Endrizzi (M5S): “L’offerta di azzardo deve essere riequilibrata ma non a spese di imprese e lavoratori. Misura ipotizzata da Durigon su Preu rischia di favorire concessionari e non la parte bassa della filiera”

“Sul calo delle entrate erariali da gioco d’azzardo, il bollettino del MEF per il primo bimestre 2021 riporta dati che appaiono diversi nelle tabelle, rispetto al testo. Ma poniamo che la contrazione del gettito sia stata effettivamente di -800 milioni di euro: è una notizia cattiva o buona? Allo Stato va poco più della metà dei soldi persi dai cittadini, quindi un euro in meno nel gettito erariale significa due euro in più nelle tasche degli Italiani, dunque 1,6 miliardi a disposizione delle famiglie per il risparmio o per acquisti alternativi, a vantaggio dunque di altri settori produttivi, spesso a maggior assorbimento occupazionale. In una fase in cui i redditi si sono contratti di quasi il 10%, mentre la disoccupazione è salita sopra il 10%, non possiamo considerarlo un fatto negativo in assoluto”. E’ quanto afferma il Senatore del M5S, Giovanni Endrizzi. “Non possiamo tuttavia dimenticare che le chiusure necessarie a bloccare il virus stanno mettendo a dura prova le imprese del settore; che non hanno colpa se negli ultimi 25 anni errori dei governi e del parlamento hanno portato l’Italia ad essere il primo mercato di azzardo in Europa, mentre è solo al 12° posto per reddito. L’offerta di azzardo deve essere riequilibrata e questo non può avvenire a spese di imprese e lavoratori. Nella filiera dei servizi di azzardo dobbiamo considerare che vi sono lavoratori dipendenti, autonomi, piccoli imprenditori, grosse imprese e gruppi finanziari. Le tutele devono essere approntate in modo progressivo, così come la costituzione tutela in modo prioritario il lavoro rispetto alla finanza. La misura ipotizzata dal sottosegretario Durigon, ovvero uno sconto sul Prelievo erariale unico, da un lato dimostra che non sono le entrate a dover preoccupare, anzi, giacchè i soldi risparmiati dai cittadini andranno verosimilmente in altri acquisti e dunque entrate dirette ed indirette da altri settori; da un altro, uno sconto dell’1% calato così, senza una verifica ed un aiuto mirato a chi sta in condizioni di maggiore sofferenza, rischia di diventare appannaggio dei concessionari e non portare i dovuti sostegni alla parte bassa della filiera”. lp/AGIMEG