Impasse nella trattativa tra governo ed enti locali in tema di distribuzione dell’offerta di gioco sul territorio. E’ passato quasi un mese dall’ultima Conferenza Unificata e sembra che per il settore il tempo si sia fermato a quel rinvio. “L’ultima Conferenza si è chiusa con la necessità di un approfondimento, che però nei fatti non è ancora avvenuto”, fanno sapere ad Agimeg fonti tecniche presenti al tavolo di confronto. Certo, agosto di per sé è un mese ‘morto’, “non ci aspettavamo grandi passi avanti in questo mese”, poi con il sisma che ha colpito l’Italia centrale e che ha monopolizzato la scena politica, si sono congelate tutte le altre questioni. Ma dove eravamo rimasti? Il sottosegretario ha presentato una sorta di decalogo – sulla falsariga della precedente legge Delega – con idee e proposte per riformare il settore: via le slot dagli esercizi generalisti secondari come alberghi, edicole, ristoranti, stabilimenti balneari e rifugi alpini; una “significativa” riduzione di awp in bar e tabacchi; introduzione di una certificazione di doppio livello (classe A e classe B) per le sale; più controlli; distanze dai luoghi sensibili e 12 ore di apertura al giorno. Se i tabaccai non hanno ancora digerito l’idea di vedersi portare via gli apparecchi da gioco dai propri esercizi commerciali, l’Anci ha soltanto chiesto più poteri alla polizia locale nell’effettuare i controlli. Ma il vero osso duro restano le Regioni: passino le 12 ore di apertura – Baretta ha detto che possono decidere liberamente come distribuirle nell’arco della giornata, ma loro ne vogliono massimo 8 – passi anche l’identificazione del giocatore minore – Baretta teme che un eccessivo controllo all’entrata spinga gli utenti verso il mercato illegale, ma loro temeno ripercussioni a livello sociale – questo “condono” per dirla con le parole dell’assessore Garavaglia non va proprio bene. Le Regioni stanno ancora valutando l’impatto delle classi A e B sul territorio, che potrebbe portare ad una “parziale disapplicazione” delle leggi regionali in tema di distanze dai luoghi sensibili: secondo la proposta del governo, infatti, le sale di tipo A sono esenti dal rispettare il distanziometro, ma sono ben 10 le Regioni italiane che hanno legiferato a riguardo, stabilendo nero su bianco la corretta metratura: Lombardia, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta prevedono 500 metri; Abruzzo, Liguria e Trentino Alto Adige 300 metri. Il governo ha parlato del documento presentato come di uno “schema di proposta”, lasciando intendere che ci si può lavorare insieme. Baretta si è detto più volte disponibile a definire insieme i criteri che costituiranno queste sale, ma niente. Non basta. Secondo fonti interpellate da Agimeg, la Conferenza delle Regioni del prossimo 7 settembre resterà monotematica sul decreto che disciplina i Lea: “non credo verrà integrato l’ordine del giorno, a questo punto suppongo la prossima data utile sia la Conferenza del 15 settembre, ci auguriamo ci sia un incontro tecnico a cavallo di quella data. La nostra idea è di discuterne prima di approdare in Conferenza”, spiegano i tecnici delle Regioni. Negli ultimi giorni sulla stampa tedesca abbiamo letto di un possibile slittamento della riforma del settore del gioco addirittura al prossimo anno: “Renzi ha troppe cose a cui pensare e il tema va rimandato”, scrivevano i giornali di Berlino a pochi giorni dal vertice di Ventotene con la cancelliera Merkel e il presidente Hollande. A questo punto non ci resta che attendere pochi giorni per vedere se la trattativa tra le parti tornerà nel vivo o se si continuerà ad andare avanti all’italiana, facendo le cose male e in ritardo. dar/AGIMEG