Quando si parla di misure contro il riciclaggio di denaro “l’Italia ha un regime sofisticato e maturo, a cui
corrisponde una cornice legale e istituzionale altrettanto ben sviluppata”. Tuttavia, il Paese deve fare i conti con “un
significativo rischio di riciclaggio di denaro, che deriva principalmente da reati fiscali e attività spesso associate al
crimine organizzato, come corruzione, traffico di droga e usura”. E’ quanto si legge nel rapporto “Detailed Assessment Report on Anti-Money Laundering and Combating the Financing of Terrorism for Italy” pubblicato dal Fondo monetario internazionale, in cui si spiega che “le autorità hanno in generale una buona comprensione dei rischi e una buona politica di coordinamento e collaborazione”. Inoltre, dice ancora il Fmi, in un contesto di intelligence finanziaria “di buona qualità”, le autorità sono in grado di portare avanti con successo indagini ampie e complesse e “hanno confiscato ampie somme di proventi da attività criminali”. Tuttavia, i risultati non sono pienamente in linea con la dimensione dei rischi di riciclaggio, “in parte a causa di un focus insufficiente su singoli casi”. A generare la maggior parte dei proventi illeciti è l’evasione fiscale e delle accise (circa il 75% del totale), il traffico di droga e l’usura (circa il 15% del totale) e una serie di altre attività, come corruzione, frodi, contraffazone, furti, estorsione e gioco d’azzardo illegale (circa il 10% del totale). Secondo il Fmi, parte delle attività illecite è associata “alla criminalità organizzata, un problema storicamente pervasivo in Italia”. dar/AGIMEG