“Il decreto introduce la comunicazione istituzionale proprio per dare modo ai concessionari di distinguersi dall’illegalità. A mio avviso, non ci sarà un travaso verso l’illegalità anche perché ci sarà un lavoro di marketing da parte di chi deciderà di aderire alle condizioni del bando. La specificità degli operatori di gioco italiani, con la loro capacità, sarà messa alla prova ma sono sicuro che troveranno le soluzioni adeguate. Gli operatori sono in grado di superare questa sfida”. È quanto ha dichiarato l’avvocato Stefano Sbordoni, durante il panel “Gioco online: il “non” riordino. Criticità e rischi dell’ultimo decreto del governo in tema di gioco pubblico”.
“Ormai la legge è passata e quindi dobbiamo essere propositivi. Bisogna sedersi al tavolo per cercare di smussare gli angoli più duri di questa normativa. Serve affrontare la realtà e le cose ora stanno così. Il vero punto può essere una riattivazione del gioco a terra. Tutti gli operatori vengono dal fisico, perché l’Italia nasce come Paese che ha una predisposizione verso il gioco fisico. Quindi, voglio leggere le condizioni forti del decreto del gioco online come un ravvivare il fisico con una spinta sull’eliminazione delle problematiche che ci sono sul territorio, come distanziometri e limiti orari, strumenti che le ricerche hanno dimostrato inutili. Sarà fondamentale eliminare anche i vecchi contenziosi per togliere all’illegalità qualsiasi spunto”, ha aggiunto.
“All’interno dei 93 concessionari attuali del gioco online ci sono molte punte di iceberg, poiché tanti attori internazionali importanti hanno investito pochissimo a causa anche del divieto di pubblicità. Questo importo di 7 milioni di euro, seppure enorme, non pregiudicherebbe loro la buona resa della concessione perché hanno una potenza di fuoco paragonabile a quella dei grandi gruppi nazionali”, ha detto.
“Uno dei fulcri irrinunciabili per andare avanti sarà affrontare il problema delle banche che ancora oggi non aprono conti agli operatori di gioco, impedendo di fatto di adempiere agli obblighi concessori. Non risolvere questa tematica farebbe perdere di senso l’intero riordino”, ha concluso. ac/AGIMEG