L’ora X scattò alla mezzanotte di venerdì 24 febbraio del 2006, quando vennero oscurati oltre 500 siti di giochi e scommesse dichiarati illegali. Sono passati dieci anni da quando i Monopoli di Stato emisero i primi decreti di oscuramento per i siti di gioco non autorizzati alla raccolta in Italia. Il nostro paese fu tra i primi in assoluto la prima a mettere in atto tale innovazione seguita poi da molti altri Stati. La prevedeva l’articolo 1 della Legge Finanziaria 2006, con l’obiettivo di contrastare le truffe online connesse al gioco d’azzardo. Fu il decreto del 7 febbraio 2006 però, a definirne l’attuazione. Fu con quel decreto che i Monopoli stabilirono le disposizioni finalizzate alla rimozione dei siti di gioco di operatori “privi di concessione, autorizzazione o altro titolo autorizzatorio o abilitativo o, comunque, in violazione delle norme di legge o di regolamento o dei limiti o delle prescrizioni definite da AAMS, che effettuano sul territorio nazionale la raccolta di giochi riservati allo Stato, attraverso la rete internet ovvero altre reti telematiche o di telecomunicazione”. In pratica i Monopoli comunicavano ai fornitori di servizi di rete l’elenco degli operatori non autorizzati e i termini entro i quali sono tenuti a procedere alle inibizioni. Il fornitore di connettività che trasmette, su una rete di comunicazione, informazioni fornite da un operatore non autorizzato alla raccolta di giochi, o che fornisce accesso alla rete di comunicazione al medesimo operatore, è responsabile delle informazioni trasmesse nell’ipotesi in cui non ottemperi alla comunicazione” di cui sopra. A partire da quel 24 febbraio 2006 si mise quindi in moto un meccanismo che già dopo appena 12 mesi aveva visto aumentare a 640 la lista dei siti di gioco inibiti. Ed il numero era destinato a crescere di mese in mese, fino a arrivare ai 5.627 domini iscritti nella “black list” pubblicata il 29 gennaio scorso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Sebbene di fatto l’oscuramente sia facilmente aggirabile – come hanno riconosciuto gli stessi vertici dell’Agenzia – ha un forte valore educativo: i giocatori in questo modo vengono avvisati che stanno cercando di accedere a un sito illegale, e quindi che stanno commettendo un illecito. Una strategia che ha dato i suoi frutti, visto che nel decennio 2005-2015 il gioco on line “legale” è cresciuto recuperando proprio risorse prime ad appannaggio dei siti illegali. Il 2015 è stato un anno importante per il settore dell’online, con una spesa di 820 milioni. cdn/AGIMEG