Giochi, Iori (pres. CoNaGGa): “Dal 2000 abbiamo accolto e aiutato 4.638 giocatori patologici”

“In Italia non esistono realtà come la nostra che possano vantare un’esperienza così lunga e variegata sul gioco d’azzardo: se dal primo convegno di Campoformido (UD) del 2000 siamo arrivati al diciassettesimo convegno annuale è perché oltre all’accoglienza di giocatori patologici ci occupiamo di tanto altro e questo permette al nostro Coordinamento di mantenersi costantemente aggiornato, dinamico e vivo”. E’ quanto afferma il presidente del Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo, Matteo Iori, in occasione del XVII convegno dell’associazione, ricordando che “siamo un Coordinamento che dal 2000 raccoglie enti senza fine di lucro che effettuano trattamenti di gruppo per giocatori d’azzardo patologici. Sono state 9.528 le richieste di aiuto ricevute in questi anni e 4.638 i giocatori patologici accolti nei gruppi settimanali degli enti del CoNaGGA; ogni mese vengono effettuati 228 gruppi, in 31 località diverse”.

Durante l’evento è stato tracciato il profilo del giocatore patologico: “maschio, dai 35 a 55 anni, sposato con figli, fa l’operaio e ha uno stipendio fisso, ha la licenza media inferiore, è incensurato e quando ha fatto reati li ha fatti contro il patrimonio, ha conservato la capacità giuridica, dichiara una dipendenza patologica da apparecchi (slot o vlt), gioca da parecchi anni ma il gioco è diventato un problema negli ultimi 3-4 anni, gioca per vincere denaro e spende al gioco più denaro di quanto guadagni, la maggior parte ha dei debiti e generalmente più alti del proprio reddito netto annuale, se non per il tabacco non ha dipendenze da altre sostanze d’abuso e non ha mai avuto problemi di salute mentale”. Come si vede dalle caratteristiche specifiche “la maggior parte dei giocatori – spiega Iori – è la cosiddetta ‘persona normale’, ma questo non è stato sufficiente per esimerla dal rischio di sviluppare una dipendenza patologica. E’ per questo che il CoNaGGA continuerà costantemente nel suo impegno, nella speranza che un po’ alla volta si possano ridurre i rischi di dipendenza e che il gioco d’azzardo diventi sempre meno un fenomeno drammatico per tante famiglie”. dar/AGIMEG