Giochi, Filippone (Unigioco): “Con questa Legge di Stabilità ci avviamo verso la fine del modello italiano”

Gli interventi, in tema di gioco, previsti dalla Legge di Stabilità hanno fatto crescere in maniera esponenziale la preoccupazione degli operatori per il futuro. Ed è proprio sul futuro del settore che si stanno addensando delle nuvole nere, come sottolinea in questa intervista il dottor Ezio Filippone, vice presidente di Unigioco, la più fondazione italiana più importante ed impegnata nella tutela del mercato del gioco.  La fine del modello italiano, che è stato copiato ed  invidiato da tantissimi Paesi, in tema di gioco potrebbe essere dietro l’angolo. Per il vice presidente di Unigioco c’è pochissimo tempo per salvare il settore ma bisogna fare presto. Questo sarà uno dei temi principali del convegno/dibattito dal titolo Fine del modello italiano dei giochi? che la Fondazione Unigioco ha organizzato per il 18 novembre presso la Confcommercio. Ecco l’intervista rilasciata dal dottor Ezio Filippone:

 

La legge di stabilità, con le disposizioni sul PREU, i CTD e la lotta all’illegale segna una nuova stagione della politica verso i giochi?

Non è ancora una nuova stagione ma, restando nella metafora, le previsioni atmosferiche oggi danno tempo cattivo. L’approccio del governo contenuto nel disegno della legge di stabilità dimostra una limitata visione del fenomeno economico dei giochi pubblici, proprio nel momento in cui, con l’attuazione della delega fiscale, si dà una futura impostazione al sistema di regole che ha già dimostrato risultati positivi e che può essere ancora migliorata.

 

Quali possono essere le conseguenze?

Se da una parte le norme proposte dal governo, come si legge chiaramente dai documenti illustrativi, danno grande risalto alla lotta al gioco non regolato ed illegale, di cui si conoscono le molte difficoltà pratiche, d’altra parte intervengono seccamente, senza un piano economico evidente, sulla ripartizione del margine lordo delle newslot e delle VLT.

Un intervento che non ha nessuna connessione tra fiscalità e la delega e che renderebbe fortemente compromesso l’equilibrio economico degli operatori, a partire dai concessionari. Di conseguenza vi sarà il crollo del valore delle aziende, la perdita degli investimenti e sarà inevitabile l’uscita dal mercato per molti operatori. L’offerta legale di gioco sarà ridotta innescando, verosimilmente, una fitta serie di contenziosi con l’amministrazione e lo Stato italiano.

 

Ci sono margini per rilanciare il modello che abbiamo conosciuto dal 2004 in avanti?

Siamo convinti che questo era, ed è, lo scopo dei decreti delegati, anche se con uno slittamento dei tempi inizialmente ipotizzati. Su questo approccio ci sono state importanti convergenze politiche tra forze di maggioranza e di opposizione.

Soprattutto, con i decreti delegati e con il confronto parlamentare che ne seguirà sarà possibile ragionare più approfonditamente e tecnicamente su questioni di politica dei giochi pubblici, con l’obiettivo di confermare, perfezionandolo, il modello esistente.

Questo è il modello nel quale il pubblico e le imprese operano per un’offerta legale di gioco in denaro regolamentata ed orientata alla tutela degli interessi collettivi, non solo finanziari. Obiettivi che, palesemente, sono raggiungibili solo con una proficua collaborazione pubblico-privato, a tutti i livelli istituzionali ed amministrativi.

Con questa logica discuteremo nel prossimo convegno/dibattito dal titolo Fine del modello italiano dei giochi? che la Fondazione Unigioco ha organizzato per il 18 novembre presso la Confcommercio. Parteciperanno gli uomini politici che a vario titolo si sono impegnati su questo tema, i rappresentanti delle istituzioni e ci auguriamo di poter ospitare il nuovo sottosegretario con delega ai giochi, che nel frattempo speriamo venga nominato.

lp/AGIMEG