Giochi, Astro: “AWP da Remoto: quando il modello industriale “guida” la tecnologia”

L’evoluzione tecnologica delle AWP è sancita dalla legge n. 208/2015, e prima di venire formalizzata nei suoi “step temporali”, nell’ultima Legge di stabilità, aveva già trovato “previsione” nella Legge delega Fiscale, nei “bozzoni” di decreto attuativo della medesima delega, nel Disegno di Legge c.d. “Mirabelli”, ovvero il progetto legislativo finalizzato a ripercorrere il medesimo “riordino” a cui la delega fiscale doveva provvedere prima della scadenza del mandato Parlamentare. E’ quindi escluso che si tratti di “fulmine a ciel sereno”, ovvero di improvvisa “virata”, essendo un percorso tracciato sin dal 2013″. E’ quanto si legge in una nota di Danilo Festa, del Comitato di Presidenza di Astro. “Sin dal primo giorno il problema è stato quello di comprendere se la “dizione” consentire il gioco solo da ambiente remoto volesse richiamare il modello “vlt”, oppure indicare solo un modello tecnologico che intendesse abrogare la scheda di gioco residente. In parole povere il dilemma era quello di capire se il Legislatore volesse cambiare il “modello industriale” del segmento AWP, clonandolo da quello VLT, oppure perseguire finalità di mera sicurezza del sistema. La legge n. 208/ 2015, nel far salvi tutti i parametri già vigenti della AWP (NOE e non Diritto Concessorio, + parametri dell’attuale articolo 110 TULPS), ha legittimato l’opzione attinente la sola “evoluzione della sicurezza”, rendendo altresì “poco verosimile” un “sistema-piattaforma VLT”: realizzabile con l’infrastruttura italiana di rete per 80.000 punti vendita, agevolmente proponibile in tempi contenuti e costi affrontabili per gli operatori insediati, performante nonostante tutte le specifiche delle AWP”, continua la nota. “Dopo aver “confinato” lo spauracchio “mini VLT” tra le millanterie di qualcuno e le paure (subite o provocate) di altri, la sezione costruttori di Astro e i rispettivi ingegneri – programmatori – consulenti, hanno iniziato a confrontarsi e a “sgrossare” i temi tecnici, condividendo gli avanzamenti dei lavori con i gestori e con le altre realtà associative impegnate in analoghi percorsi. In ogni momento e in ogni luogo, “la premessa” di ogni collaborazione è stata l’adesione scritta di principi di salvaguardia: del ruolo del produttore come impresa che “porta in certificazione-omologazione” tutta la infrastruttura e del ruolo del gestore che “acquista” dal produttore “gli strumenti” di utilizzo della medesima, sia quelli che “vanno nel bar”, sia quelli che restano nel suo Ufficio. In due anni e mezzo di ricerche – lavoro – confronti e mediazioni si sono (ovviamente) verificate delle situazioni in cui alcuni interlocutori hanno ritenuto di non potersi più rispecchiare nel “perimetro di tutela industriale espresso da Astro” , ma ciò nonostante l’affinamento della architettura tecnologica è sempre proseguita con i soggetti che hanno ritenuto di mantenervi fede. Lo stato attuale dei lavori, che tutti i gestori ASTRO conoscono dalle decine di riunioni tenutesi sul tema, costituisce un punto di partenza fondamentale per tutelare l’impresa di produzione che si candidi a costruire l’AWP da remoto e l’impresa di gestione che si prefigga di acquistarla e gestirla con le medesime dinamiche industriali di oggi, e non ha nulla a che fare con il sistema VLT da cui si distacca “concettualmente” e “tecnologicamente”. Recentemente mi è parso di leggere – da parte di qualcuno che comunque non ho mai visto partecipare ai lavori Astro – che il modello a cui l’Associazione è pervenuta, nella versione inglobata dal documento S.G.I. (presentato ufficialmente a A.D.M. e MEF), sarebbe inidoneo a tutelare la “filiera”. Riconosco che in assenza di competenze specifiche (e di un paio d’anni di “lavori di sintesi” ) non è banale comprendere una infrastruttura così innovativa. Personalmente ho dovuto trascorrere 24 mesi a contatto con tecnici aziendali ed esterni per acquisire quel bagaglio di nuove conoscenze indispensabili per comprendere l’avanzamento delle questioni, ma per avere la presunzione di “parlare” di un argomento mi è parso ovvio dover prima diventarne competente, sacrificando anche “il quotidiano” dell’azienda e della famiglia”. Prosegue così  nota di Danilo Festa, del Comitato di Presidenza di Astro. “Sono pertanto certo di poter contraddire chi ancora parla di AWP REMOTE come di un progetto Astro che spiani la strada al modello (tecnologico-industriale) simil-VLT, rimproverandogli di non conoscere (ovvero non comprendere) ciò di cui parla, oppure di raccontare bugie pro domo sua. Sono certo di poter affermare che il modello Astro sia l’unico che tuteli “quella parte” di filiera che sposi l’idea di un gaming italiano “industriale”, composto da aziende di produzione in grado di realizzare una infrastruttura di gioco e aziende di gestione (concessionarie e non) in grado di ottimizzare il risparmio di costi che “il remoto” assicura. Non sono entusiasta di dover constatare la fine della “scheda di gioco”, che per “lustri” ha costituito un simbolo di questo lavoro, ma sicuramente non sono così folle da pensare che la tecnologia possa arrestarsi e che il Legislatore non abbia il diritto di provare una soluzione che rompa la continuità con “modelli” che hanno annoverato plurime criticità. La storia di questo settore ci tramanda dei sapienti per i quali “la rete” non si sarebbe mai realizzata, la VLT sarebbe stata (a seconda) un’utopia, un flop, un apparecchio “cannibalizzante” la AWP, e che oggi si barricano sull’ultimo baluardo del passato “la scheda”. Chi ha ascoltato questi sapienti ha perso soldi e a volte l’azienda intera, chi ha ascoltato Astro (di media) si è evoluto al punto da sentirsi “organico” rispetto al futuro e voglioso di affrontare tutte le sfide che si presentano per il mantenimento del “ruolo” della propria impresa (e non solo di qualche “strumento” di essa). Nel caso di specie, “la sfida” è stata quella di progettare una AWP da remoto che salvasse il futuro del gestore e del produttore, lavorando con Astro affinché questo prodotto possa affermarsi vincendo la concorrenza di altre “soluzioni” che “sono sul tavolo” e che – invece – fanno scomparire gestore e produttore”. Termina così la nota di Danilo Festa, del Comitato di Presidenza di Astro. “Parlare è concesso a tutti, ma i risultati è legittimo attenderseli solo dopo un lavoro duro e francamente sfido chiunque (tra gestori e produttori) ad augurarsi che il modello Astro non finisca per essere vincente”. cdn/AGIMEG