“Quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intende adottare in relazione alla tematica esposta in premessa, nell’ottica di dare la giusta rilevanza al fenomeno in esame e tutelare in maniera particolare il benessere, le condizioni di salute e il processo di crescita dei bambini e dei giovani ragazzi che statisticamente sono maggiormente esposti al rischio di sviluppare questa particolare forma di dipendenza?”. E’ questo l’interrogativo rivolto alla Camera da Sutto e altri deputati della Lega al Ministro della salute in merito alla problematica del gaming disorder. Nelle premesse i deputati hanno sottolineato che “l’Organizzazione mondiale della sanità ha ufficialmente riconosciuto la dipendenza dai videogiochi, anche nota come gaming disorder, tra le nuove forme di dipendenza che caratterizzano il mondo contemporaneo; la decisione è stata formalizzata negl scorsi mesi, in occasione della settantaduesima edizione della World Health Assembly, e ha portato all’inserimento di tale disturbo all’interno della classificazione denominata International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD11); il gaming disorder non va confuso con il normale e controllato utilizzo dei videogiochi, di per sé assolutamente innocuo e privo di pericoli per la salute. Esso si manifesta solamente in casi particolari, quando si presentano una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti legati al gioco, sia in modalità online che offline, il soggetto che sviluppa la dipendenza tende ad isolarsi dalla realtà e a dedicare al videogioco una priorità sempre maggiore nell’arco della propria giornata, a costo di sacrificare le relazioni familiari, sociali e occupazionali. Possono insorgere numerose complicanze tra cui apatia, eccessi d’ira, disturbi del sonno, mal di testa, disturbi alla vista, deficit di attenzione, depressione infantile e ritardi nello sviluppo; com’è noto, il fenomeno di cui si discute colpisce in particolar modo i giovani. I dati dell’Osservatorio nazionale adolescenza onlus, infatti, confermano che, nella fascia di età i 14 e i 19 anni, l’11 per cento dei ragazzi gioca dalle 3 alle 6 ore quotidiane. L’abuso di tali dispositivi è stato registrato anche nei più piccoli (11-13 anni): il 15 per cento utilizza i videogiochi dalle 3 alle 6 ore e il 4 per cento addirittura per più di 7 ore al giorno; nelle scorse settimane, si è verificato un caso di cronaca che si ritiene possa essere particolarmente indicativo della gravità del fenomeno e delle sue eventuali conseguenze. Un bambino di soli dieci anni è stato ricoverato d’urgenza per una grave crisi epilettica, accusata in tarda serata dopo una giornata intera passata ininterrottamente davanti allo schermo”. cdn/AGIMEG