La Danimarca è l’unico Stato ad aver attuato in maniera completa la direttiva comunitaria sulla tutela del consumatore per il gioco online, negli altri Paesi c’è il rischio di una tutela inadeguata e non uniforme. E’ l’allarme che lancia l’Egba (l’European Gaming and Betting Association), grazie a quanto emerge dalla ricerca “Consumer protection in EU online gambling regulation” commissionata dalla stessa Associazione e condotta dalla City University London. In particolare dalla ricerca emerge che 25 Paesi impongono di aprire un account a chi intende giocare online, e 22 Paesi prevedono un iter per la verifica dell’identità del giocatore. Tutti i Paesi prevedono un’età minima per i giocatori (in 22 Stati viene fissata a 18 anni) e 13 prevedono che sulle pubblicità di gioco venga esposto il segnale di divieto per i minori. Ancora, 23 Paesi impongono agli operatori di offrire strumenti di autoesclusione, e 14 hanno adottato un registro nazionale dei giocatori autoesclusi, tra cui l’Italia. Nessun Paese però ha adottato misure per trasmettere automaticamente il nome dei giocatori autoesclusi ai sistemi sanitari o ai gruppi di sostegno.
L’Italia comunque ne esce a testa alta, compare spessissimo tra i paesi virtuosi. Tra gli appunti mossi nel report, il fatto di concedere un termine di 30 giorni a chi apre un conto di gioco, per far verificare la propria identità tramite ADM. Inoltre lo studio ricorda come in Italia la pubblicità del gioco sia stata vietata mentre in altri Paesi, come la Lettonia, è consentita solamente nelle sale gioco. In 12 giurisdizioni l’autoesclusione può essere avviata solo dai giocatori interessati, come nel caso dell’Italia che prevede uno stop di 30 giorni, 60 giorni o permanente, ma nel nostro Paese – così come in Finlandia, Germania, Grecia e Malta – è consentito anche agli stessi operatori di escludere i giocatori che violano le misure di responsabilità sociale. L’auto-esclusione permanente può essere revocata in tutte le giurisdizioni, ma in 5 Paesi (Italia, Lituania, Romania, Slovacchia e Spagna) il periodo minimo prima di poter riprendere l’attività di gioco è fissato a 6 mesi. Il report ricorda poi che tutti gli operatori di gioco devono avere sul proprio sito web informazioni su quale organizzazione di supporto o quale linee di assistenza siano disponibili per i giocatori problematici e per coloro che si auto-escludono. Tuttavia, nessuna giurisdizione facilita una presa in consegna automatica da parte di organizzazioni sanitarie o professionisti della salute dopo l’esclusione.
“Il gioco viene regolato a livello nazionale, e di conseguenza il livello di tutela del giocatore varia da Stato a Stato. Il che è del tutto inadeguato per un prodotto, come il gioco, che non conosce confini territoriali”, commenta il segretario dell’associazione, Maarten Haijer. “Le semplici linee giuda si sono dimostrate insufficienti, chiediamo quindi a Parlamento e Commissione Europea di adottare regole vincolanti per assicurare ai giocatori una tutela di altissimo livello, in maniera uniforme in tutta Europa”. lp/AGIMEG