E’ un documento molto dettagliato quello che le principali associazioni di categoria (Acadi, Acmi, Astro, Egp-Fipe, Sapar) hanno inviato al Ministero dell’Economia e delle Finanze ed all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Nella premessa del documento si evidenziano i rischi a livello erariale, di tutela della legalità sul territorio e di gestione del fenomeno della ludopatia, nel caso di un riordino che si occupi solo del gioco online trascurando la parte fisica.
Viene anche posto l’accento sui rischi per l’occupazione, visto che dei 150.000 lavoratori del comparto, ben 140.000 sono impegnati sul territorio e per le piccole e medie imprese che verrebbero “divorate” dai grandi gruppi internazionali.
Tutto parte, si evidenzia nel documento, da un problema di fondo. Da oltre un decennio il mercato dei giochi in denaro soffre di interventi frammentari e parziali, frutto di contingenze o semplicemente dell’esigenza di nuove entrate. In particolare, distanziometri espulsivi regionali e limitazioni di orari stringenti comunali così come aumenti di tassazione hanno interessato essenzialmente e principalmente solo una (quella degli apparecchi da intrattenimento) e non tutte le tipologie di gioco del territorio e certamente non le stesse tipologie di gioco distribuite sul canale online.
Un approccio politico che ha avuto impatti negativi sia sugli obiettivi di interesse pubblico come legalità ed erario ma anche su imprese e lavoratori del settore. E nonostante tutto la rete fisica genera ancora oggi numeri importanti:
- l’80% della spesa di gioco regolamentata;
- il 90% del gettito erariale;
- oltre il 95% dell’occupazione nazionale di settore, più di 140.000 persone tra esercenti, distributori, piccole e medie imprese di gestione apparecchi, produttori di tecnologie ed addetti commerciali ed amministrativi, in larghissima parte operanti come PMI;
- garantisce, soprattutto negli esercizi generalisti (i quali nel 2022 nel solo comparto apparecchi hanno prodotto 3,1 miliardi di euro di gettito) il gioco cosiddetto “sociale” di una utenza presente nei luoghi di gioco anche per l’acquisto di altri beni o servizi.
Nel confronto tra i dati del 2019 (pre pandemia) e quelli attuali, si fa notare nel documento l’effetto distorsivo della normativa. Se nel 2023 possono stimarsi circa 1,5 miliardi di euro di maggiore spesa di gioco nell’intero mercato (online e terrestre), rispetto al 2019, le AWP registrano una riduzione della spesa degli utenti di oltre 1,2 miliardi e le videolotterie una riduzione di oltre 500 milioni; Non considerando la tassa sulle vincite (a carico dei giocatori), gli effetti in termini erariali di questa dinamica per il 2023 porteranno ad una riduzione del gettito erariale rispetto al 2019 per oltre 1,2 miliardi di euro.
Nel documento presentato da Acadi, Acmi, Astro, Egp-Fipe e Sapar si tratta anche il tema dei PVR, i Punti Vendita Ricariche che hanno contributo alla “messa a terra” dell’online. Si stima infatti che circa il 40% dei depositi sui conti di gioco sia sviluppato sul territorio. Una situazione che crea dei rischi come l’intermediazione e il proliferarsi del gioco illegale.
Si ritorno quindi al punto che il riordino dell’online e del fisico debba avvenire necessariamente in contemporanea.
L’anticipazione del “riordino” del gioco a distanza rispetto a quello retail ha evidentemente il fine di realizzare quanto prima la relativa procedura selettiva – riporta il documento – ma con esso ed in funzione di esso regolamentare meglio le attività di vendita di ricariche. Una siffatta azione, oltre a non considerare l’esigenza altrettanto urgente di riattribuzione delle concessioni anche retail, comporta l’acuirsi degli effetti distorsivi ed in particolare:
- riduzione del gettito complessivo del comparto
- riduzione del presidio di legalità sui territori
- riduzione della tutela del giocatore
- soffocamento delle piccole e medie imprese
- riduzione dei livelli di occupazione
Ma oltre a sollecitare una visione integrata del riordino, il documento fa anche il punto sulla parte online. Relativamente alla bozza circolata sul riordino del solo gioco a distanza, in termini di concorrenza rileva la previsione di importi che risultano particolarmente elevati per i diritti di concessione se confrontati alle marginalità medie delle attuali concessioni di gioco online, pur crescenti negli ultimi anni.
Tra le criticità si evidenzia come il costo di acquisizione della concessione fissato in 7 milioni di euro e gli ulteriori investimenti per adeguare i sistemi, penalizzerebbero le piccole medie imprese ed in particolare quelle italiane e di natura industriale rispetto a quelle estere, più frequentemente controllate da fondi internazionali di investimento.
Sempre nell’ambito di un riordino unitario, sarebbe comunque preferibile per il gioco a distanza (in coerenza con il modello regolatorio prescritto dalla delega parlamentare) un modello concessorio-autorizzatorio che permetta tanto l’acquisizione dei titoli concessori per la raccolta a distanza quanto autorizzazioni onerose sia per la raccolta con differenti siti di gioco sia mediante i servizi di pagamento dei punti di vendita ricariche, secondo le peculiari pianificazioni commerciali dei singoli partecipanti alle procedure selettive. Tale modello garantirebbe la più ampia copertura delle esigenze di offerta e la massimizzazione delle entrate erariali.
Nelle conclusioni il documento inviato al MEF ed all’ADM chiede che i decreti legislativi delegati:
- comprendano simultaneamente fisico ed online
- sottopongano entrambe alla valutazione della Conferenza unificata, anche in ragione della regolamentazione dei punti vendita ricariche del gioco online presenti nei territori e dell’esigenza di una strategia tra autorità nazionali e territoriali competenti che sia unitaria nella prevenzione delle dipendenze e nel contrasto al DGA riguardo a tutti i prodotti di gioco e le reti di distribuzione
- delineino i caratteri generali del modello distributivo di tutti i giochi distribuiti in punti vendita, nonché le modalità di qualificazione di tutte le reti, standardizzando i modelli di formazione dei titolari e del personale dei punti vendita ed individuando soluzioni, anche tecnologiche, realmente efficaci per innalzare il livello di prevenzione delle dipendenze nei punti vendita, a partire dai sistemi di autoesclusione dei giocatori
- il riconoscimento del ruolo delle piccole e medie imprese di gestione degli apparecchi, le quali – garantendo il rapporto con gli esercenti – rendono possibile il mantenimento di elevati livelli di gettito erariale
- riequilibrino modelli di prelievo e percentuali di restituzione in vincite per garantire maggiore attrattività ai diversi prodotti di gioco legali rispetto alle offerte illegali
- permettano la riattribuzione delle concessioni del bingo, delle scommesse, delle reti telematiche per la gestione degli apparecchi da intrattenimento e di quelle del gioco a distanza, congiuntamente o comunque in un periodo di tempo ravvicinato
- consentano la progettazione delle improrogabili innovazioni tecnologiche per la maggiore digitalizzazione dei prodotti retail e anticipino, se possibile, tutti gli interventi atti a rafforzare il mercato regolamentato ed ostacolare la concorrenza illegale. sb/AGIMEG