale e che ripartisca i contributi fiscali a seconda dei Paesi dove si produce più ricchezza”. La richiesta proviene dagli onorevoli del Pd Graziano, Fluvi, Vico che in Commissione Finanze della Camera hanno affermato ieri che “la condotta tenuta da alcune società multinazionali nel settore del commercio elettronico, e non solo, le quali, pur operando in Italia, riescono a trasferite i propri profitti verso Paesi a bassa fiscalità, riveste particolare attuale e oggettivo interesse per le istituzioni e la comunità italiane.

L’azione del Governo, ai fini della configurazione e della valutazione di stabili organizzazioni in Italia dei soggetti residenti all’estero, deve interessare anche la materia del gioco a distanza, – hanno chiarito – nel quale l’introduzione di quote più favorevoli al giocatore è data dalla natura stessa di imposta indiretta, dell’imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse, disciplinata dal decreto legislativo n. 504 del 1998 e dall’articolo 1, comma 66, della legge n. 220 del 2010, come dimostri circostanza che il tributo colpisce una manifestazione mediata di ricchezza, nel caso di specie la scommessa, e il relativo onere può, e di fatto è, trasferito sul consumatore-giocatore. La norma stessa inoltre non è armonizzata a livello europeo e la disciplina, in ordine alla base imponibile, ai soggetti passivi, alle aliquote, è posta dalla sola legislazione nazionale, a prescindere dal trattamento fiscale che gli altri Paesi riservano in materia”.

 

“Il Governo deve promuovere – hanno continuato – un adeguamento della normativa italiana, introducendo le nozioni di simulazione e di elusione fraudolenta; è evidente e altrettanto necessario, ma sinora difficile da applicare in un’economia globalizzata, che se si produce valore in un Paese è giusto che le tasse si paghino in misura adeguata alle proprie attività e ai propri profitti nel territorio dove si opera, contrastando le strategie fiscali messe in atto in maniera ingegnosa e raffinata per pagare meno tasse. L’apporto economico delle multinazionali considerate, in termini di sviluppo e crescita del sistema produttivo, è fuori discussione. Tuttavia, consentire, o riuscire ad avere, dei privilegi sul fronte del pagamento delle tasse a danno dell’erario e della leale concorrenza con altre aziende che non hanno altra scelta che pagare le tasse, è ad oggi imbarazzante, inaccettabile e da risolvere al più presto”.

 

Il PD ha chiesto quindi che “il Governo si impegni a proporre, nelle sedi internazionali coinvolte l’introduzione di standard internazionali di rendicontazione finanziaria, sulla base dei quali ricredere alle società di depositare i bilanci delle loro controllate; a promuovere in sede europea, l’introduzione di un sistema di tassazione per le multinazionali, basato sulla considerazione di taluni fattori chiave per la produzione del reddito in ciascuno Stato in cui ha sede la multinazionale e che ripartisca i contributi fiscali a seconda dei Paesi dove si produce più ricchezza; ad assumere iniziative, in sede europea, per la previsione di una definizione comune di paradiso fiscale e per la revisione degli accordi sulla doppia imposizione con i Paesi coinvolti, impedendo alle aziende di utilizzarli per evitare il pagamento delle tasse; ad assumere iniziative, in sede europea, per una riduzione dei margini di scelta e di discrezionalità di cui godono le multinazionali nello scegliere i sistemi fiscali più vantaggiosi, prevedendo l’esenzione dal pagamento delle tasse sugli utili solo se tale reddito è tassato in un altro Stato contraente; a promuovere una revisione della normativa nazionale, che preveda la presentazione da parte delle multinazionali che hanno sede in Italia di rapporti finanziari dettagliati; a promuovere una revisione della normativa nazionale al fine di prevedere le nozioni di simulazione e di elusione fraudolenta”.

cd/AGIMEG